Dopo l'ottimo avvio di carriera con l'Albania, e l'affermazione in terra svizzera sulla panchina del Lugano, Paolo Tramezzani si è tuffato nella nuova avventura professionale con il Sion carico e colmo di aspettative. Con lui un'altra vecchia conoscenza interista: Mirko Conte che, insieme a Federico Dimarco, compongono un 'terzetto nerazzurro elvetico' di tutto riguardo. "Federico all'Inter ha fatto tutta la trafila come noi, lo renderemo protagonista" assicura l'ex difensore che ha parlato dei suoi obiettivi e della mai dimenticata Beneamata in esclusiva a FcInterNews, ricordando anche l'ormai celebre episodio della 'gita in fabbrica alle 6 del mattino'.
Come procede la sua nuova avventura al Sion?
“Sono soddisfatto, abbiamo iniziato la preparazione in vista della prossima stagione. Saremo occupati su più fronti”.
Cosa si augura di ottenere da questa stagione?
“A livello personale di poter crescere ancora dopo 5 anni in Albania e dopo l’esperienza a Lugano. Di poter proseguire il mio cammino personale con la speranza di ottenere buoni risultati”.
E magari volgendo lo sguardo ad un possibile futuro in nerazzurro?
“Sì anche se l’Inter la vedo inarrivabile. Dipende se sarò bravo da meritarmi una loro chiamata. In quel caso sarò l’allenatore più felice del mondo”.
E c’è una buona presenza di nerazzurri nel Sion. La mentalità vincente interista può aiutarvi nel conseguire risultati?
“Sì, io e Mirko Conte siamo entrati nel settore giovanile dell’Inter a 9 anni. E anche Federico ha fatto tutta la trafila prima di arrivare, come noi, in prima squadra. Anche se abbiamo giocato in epoche diverse abbiamo un’esperienza in comune. Qui al Sion non ci sono i contatti col passato che possano facilitare le cose, ma da parte mia e di Mirko c’è la consapevolezza che Dimarco sia un giocatore importante e abbia già avuto modo di dimostrarlo. Ha davanti un futuro altrettanto importante e noi abbiamo il compito di aiutarlo per renderlo protagonista”.
Dimarco è stata una delle uscite difensive dell’Inter. Di cosa necessitano i nerazzurri in quel reparto?
“Al momento credo stiano valutando, muovendosi seguendo quelle che sono le indicazioni di Spalletti. Penso porteranno giocatori già pronti per fare una stagione importante, che possano praticare il calcio che vuole l’allenatore. Credo che la campagna acquisti dell’Inter debba ancora iniziare”.
Al riguardo le parole di Sabatini le ha ritenute convincenti?
“Secondo me operare in silenzio è la pratica migliore. Per i grandi obiettivi bisogna lavorare sotto traccia, l’importante è che arrivino. Lui ha parlato di nomi che si conoscono molto bene come Nainggolan, e di altri che sono giocatori da Inter. Credo che la società cercherà di fare il possibile per accontentare l’allenatore”.
In quale reparto l’Inter ha maggiormente bisogno di uno o più innesti?
“Io completerei la rosa prendendo giocatori importanti in tutti i reparti, soprattutto in difesa e in centrocampo”.
Chi se non dovessero arrivare Nainggolan e/o Vidal?
“Marco Verratti. Secondo me è il più forte che c’è nella sua posizione”.
L’Inter deve temere il mercato del Milan?
“Il Milan doveva fare un mercato importante come sta facendo. Mi sta sorprendendo ad essere sincero, non pensavo potesse operare così bene e così rapidamente spendendo tutti questi soldi. Ma l’Inter deve fare il proprio mercato, con intelligenza. Concordo con Sabatini: non si deve guardare a quello che fanno i rossoneri, deve operare per sé per completare la propria rosa”.
Che poi dovrà trovare un’identità. Spalletti avrà il suo da fare.
“Son convinto che lui sia l’allenatore giusto per personalità, carattere e carisma. E’ un tecnico che ha sempre lasciato un’impronta importante ovunque sia andato. L’averlo scelto per la conduzione tecnica dell’Inter è stata una mossa azzeccata. L’atteggiamento di questi ultimi anni da parte dei giocatori è una testimonianza della mancanza di un’identità, del senso di appartenenza e della gioia e il piacere di indossare una maglia importante come quella dell’Inter. Penso che sì, allenatore e società dovranno lavorare molto sotto questo punto di vista”
In termini pratici che risultati dovrà portare?
“Bisogna riacquisire la coscienza di essere una squadra importante a livello mondiale con una grande storia e trasmetterlo ai giocatori. Le avversarie devono avere il timore di affrontare la grandezza di questa squadra”.
La provoco: se lei avesse allenato l’Inter in questi anni, quanto tempo fa li avrebbe portati alle 6 del mattino in fabbrica?
“(Sorride, ndr) Se fossi stato sulla panchina dell’Inter non so se l’avrei fatto. Con il Lugano ho fatto una scelta abbastanza istintiva, dovuta da una prestazione negativa caratterizzata da un atteggiamento sbagliato. Non per via del risultato, anch’esso non positivo. Mi sembrava normale avvicinare la squadra a quella che è la realtà. Chi fa questo lavoro lo deve fare con passione, con amore, con impegno, con voglia in ogni momento. Non è stato un gesto fine a se stesso. Successivamente la stagione è cambiata in meglio, abbiamo fatto un percorso straordinario”.
In Italia il suo gesto ha riscontrato apprezzamenti. Specie dai tifosi nerazzurri che nonostante i risultati dell’Inter hanno tenuto una media di 46 mila presenze ogni domenica.
“Una media altissima. Io lo dico sempre: i tifosi si devono innamorare della voglia, della grinta, dei giocatori che danno l’anima quando scendono in campo. Non si può non impegnarsi e dare tutto quello che si ha, e vale in ogni campo della vita. E’ questo che piace alla gente che segue la propria squadra. Poi i risultati possono anche non venire, però quando hai dato il massimo te ne fai una ragione e vai avanti a testa alta”.
Ci sono giocatori che possono diventare importanti come i campioni con cui lei ha giocato?
“Quelli erano giocatori straordinari che hanno giocato una vita nell’Inter e sapevano cosa significava giocare per questa società. Non so se oggi qualcuno potrebbe avere questo senso d’appartenenza. Il calcio e le esigenze sono cambiati. Ci sono molte più possibilità per giocatori e allenatori di sbarcare in altre realtà. Una volta facevi vent’anni nella stessa squadra. Forse l’unico è Icardi perché è il capitano ma so anche che potrebbe andare via già dalla prossima stagione. Faccio fatica a pensare a giocatori che possano vestire per tanti anni la stessa maglia, oggi”.
E’ mancanza di fiducia verso i giocatori?
“No, no, assolutamente. E’ che cambiano le cose, cambia il mondo. E’ una questione di opportunità che prima non si presentavano”.
In chiusura, cosa augura nel prossimo futuro all’Inter?
“Che possa tornare protagonista. Visto il grande seguito di appassionati che non l’abbandonano mai nei momenti difficili che possa dar loro le soddisfazioni che meritano”.
Autore: Filippo M. Capra / Twitter: @FilMaCap
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