Grazie e arrivederci. La rivoluzione copernicana del mercato nerazzurro è sintetizzata da queste tre parole, che racchiudono il cambio di prospettiva del club adottato questa estate rispetto alle operazioni di compravendita. Se un tempo la formula di saluto veniva utilizzata dalla società per congedarsi da calciatori acquistati a titolo temporaneo e mai riscattati prima del termine dell'accordo pattuito, ora sono gli elementi della rosa che, appena diventano ex, con un cenno della mano non escludono di tornare a casa base.
Dal 30 giugno al 2 settembre, a ben vedere, sul vocabolario delle trattative del club milanese sono state messe in secondo piano le tre letterine tanto temute FFP, sigla di Fair Play Finanziario, e al contempo Steven Zhang ha deciso di seguire le direttive tecnico-tattiche di Antonio Conte senza prendere per forza in mano la calcolatrice in ottica bilancio. Quella del 2019, ai posteri, verrà tramandata come la sessione in cui Suning si è permessa il lusso di acquistare a titolo definitivo Romelu Lukaku - da uno dei club più ricchi del mondo come il Manchester United – e allo stesso tempo cedere al Psg, in prestito gratuito con diritto di riscatto a 70 milioni di euro, Mauro Icardi, alias l'asset col valore più alto dell'intera rosa. Un compresso storico, tra vecchio e nuovo modus operandi, benedetto come sempre dall'Uefa e i cui meriti sono stati attribuiti da grande parte della critica unicamente a Beppe Marotta: l'ad della Beneamata, che nella sua prima, vera missione da quando frequenta gli uffici di Viale della Liberazione ha praticamente centrato tutti gli obiettivi prefissati tra entrate e uscite, ha potuto operare a onor del vero in un contesto economico-finanziario differente dalle passate stagioni, determinato dal numerino crescente alla voce 'ricavi'. I contratti di sponsorizzazione sottoscritti dalla proprietà e le due qualificazioni in Champions di fila sono stati la base sulla quale il dirigente varesino ha costruito la nuova rosa avvicinandosi il più possibile ai desideri dell'allenatore che – anche al suono del gong delle 22 del 2 settembre – resta il colpo più importante dell'intera Serie A.
Proprio per la portata di un simile innesto in panchina, Marotta ha dovuto impostare le sue strategie mercantili sue due principi fondamentali: l'armonia dello spogliatoio e il 3-5-2 in campo. Gli unici concetti a cui l'ex Juve ha tenuto fede dal principio alla fine, anche di fronte ad alcune difficoltà apparentemente insormontabili: acquistati Stefano Sensi e Valentino Lazaro con relativa semplicità, il tira e molla col Cagliari per assicurarsi Nicolò Barella a titolo definitivo è stato estenuante, tanto che Tommaso Giulini ha provato a tirare inutilmente in mezzo anche la Roma in sede di contrattazioni. Alla fine, grazie a un pagamento che assomiglia da vicino a un'architettura finanziaria pensata per accontentare le pretese del Cagliari, l'Inter ha deciso di versare 37 milioni (prestito oneroso da 12 milioni con obbligo di riscatto che prevede il versamento di ulteriori 25 milioni) più bonus, facilmente raggiungibili fino ad arrivare a 45 milioni. Un investimento notevole, il più importante della storia della Beneamata fino al colpo Lukaku, il cui happy ending a caratteri neri e azzurri a un certo punto sembrava tutt'altro che scontato. Per qualche ora, il piano fin troppo attendista di Marotta ha rischiato di saltare per un fattore esterno a sorpresa: la possibilità di Paulo Dybala di trasferirsi allo United, proprio nell'ambito dello scambio clamoroso che avrebbe portato il centravanti belga alla Juve. Ma le numerose difficoltà di comunicazione sull'asse Manchester-Torino hanno riportato Marotta nuovamente in pole position, e quindi vincente sull'allievo Fabio Paratici al termine di un Gran Premio di mercato che ha dato un senso diverso all'estate dell'Inter. Lo spartiacque dopo il quale ogni mossa è stata giudicata intelligente o lungimirante: la cessione di Ivan Perisic in prestito oneroso (5 milioni di euro) con diritto di riscatto è stata valutata dai più come la più ovvio, ma va ricordato che anche in questo caso specifico è subentrato un agente esterno – l'infortunio di Leroy Sané – a convincere il Bayern Monaco a puntare dritto su Coutinho e sul croato, che altrimenti avrebbe continuato la sua vita milanese tra color che sono sospesi per incompatibilità tattica col nuovo modulo e gli epurati per ragioni comportamentali. In quest'ultimo gruppo, oltre a Radja Nainggolan, passato in meno di un anno dall'essere l'acquisto più costoso del 2018 alla cessione meno remunerativa del 2019, va ovviamente citato Mauro Icardi. La cui cessione last minute in prestito è stata salutata dalla maggior parte della critica come l'ultimo capolavoro del corso estivo marottiano.
L'au revoir scritto sotto la Tour Eiffel dall'ex capitano nerazzurro – con tanto di rivendicazione della sua centralità numerica nel club negli ultimi 6 anni – è lì a informare che il problema, i problemi, non sono stati risolti, al massimo messi in stand-by in una situazione in cui cedere bene è diventata la parte più complicata di questo sport. Una situazione che comunque soddisfa Antonio Conte, a cui ora spetta il compito di superare Luciano Spalletti a livello di risultati senza i tre giocatori - un tempo definiti top - che ne hanno determinato le fortune e le sfortune ma con nuovi innesti rampanti o dal passato . glorioso come Alexis Sanchez. Quel che è certo è che a giugno l'Inter avrà un valore tecnico ed economico nuovo, forse non ancora sufficiente per potersi permettere di perdere in incasso di più di 100 milioni di euro (la cifra che il club metterebbe in tasca nel caso in cui tutti i prestiti si trasformassero in cessioni definitive). E' qui che andrà ricercato il senso di un arrivederci.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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