Non prendiamoci in giro. Questa sconfitta è anche e soprattutto colpa nostra. Non la meritavamo, ma a tratti ce la siamo cercata. Perché attendere 65 minuti per decidere di giocarsela è troppo, e con questo bacchetto Stramaccioni. Che però è stato bravo a cambiare giusto in tempo per resuscitare la sua squadra. Ma così è troppo poco, è fuori luogo attendere tanto per dimostrare di essere una grande squadra. C’è chi ci sta sopra che queste partite le gioca in attacco sin dal primo minuto, sappiamo che si può fare. Basta volerlo, basta crederci.

Qualcuno ha visto una grande Lazio all’Olimpico? Personalmente, no. Ma noi ci siamo preoccupati sin dall’inizio di gestire lo 0-0, forse auspicando che la manna dal cielo arrivasse da un momento all’altro. E il cambio di marcia con l’ingresso di Palacio ha dimostrato che con un altro atteggiamento tattico potevamo ‘fare’ la partita sin dall’inizio. Sia chiaro, apprezzo il trasformismo di Stramaccioni. Nella ripresa, con la sua mossa tattica, ci ha restituito una bella squadra. Ma mi chiedo dove sia finito il coraggio dello Juventus Stadium, quando abbiamo affrontato gli invincibili con tre punte e abbiamo dato loro una lezione storica.

Potevamo, dovevamo ripeterci contro la Lazio, che dall’ingresso di Palacio abbiamo letteralmente messo sotto creando occasioni e giocando a centrare il legno con ottime percentuali. La rete di Klose è frutto del caso, nasce in pratica dal nulla e non è prevedibile. Ci può stare, peccato che ci abbia condannato. Ma la colpa è innanzitutto di oltre un’ora da schiaffi. Bypasso la questione sfiga. I due pali nella ripresa sono eloquenti. Vado all’arbitraggio.

Datemi pure del piangina, correrò il rischio. Ma più della malasorte sul campo ha inciso la direzione di gara di Mazzoleni e dei suoi collaboratori, perfettamente in sintonia soprattutto negli episodi eclatanti. Al di là di una gestione dei cartellini da brivido, sono ancora sotto choc per quanto accaduto all’81esimo: contropiede tre contro uno, palla a Cassano tutto solo e cosa succede? Arriva un fischio. Non dalla tribuna, ma dalla bocca di Mazzoleni, che con il classico fallo di confusione (confusione dove?) e assecondato dall’assistente Di Liberatore (fenomenale anche nel finale quando ignora un fallo su Guarin e si merita tutti gli insulti del colombiano) blocca l’azione e costruisce il preambolo per la rete laziale. 

Ma che diavolo ha fischiato? Il nulla del nulla. E meno male che fino a quel momento aveva diretto all’inglese. Da non credere, dallo 0-1 potenziale all’1-0 di Klose. Soprassiedo poi sul rigore negato a Ranocchia, ponendomi la solita domanda: a che serve l’arbitro di porta (che, tra l'altro, aveva già avvertito il francese per le tante, troppe trattenute...)? A niente, è solo un ricco gettone di presenza in più.

Ho voluto iniziare questo editoriale dalle nostre colpe, che sono tante. Quanto basta per non ridurre la sconfitta allo scempio arbitrale di Mazzoleni. Ma non lo posso ignorare, perché nel nostro momento migliore questo direttore di gara fischia a caso e consegna alla Lazio la vittoria su un piatto d’argento. E non sorprende che Strama reagisca urlando 'è sempre così'. Ha ragione. Non appena torniamo a essere l’anti-Juve, ecco che arriva il fischietto di turno che ci massacra. Già Rizzoli aveva compiuto il proprio dovere contro il Napoli, senza tuttavia impedirci di vincere. Mazzoleni ha proseguito la missione, con ottimi risultati. Se la discriminante è l’etichetta di anti-Juve, per favore toglietecela. Il mio fegato ne trarrebbe beneficio.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 16 dicembre 2012 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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