L'ex presidente dell'Inter Massimo Moratti torna a parlare ai microfoni del quotidiano Il Giornale. Tornando in primo luogo sulle sensazioni per la conquista del ventesimo Scudetto: "In un primo momento, la bellezza è nel raggiungimento dell'obiettivo. Poi ne prendi consapevolezza, capisci il significato, quando ti risvegli vedi che è tutto concreto, tutto positivo. E lo è ancora di più quando realizzi che hai corso il rischio di non realizzarlo. Un rischio? Quello di pensare di essere così forti da prendere sottogamba gli impegni futuri. Chiaro, uno non lo fa consapevolmente: ma la vittoria ti mette in condizione di sentirti superiore. Superiori noi lo siamo stati, ma ogni anno le cose cambiano. Anche il Napoli dello scorso anno sembrava imbattibile».

Inzaghi poco più di un anno fa sembrava traballante, poi una finale di Champions e la seconda stella. Quale il merito più grande?
"Il lavoro, l'abnegazione, la serietà e la pazienza che ha avuto. Inzaghi è stato bravissimo, ma non sorprendente: non è stato un guizzo, la costruzione del successo è arrivata mattone dopo mattone".

Una vittoria anche di Marotta.
"Sì, certo, ma non sottovalutiamo il presidente. Perché poi le decisioni le prende lui"..

Lo scudetto di Zhang, vissuto a distanza, ha lasciato un po' di amaro in bocca al tifoso?
"Non credo faccia apposta a stare via, fosse per lui sarebbe qui".

A proposito della sua frase sui 25 scudetti, se non ci fosse stata la Juve: non crede che il tifoso dell'Inter senta il bisogno di un presidente che possa dire anche questo?
"Io ho avuto la fortuna di vivere la storia dell'Inter per tantissimi anni: conosco i risvolti ed è normale che si possa parlare e divertirsi con i tifosi. Ciò non lo si può pretendere da un presidente che è nel ruolo da pochi anni. Zhang è attentissimo ed educatissimo, ma non gli si può chiedere di avere dentro questo approccio".

L'Inter rifinanzia il debito: si sposta il problema o problema non è?
"Tutte le squadre non stanno benissimo da un punto di vista finanziario ed economico. Tutte lottano con i debiti. Non conosco l'operazione, ma demandare il limite con una Champions così ricca come quella che ci aspetta potrebbe dare la possibilità di superare il problema".

Si gioca già tanto, si giocherà ancora di più: troppo?
"Gli impegni aumentano, ogni competizione ha la propria dignità e la propria storia. Ci sarà anche il Mondiale per club, sembra che ogni squadra debba avere 37 titolari. Aumenteranno gli incassi, sì, ma anche le spese».

Il tifoso che deve credere nei sogni, deve credere anche nei fondi che gestiscono i club?
"Nell'Inter il problema ha una portata minore. Perché è vero che si affida a un fondo per il debito, ma il presidente e la famiglia ci sono. Poi, come successe ad esempio con Elliott, puoi non sapere quanto durerà la gestione. Se i fondi spersonalizzano il calcio? È il grosso rischio che si corre, ma bisogna abituarsi».

Lei fa dei distinguo, ma passiamo alle analogie: tra l'Inter di Inzaghi e quella del Triplete?
"Analogie non ci sono mai. Questa impresa vive di suo, vale la seconda stella, l'Inter ha giocato un calcio ben diverso dal nostro o da quello di Herrera, per citare un altro periodo molto buono. L'unica analogia è il tifoso, che accoglie questi risultati con entusiasmo".

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Sezione: Copertina / Data: Dom 28 aprile 2024 alle 10:36
Autore: Egle Patanè
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