La grande stagione fin qui dell'Inter è scandita dai numeri di squadra. Dai gol fatti a quelli subiti, passando per la striscia di clean-sheet al primo posto in classifica fino alla qualificazione agli ottavi di Champions, forse l'obiettivo preponderante per questa prima parte. Ma c'è un ulteriore dettaglio che testimonia l'ottimo lavoro svolto da Inzaghi al suo primo anno in nerazzurro: la crescita dei singoli.
Da Calhanoglu a Bastoni, da Perisic a Brozovic, da Barella a Dumfries: tutti, chi più chi meno, hanno incrementato il loro rendimento e generato utili sia a livello di squadra che a livello personale. Non era scontato, per esempio, che uno come Dzeko arrivasse a Milano dopo anni di Roma, non più giovanissimo, e non facesse rimpiangere il totem Lukaku, forse il giocatore più decisivo visto alla Pinetina dai tempi degli eroi del Triplete. Come ora dicono in tanti, tornando sui propri passi rispetto a un'estate colma di paure e spettri, questa Inter appare la somma del lavoro certosino di Conte e delle rifiniture progressiste di Inzaghi. La squadra campione d'Italia ha perso tanto, ma ha guadagnato altrettanto, soprattutto in fatto di aspirazione e consapevolezza. Per questo motivo, chiunque venga chiamato in causa fa il suo e anche qualcosa di più.
Il simbolo di questa gestione della rosa da parte dell'allenatore piacentino (e del suo staff, a dire il vero mai troppo reclamizzato) è senza dubbio Alexis Sanchez. A inizio stagione, il cileno partiva dietro nelle gerarchie dell'attacco soprattutto a causa di un problema muscolare, eredità della Coppa America, che gli ha condizionato anche la preparazione. Poi, quando stava per entrare in forma (gol allo Sheriff), nuova sosta per le Nazionali e nuovo stop. Niente Napoli, Shakhtar e Venezia. I 16 minuti scarsi con lo Spezia a San Siro sono valsi l'ennesima rinascita del Niño Maravilla. Da lì in avanti è stata un'escalation: mezzora di fino con la Roma, finalmente una gara intera contro il Cagliari (condita con gol e assist) e poco meno di un'ora a Salerno. Qui, nell'ultima giornata, la sua performance ha confermato la sua enorme qualità e anche una forma finalmente vicina al massimo. Il gol, a coronamento di una ripartenza chirurgica costruita da lui, Dzeko e Calhanoglu, è stato il manifesto di quello che Alexis può dare all'Inter.
Altro che scambio con Luuk De Jong: Sanchez è consideratissimo da Inzaghi e da tutto l'ambiente. Il Barcellona può anche essere un forte richiamo, ma l'Inter attuale è certamente un gradino sopra ai catalani e non solo per la clamorosa eliminazione di Busquets e compagni dalla Champions League. Il cileno è a tutti gli effetti un nuovo titolare per il tecnico nerazzurro, che ha confermato nei fatti di voler puntare forte sul 33enne come si diceva in estate. Uno così, in Serie A, non ha eguali. Pensare di lasciarlo partire, magari per risparmiare qualche milioni, è pura follia. Sanchez + 10.
Da Calhanoglu a Bastoni, da Perisic a Brozovic, da Barella a Dumfries: tutti, chi più chi meno, hanno incrementato il loro rendimento e generato utili sia a livello di squadra che a livello personale. Non era scontato, per esempio, che uno come Dzeko arrivasse a Milano dopo anni di Roma, non più giovanissimo, e non facesse rimpiangere il totem Lukaku, forse il giocatore più decisivo visto alla Pinetina dai tempi degli eroi del Triplete. Come ora dicono in tanti, tornando sui propri passi rispetto a un'estate colma di paure e spettri, questa Inter appare la somma del lavoro certosino di Conte e delle rifiniture progressiste di Inzaghi. La squadra campione d'Italia ha perso tanto, ma ha guadagnato altrettanto, soprattutto in fatto di aspirazione e consapevolezza. Per questo motivo, chiunque venga chiamato in causa fa il suo e anche qualcosa di più.
Il simbolo di questa gestione della rosa da parte dell'allenatore piacentino (e del suo staff, a dire il vero mai troppo reclamizzato) è senza dubbio Alexis Sanchez. A inizio stagione, il cileno partiva dietro nelle gerarchie dell'attacco soprattutto a causa di un problema muscolare, eredità della Coppa America, che gli ha condizionato anche la preparazione. Poi, quando stava per entrare in forma (gol allo Sheriff), nuova sosta per le Nazionali e nuovo stop. Niente Napoli, Shakhtar e Venezia. I 16 minuti scarsi con lo Spezia a San Siro sono valsi l'ennesima rinascita del Niño Maravilla. Da lì in avanti è stata un'escalation: mezzora di fino con la Roma, finalmente una gara intera contro il Cagliari (condita con gol e assist) e poco meno di un'ora a Salerno. Qui, nell'ultima giornata, la sua performance ha confermato la sua enorme qualità e anche una forma finalmente vicina al massimo. Il gol, a coronamento di una ripartenza chirurgica costruita da lui, Dzeko e Calhanoglu, è stato il manifesto di quello che Alexis può dare all'Inter.
Altro che scambio con Luuk De Jong: Sanchez è consideratissimo da Inzaghi e da tutto l'ambiente. Il Barcellona può anche essere un forte richiamo, ma l'Inter attuale è certamente un gradino sopra ai catalani e non solo per la clamorosa eliminazione di Busquets e compagni dalla Champions League. Il cileno è a tutti gli effetti un nuovo titolare per il tecnico nerazzurro, che ha confermato nei fatti di voler puntare forte sul 33enne come si diceva in estate. Uno così, in Serie A, non ha eguali. Pensare di lasciarlo partire, magari per risparmiare qualche milioni, è pura follia. Sanchez + 10.
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