Scrivere di una sconfitta dell’Inter in genere è relativamente facile, è sufficiente guardare tutte le cose che non hanno funzionato, metterle insieme e sottoporle al giudizio del pubblico nerazzurro, già particolarmente ferito nell’orgoglio da calciatori che negli ultimi anni hanno spesso umiliato questa maglia. Questa volta è diverso, capita raramente di dover parlare di una partita dominata, la cui punteggiatura è caratterizzata da azioni sciupate, grandi parate del portiere avversario, pali, traverse, e un gol valido di Brozovic annullato, senza che nessuno si accorgesse della sua regolarità. L'ironia della sorte è perdere contro Mazzarri, pur schiacciandolo nella sua giustificazione di riferimento: i calci d’angolo, arrivati ad essere 16-1 per la squadra di Spalletti. Ho capito da tempo come l’uomo tenti di dare una spiegazione sempre e comunque ad un fatto. Ne ha bisogno e scalda la sua visione con una serie di dogmi inviolabili e inaccessibili. Perciò si sposa l’idea che si vince e si perda sempre per un motivo. È vero che spesso i risultati hanno una logica e anche quella di Torino-Inter ne ha una tutta perversa, eppure questa è una partita quasi inspiegabile nella sua definizione.

L’Inter ha sbagliato alcune occasioni ma ha anche tirato molto in porta, dominato nel gioco, ha rischiato da grande squadra, in forma e in fiducia, solo che i palloni non entravano e al primo strappo granata, Gagliardini ha involontariamente servito De Silvestri, autore dell’assist per Lljajic che ha segnato un gol del tutto incongruo con l’andamento della partita. L’Inter traballa pochi istanti e poi si rimette in piedi e ottiene di nuovo campo, pur perdendo per qualche minuto le distanze tra i reparti. Nel secondo tempo l’Inter gioca ancora palla a terra ma senza grande ritmo, così il Torino per dieci minuti ne approfitta con dei calci da fermo da cui scaturiscono due occasioni da gol, di cui una clamorosa, sempre con De Silvestri. Da quel momento il controllo della partita è tutto nerazzurro, con Mazzarri che arretra il baricentro della sua squadra, adottando un catenaccio vecchio stile per sfruttare eventuali ripartenze che non arriveranno praticamente mai.

Si capisce subito che l’Inter da quel momento avrà bisogno di un pizzico di fortuna, invece arriva un palo, una traversa, un assedio con altre parate di Sirigu e una volontà di arrivare alla giustizia del pareggio che non viene mai premiata, nemmeno da Tagliavento che inverte due calci d’angolo per l’Inter a rimesse dal fondo per i granata. Spalletti dopo Rafinha, inserisce Karamoh, che ha un ottimo impatto sulla gara e, per disperazione, negli ultimi minuti Ranocchia in attacco per sfruttare palle alte che Icardi da solo non intercetta. Finisce clamorosamente male, con una sconfitta grave perché fa il paio con il pareggio nel derby, ottenuto per il medesimo problema: nessuno la mette dentro. La vera spiegazione è questa, unitamente ad un Perisic tornato sui mortificanti livelli di un mese fa, probabilmente ai titoli di coda perché un giocatore tanto importante in quel ruolo non può prendersi mesi di vacanza in campo, senza avere un sostituto reale nel suo ruolo. Aggiungiamo qualche ingenuità e una certa prevedibilità nei cross, unitamente all’assenza di un “disinnescatore”, un modello di giocatore che a centrocampo l’Inter non possiede, capace di andare via con la palla al piede e creare qualcosa nell’area avversaria. Brozovic, nonostante la giornata poco esaltante, comincia a farmi pensare che il ruolo sia giusto ma è legittimo aspettare di capire se andrà avanti così per le prossime giornate, Rafinha incide, Karamoh conforta, Skriniar è una certezza ma D’Ambrosio, nonostante ne apprezzi la sua professionalità, non fa mai la differenza e Gagliardini, pur essendo ordinato fa cose troppo scontate per un club ambizioso. Bravo ma non bravissimo, così come Borja Valero che può essere una buona riserva. Icardi invece si è preso secchiate d’acqua gelida in faccia, con gol sbagliati che lo hanno ridimensionato temporaneamente, agli occhi di un pubblico innervosito.

In definitiva questa è una sconfitta che pesa parecchio nella corsa alla Champions, non solo perché immeritata ma perché questa è una squadra che alla prima difficoltà si affloscia, si smarrisce e perde ogni certezza. Va su e giù da anni proprio perché ha uomini maggiorenni all’anagrafe ma non particolarmente solidi mentalmente. Per questo la partita con l’Atalanta sarà anche peggio di questa, senza nemmeno il Brozovic necessario di questo periodo, assente per squalifica. L’unico risultato accettabile è vincere a Bergamo ma sabato sera nessuno sa che Inter scenderà in campo. Vale solo il fatto che dopo una sconfitta tanto immeritata, una grande squadra in genere riparte ma l’Inter non è ancora grande. Amala.

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Sezione: Editoriale / Data: Lun 09 aprile 2018 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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