“Gasperini appeso a un filo; l’allenatore rischia; ultima spiaggia”. Quante ne abbiamo lette e sentite in questi giorni sull’allenatore nerazzurro, come se davvero Moratti stesse col fucile puntato e non vedesse l’ora, come in un sadico gioco autolesionista, di farsi del male e allontanare dopo due giornate di campionato (!!) l’allenatore della sua squadra. In Italia sembra di star assistendo a un estremismo sempre più esagerato delle espressioni, e così quello che prima si faceva in mesi ora si deve fare in pochi giorni: una trattativa di mercato si deve chiudere in poche ore o salta, un allenatore deve vincere subito altrimenti viene esonerato dopo due giornate, una squadra che vince due partite di fila è da scudetto (il Napoli ha il diritto di sognare per tutti i media, e allora perché il Cagliari e l'Udinese che hanno gli stessi punti no?), una che non ne vince nessuna è in crisi. Diamoci una calmata.

Non a caso la nostra redazione non ha voluto, deliberatamente, prendere parte a questo “gioco al massacro” verso il tecnico se non riportando, per dovere di cronaca, le voci che si sono rincorse sui vari quotidiani nazionali, ma senza mai sostenere l’una o l’altra tesi, anzi sottolineando, ogni qualvolta possibile, che Gasperini non è affatto in bilico. Anzi lui stesso è stupito di questo accanimento e lo ha detto serenamente. Così come ha spiegato che Moratti lo sostiene e lo incoraggia, e non sa più come altro dirlo. Eppure si continua a sentir dire che “Gasperini rischia il posto”. Doveva rischiarlo anche contro la Roma, eppure oggi è stato regolarmente al lavoro. E lo sarà anche dopo Novara.

Certo non siamo ciechi, siamo stati i primi a contestare il gioco e le scelte dopo le prime due sconfitte e il pareggio con la Roma, ma abbiamo anche ricordato come il tecnico abbia avuto tutti a disposizione solo due giorni prima di Palermo, e come molti di questi devono ancora assimilare i suoi schemi. Chiaramente non ha aiutato cambiare tre moduli in tre partite, ma ora è giunto il momento di imparare dagli esperimenti e prendere una strada definitiva. Gasp sembra aver optato per il 3-5-2, il modulo che gli dà maggiore sicurezza perché può schierare la sua “amata” difesa a tre ma contare su un folto centrocampo che filtra e copre. Nessuno può dirgli più che Sneijder, uno degli uomini decisivi, non viene utilizzato al meglio così come non si potranno avanzare critiche al modo in cui viene schierato il tridente: le due punte centrali sembrano le soluzione migliore per esaltare le doti dei vari Pazzini, Milito, Zarate e Forlan.

E poi, tornando al discorso di prima, sembra che alcuni tecnici per definizione debbano essere messi in discussione (quando il campionato è cominciato tutti aspettavano al varco Gasperini, “come sarà il suo esordio?” come se non avesse mai allenato), mentre altri mai. Uno a caso: Allegri. Solo perché ha vinto lo scorso campionato merita di essere più stabile del collega nerazzurro? Eppure il Milan ha gli stessi punti dell’Inter. Anzi proprio perché è campione in carica dovrebbe fare più rumore il suo “1” in classifica rispetto a quello dell’Inter. Il Milan ha pareggiato al Camp Nou e l’Inter perso col Trabzonspor? Vero, ma il Milan ha subìto il gioco dei catalani per 90 minuti registrando un imbarazzante 26% di possesso palla contro 74% catalano, e ha trovato il pari nel recupero per un colpo di fortuna. Quella fortuna che finora ha voltato le spalle all’Inter e che forse avrebbe potuto regalare qualche punto, e un po’ di serenità in più, al tecnico di Grugliasco.

Lasciamolo lavorare allora, stasera c’è una partita importantissima a Novara in cui l’Inter non può sbagliare, non siamo filo-Gasperini né contro-Gasperini; siamo solo realisti. E come tali ci rendiamo conto che questo è il momento di sostenere. Poi si vedrà…

Sezione: Editoriale / Data: Mar 20 settembre 2011 alle 00:01
Autore: Domenico Fabbricini
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