Chi reclamava la mancanza di qualità in un’Inter vincente ma senza gioco forse dopo la partita contro il Napoli avrà finalmente cambiato (o quantomeno cominciato a cambiare) la propria idea. La mancanza di spettacolo, di azioni manovrate, di partite vinte non soltanto grazie all’invenzione di un singolo è stato infatti fino a ieri oggetto di accusa e di discussione sia da parte dei tifosi quanto degli osservatori di questa squadra messa su, lo ripeto ancora una volta, a mio avviso molto saggiamente questa estate con attenzione e intelligenza in tutti i reparti. Con il Barcellona la squadra si è soltanto difesa, si è detto; con il Cagliari ha vinto, ma ha subito, e così via. Le analisi di Mourinho prima e di Branca poi, che predicavano pazienza vista la necessità di amalgamare un gruppo costituitosi solo circa un mese fa (Eto’o e Sneijder sono stati gli ultimi ad arrivare in ordine di tempo) non erano parole a vanvera buttate lì per trovare una giustificazione ma la reale risposta a chi ancora non era soddisfatto.

E contro il Napoli si è visto: non appena i grandi campioni che compongono questa Inter hanno cominciato a conoscersi, a imparare gli uni i movimenti degli altri, a trovare un certo feeling e a collaudare un certo sistema di gioco, quella che era una squadra forte e vincente ha dimostrato tutte le proprie potenzialità a poter diventare una macchina perfetta. Prendete tanti buoni musicisti che non si conoscono e sapranno senz’altro eseguire una sinfonia; prendete un’orchestra collaudata con un direttore esperto e il risultato sarà di molto superiore. Contro il Napoli si è vista una squadra spumeggiante, che nel primo tempo ha fatto quel che voleva dell’avversario, che sulle ali dell’entusiasmo si è lasciata andare a tocchi di prima precisi e azioni individuali non fini a sé stesse ma mirate comunque alla costruzione di una manovra collettiva. Si è vista una squadra. Certo, la difesa disattenta del Napoli non aiuta un’analisi oggettiva della partita, ma la dimostrazione che questa squadra può divertire e convincere oltre a vincere si è avuta tutta, altroché.

Ecco che alla luce di ciò, alla luce di un’amalgama che finalmente comincia a trovarsi, vanno rivalutate le partite contro il Barcellona e le prime di campionato: forse effettivamente non si poteva chiedere di più a una squadra modificata nei punti nevralgici e soprattutto che ha un attacco totalmente nuovo. Attendiamo la prova del nove, attendiamo i prossimi impegni in campionato e soprattutto quelli di Champions, per capire se il cammino verso la maturazione tattica oltre la ricerca pragmatica del risultato è davvero cominciata. E allora ci sarà da divertirsi.
 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 24 settembre 2009 alle 00:20
Autore: Domenico Fabbricini
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