Il film di Tim Burton del 93 raccontava una storia diversa ma in questa notte di Natale scrivervi qualcosa di bello e consolatorio che risollevi il morale dei tifosi non è poi così necessario. La situazione dell’Inter non è catastrofica ma solo deludente, il piazzamento al quarto posto non è compromesso ma il primo, se mai qualcuno lo avesse davvero sognato, sì. A prescindere dalla matematica. L’Inter ha voluto regalare ai suoi tifosi un pacco di realismo, infiocchettato con due sconfitte contro avversari non trascendentali, sbagliando ovunque e senza mai cambiare ritmo ma forse, dico forse, ora sarà più facile tornare a parlare di calcio.
Pare che l’Inter e non solo, non permetta di discutere serenamente di pallone, senza che un folto manipolo di tifosi, forse la maggioranza, piombi sulla discussione e rovesci il tavolo con allusioni alle streghe, al pessimismo da eliminare, fomentando altri tifosi contro il presunto untore che osa mettere in discussione la squadra quando le cose vanno bene, almeno apparentemente. Poi, come ogni anno, l’Inter ne perde una, poi un’altra e si scatena l’altra parte: quella per cui è un disastro, la squadra è sopravvalutata come Spalletti, la società non sa fare il suo mestiere e molti giocatori vanno venduti.
Capite bene che in mezzo a questo duopolio di tifosi che si affrontano a colpi di sensazioni estreme, è complicato giudicare l’Inter senza essere strumentalizzati. Non si capisce perché se l’Inter vince bisogna parlare del grande acquisto di Skriniar, esaltare Vecino e Borja Valero, mentre se si perde bisogna ricordare che Dalbert è un acquisto sbagliato. Karamoh è gracile e Cancelo un prestito poco utile. Questo giochino infantile per cui, se si vince, si parla benissimo della squadra e se perde se ne parla al superlativo assoluto della durezza.
C’è la storia (recente) dell’Inter a dare qualche risposta. Non è che la verità stia sempre nel mezzo ma da alcuni anni, per l’esattezza sei, l’Inter ripete lo stesso ciclo stagionale. È l’unica squadra che produce serie positive e negative che iniziano e finiscono senza un’apparente perché. Considerando che nessuno dà spiegazioni che vadano oltre il modulo o l’allenatore che prima è un fenomeno e poi è in confusione, vale la pena fare una riflessione che non abbatta e nemmeno ringalluzzisca il popolo nerazzurro reso ansioso da una squadra che si ostina a non dare certezze. Il dato è che l’Inter da anni non compra leader, non fa progetti triennali, non punta sui giovani italiani. In questo senso l’acquisto di Skriniar dovrebbe essere un esempio virtuoso invece dell’unicum che rappresenta. Dal 2011 ad oggi sono partite strisce negative (con Benitez), diventate positive con Leonardo, poi inceppate sul più bello con due partite orrende dopo la sosta (Milan e Schalke) L’anno seguente dopo Gasperini arriva Ranieri, il quale inizia una striscia positiva di sette partite per poi infilarne una terribile, senza fine, culminata con l’esonero. Stramaccioni l’anno seguente viene portato in gloria, specie dopo il trionfo in casa della Juve, per poi essere giubilato dopo un’interminabile serie negativa, caratterizzata dalla più colossale serie di infortuni della storia nerazzurra. Mazzarri porta equilibrio e noia, poi arriva anche per lui la serie negativa senza fine. L’esempio più temuto da tutti, non del tutto giustificatamente, è quello che riguarda l’Inter di Mancini nel 2015, il quale ha la “colpa” di arrivare al primo posto con 4 punti di distacco sulla seconda. A dicembre, contro la Lazio la squadra impazzisce, si accartoccia, perde partite giocate bene, proprio contro il Sassuolo a San Siro e inizia un calvario del quale viene accusato come sempre l’allenatore. Posto che metterei la firma oggi per arrivare quarti al termine di questa stagione, come quell’Inter. Infine l’anno scorso con Pioli, subentrato a De Boer, si è proceduto con l’esaltazione della normalità dell’ottimo tecnico parmense con una striscia importante di partite senza sconfitte, a cui ha fatto seguito l’altrettanto orrida serie negativa terminata con un inutile esonero per mettere Vecchi le ultime due partite.
Quest’anno Spalletti ha trovato una squadra che ha capito di dover forgiare nel carattere e nella consapevolezza che il gruppo è composto da professionisti senza carisma sufficiente per tenere in pugno la squadra, senza esperienza internazionale ad alto livello, nonostante Perisic, Miranda e Vecino abbiano in parte questo pedigree. Non ci sono giocatori vincenti, nella misura in cui hanno vinto poco, forse non a caso. E’ un'Inter che può ragionevolmente arrivare quarta, se riesce a tenere a distanza la Lazio, non si fa prendere dai soliti psicodrammi come ogni stagione, considerando la fragilità mentale del gruppo e la schizofrenia dell’ambiente nei giudizi tranchant. Può arrivare tra le prime quattro anche grazie a Suning, se concludesse e non traccheggiasse come questa estate. Si può ma invece di agitarci parliamo di calcio senza dare dei portasfiga negativi a chi fa critiche e senza massacrare l’Inter dopo due sconfitte. Buon Natale a tutti voi interisti. Da parte mia e dello staff di FcInterNews.it.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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