Luglio-agosto è quel periodo dell'anno in cui i tifosi sognano stagioni magnifiche per le proprie squadre. Tutto si azzera, riparte il carrozzone, spesso alimentato dal calciomercato h24. Il culmine, da questo punto di vista, in Italia l'abbiamo vissuto tra la fine degli anni 90 e la metà degli anni 2000: campioni a frotte e anche svariati bidoni, che però pure loro sotto l'ombrellone potevano apparire potenziali palloni d'oro. E, appunto, è stata un po' l'Età dell'oro per la Serie A, con le società a spendere e spandere miliardi di lire e poi milioni di euro.
Adesso la situazione è differente e si gioisce leggendo di una plusvalenza remunerativa o di un esubero piazzato in prestito in Belgio o in Portogallo. Le possibilità economiche, per motivi diversi, sono modeste e ci si accontenta. Rispetto alla notevole diminuzione del potere di acquisto (e di appeal), però, è aumentato in modo inversamente proporzionale il circo mediatico attorno al calciomercato. Pagine di giornali, di siti e trasmissioni tv dedicate incessantemente a trattative per lo più embrionali o solamente tratteggiate, che mai si concretizzeranno. E allora, giocoforza, il contenitore va riempito con quello che si trova: sempre meno notizie e sempre più show. Spesso, poi, l'utente/tifoso subisce una sorta di manipolazione mentale tale da indirizzargli l'umore e annebbiargli la capacità di giudizio. È di ieri, ad esempio, la voce (ma va?) che vorrebbe Raiola in cerca di una squadra per De Vrij, con l'Inter che sarebbe addirittura sollevata di lasciar partire l'olandese per avere la forza di "resistere agli assalti per Lukaku e Lautaro". Tanto cosa volete che sia perdere uno dei migliori difensori d'Europa e non avere ben chiara l'idea su come rimpiazzarlo? Si ride per non piangere. Fosse vera tale voce, sarebbe da indagare sulla sanità mentale dei dirigenti nerazzurri.
Ma poi, soprattutto, "assalti" per Lukaku e Lautaro di chi? Dove? Quando? In Europa non circola un euro, se non nelle solite due squadre-stato (City e Psg), nel Bayern (che però spende sempre con oculatezza) e nelle altre di Premier League. Per il resto, solo lacrime amare. Anzi, a ben guardare sono più o meno tutte nella stessa identica situazione dell'Inter, e magari anche peggio non avendo un titolo fresco del quale andare fieri. Basti guardare alle big di casa nostra, senza per forza dover andare oltre confine e osservare i movimenti di Barça, Real e così via. Inzaghi ha urgenze evidenti: un esterno di destra (erede di Hakimi), un centrocampista centrale (considerando le varie contingenze) e un attaccante per completare il reparto avanzato. Chiaramente, tutto dipenderà come al solito dai vari incastri e non solo dalla volontà del club nerazzurro. A sinistra, ad esempio, ci sarà un arrivo solo in caso di addio di Perisic. Inutile stare qui a ripetere fino alla noia i soliti nomi, che ormai si conoscono a memoria: l'obiettivo della dirigenza è quello di consegnare al nuovo allenatore una squadra competitiva ai massimi livelli in Italia e capace di meglio figurare in Europa rispetto all'anno passato.
Luglio-agosto 2021, insomma, non sarà mai come quello dell'Età dell'oro. Sotto l'ombrellone si sogna meno, nonostante l'enorme carico di rumors di trattative sempre più articolate. Segno dei tempi che cambiano, tra false voci e reali necessità.
Adesso la situazione è differente e si gioisce leggendo di una plusvalenza remunerativa o di un esubero piazzato in prestito in Belgio o in Portogallo. Le possibilità economiche, per motivi diversi, sono modeste e ci si accontenta. Rispetto alla notevole diminuzione del potere di acquisto (e di appeal), però, è aumentato in modo inversamente proporzionale il circo mediatico attorno al calciomercato. Pagine di giornali, di siti e trasmissioni tv dedicate incessantemente a trattative per lo più embrionali o solamente tratteggiate, che mai si concretizzeranno. E allora, giocoforza, il contenitore va riempito con quello che si trova: sempre meno notizie e sempre più show. Spesso, poi, l'utente/tifoso subisce una sorta di manipolazione mentale tale da indirizzargli l'umore e annebbiargli la capacità di giudizio. È di ieri, ad esempio, la voce (ma va?) che vorrebbe Raiola in cerca di una squadra per De Vrij, con l'Inter che sarebbe addirittura sollevata di lasciar partire l'olandese per avere la forza di "resistere agli assalti per Lukaku e Lautaro". Tanto cosa volete che sia perdere uno dei migliori difensori d'Europa e non avere ben chiara l'idea su come rimpiazzarlo? Si ride per non piangere. Fosse vera tale voce, sarebbe da indagare sulla sanità mentale dei dirigenti nerazzurri.
Ma poi, soprattutto, "assalti" per Lukaku e Lautaro di chi? Dove? Quando? In Europa non circola un euro, se non nelle solite due squadre-stato (City e Psg), nel Bayern (che però spende sempre con oculatezza) e nelle altre di Premier League. Per il resto, solo lacrime amare. Anzi, a ben guardare sono più o meno tutte nella stessa identica situazione dell'Inter, e magari anche peggio non avendo un titolo fresco del quale andare fieri. Basti guardare alle big di casa nostra, senza per forza dover andare oltre confine e osservare i movimenti di Barça, Real e così via. Inzaghi ha urgenze evidenti: un esterno di destra (erede di Hakimi), un centrocampista centrale (considerando le varie contingenze) e un attaccante per completare il reparto avanzato. Chiaramente, tutto dipenderà come al solito dai vari incastri e non solo dalla volontà del club nerazzurro. A sinistra, ad esempio, ci sarà un arrivo solo in caso di addio di Perisic. Inutile stare qui a ripetere fino alla noia i soliti nomi, che ormai si conoscono a memoria: l'obiettivo della dirigenza è quello di consegnare al nuovo allenatore una squadra competitiva ai massimi livelli in Italia e capace di meglio figurare in Europa rispetto all'anno passato.
Luglio-agosto 2021, insomma, non sarà mai come quello dell'Età dell'oro. Sotto l'ombrellone si sogna meno, nonostante l'enorme carico di rumors di trattative sempre più articolate. Segno dei tempi che cambiano, tra false voci e reali necessità.
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