"Siamo partiti molto bene e poi, con molta onestà e senza certo voler trovare alibi, c’è stato un periodo di momenti anche sfortunati. La partita contro la Juventus in Coppa Italia ci ha però fatto trovare lo spirito di un tempo, il feeling di squadra è tornato". Lo dice Marcelo Brozovic, intervistato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport.

In quel periodo da primi in classifica vi eravate sentiti troppo forti?
"Diciamo due cose: c’è stato un momento in cui non riuscivamo a dare più il cento per cento; e quella giusta intesa di inizio stagione non emergeva. Gli 1-0? Se vinco un campionato con i risultati tutti così, beh, firmo subito; però non dimenticatevi che in tutte quelle partite avevamo avuto tante opportunità di fare altri gol. E poi…".

E poi?
"Handanovic in quel primo periodo aveva un rendimento straordinario".

E quei 2 mesi neri come sono usciti da una squadra che pareva poter essere padrona?
"È uscita perché… così va il calcio. Perché con la Lazio hai delle occasioni e alla fine la perdi al novantesimo, perché col Carpi sei in vantaggio e comandi poi prendi il pareggio, perché contro il Sassuolo crei cinque palle-gol nel primo tempo e alla fine si chiude male. È ovvio che io, come tutti, ripenso a quelle partite, ai tanti punti persi, ma non c’è nulla da fare. Ora c’è solo da vincerne nove su nove. Un filotto Epic".

La sfida dell’Olimpico è un dentro-fuori.
"È certamente importante, ma faccio una considerazione: mettete che vinciamo a Roma e dopo ne perdiamo o non abbiamo continuità, che cosa abbiamo risolto?".

Ieri non si è allenato a causa di qualche linea di febbre e un leggero affaticamento muscolare. Ma sicuramente sta preparando la trasferta di domani. Banalizzando: come va giocata?
"Non puoi saperlo adesso, non puoi dare un’impostazione prima, come fai a dire se è meglio attenderli e ripartire, se attaccarli sbilanciandosi? Diciamo che 15-30 minuti di massima aggressione ci dovranno essere, ma la verità è una sola: non bisogna pensare a come va giocata, va giocata e basta. E di certo remissivi non saremo mai".

Sa cosa si dice? Che lei piace molto a tante squadre europee (l’Arsenal, per esempio) e che senza Champions sarà dura trattenerla.
"Ma io non ci penso proprio, credetemi. Chiaro che dopo si può parlare di tutto ma prima no, prima di aver lottato per questo obiettivo proprio no. Servono ancora nove passi".

Mancini quando la chiama cosa le dice?
"Mi chiede concentrazione, sempre. E io, che entri da subito o dopo, quella la metto sempre, non mi manca mai. E mi dice di essere più preciso nei lanci da 50 metri".

L’idea è che Epic Brozo sia un giocherellone da spogliatoio. Giusto?
"Io vorrei rimanere qui molto a lungo perché mi sono trovato benissimo, da subito: è come se vivessi qui da vent’anni. Ci sono belle persone, bravi ragazzi. Vede, io in tutti gli spogliatoi sono sempre stato uguale, me stesso: né accomodante né ruffiano né esaltato. Sempre me stesso. E sono sempre stato abituato a giocare con gente più grande ed esperta".

Se l’Inter arriverà terza si rifarà quel tremendo ciuffo giallo?
"Nel Natale del 2014 ho la cresta di un altro colore. Rosso. Però mi faceva talmente schifo che cerco di cambiarlo. Lavo i capelli e coloro il ciuffo, ma il problema è che esce un’altra tinta improbabile, giallastra. Quella con la quale mi sono presentato a Milano. Però sì, era un colore terribile. Semmai farò altro per il terzo posto".

Sezione: Focus / Data: Ven 18 marzo 2016 alle 08:15 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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