A San Siro, l’Inter ospita una Juventus reduce dalla vittoria del campionato, con l’obiettivo di mettere altri punti importanti nel percorso per la conquista del piazzamento Champions. Rispetto all’11 visto contro la Roma, e alle indiscrezioni della vigilia, Spalletti ritrova Brozovic (in mezzo al campo) e sceglie Icardi come punto di riferimento avanzato, con il trio Politano-Nainggolan-Perisic alle spalle. Allegri sceglie il 3-5-2: Emre Can in difesa, Cancelo e Alex Sandro ‘quinti’ di centrocampo, Bernardeschi e C. Ronaldo davanti.
PRIMO TEMPO - Tanti movimenti senza palla, all’interno di due moduli variabili e in continua evoluzione. Ma soprattutto, sponda Inter, grande intensità e presenza in ogni zona del campo e sui palloni vaganti. Sul preciso e verticale giro palla iniziale nerazzurro, la Juve attende e difende a 5 (con Cancelo e Alex Sandro ‘bassi’ in opposizione a Perisic e Politano). Diversamente da quel che accade quando la squadra di Spalletti ripassa da Skriniar e De Vrij, con Pjanic ad alzarsi su Brozovic e a comandare l’intera pressione bianconera. Prontamente e coraggiosamente elusa dalla qualità tecnica dei padroni di casa. Premiati per il grande approccio dalla perla di Nainggolan. Il belga trova spazi tra le linee, Vecino parte al fianco di Brozo per poi attaccare la zona lasciata scoperta dall’allargamento di Matuidi sulla corsia destra nerazzurra, molto coinvolta in fase di costruzione. Politano disegna la manovra d’attacco, Icardi e Perisic provano a completarla per vie centrali o liberandosi sul versante opposto (sul secondo palo). Allegri passa a un più ordinato 4-4-2: Matuidi e Cuadrado esterni - molto stretti - di centrocampo, Emre Can-Pjanic in mediana. La fisicità e la corsa del tedesco limitano parzialmente lo sviluppo fluido del gioco nerazzurro, l’alzarsi del baricentro e l’attivazione del pressing sin dal rinvio di Handanovic aprono invece a un’alternativa tattica. La ricerca immediata di Perisic, dominante nel duello fisico con Cancelo, per ritrovarsi immediatamente nella metà campo offensiva, con molti uomini pronti ad accompagnare e gli avversari costretti a ripiegare. La nuova disposizione bianconera porta più vantaggi e imprevedibilità in fase di costruzione. Sul possesso di uno dei due mediani (sul quale esce Nainggolan), Cuadrado e Matudi si accentrano alle spalle di Vecino e Brozovic, lasciando libertà di svariare a Ronaldo e Bernardeschi, e spazio per la spinta dei terzini. L’attenzione difensiva, unita a una forte predisposizione al sacrificio, mantiene intatta la protezione della porta di Handanovic, quasi mai impegnato nel corso della prima frazione. 45’ per molti tratti dominati dai padroni di casa, superiori in intensità e convinzione nello sviluppo del proprio sistema di gioco.
SECONDO TEMPO - Se da una parte il match rimane tatticamente invariato, dall’altra risulta sin da subito evidente il ‘nuovo’ atteggiamento ospite. Cancelo e Cuadrado da una parte, Spinazzola (subentrato ad Alex Sandro al 49’) e Matuidi dall’altra accompagnano con più convinzione l’azione offensiva bianconera. E Perisic e Politano, chiamati a numerosi ripiegamenti difensivi, faticano a riproporsi pericolosamente nella metà campo opposta. Anche Icardi e Nainggolan, nel lavoro di raccordo tra la costruzione dal basso e l’evolversi della manovra d’attacco, mostrano meno lucidità. E l’Inter, seppur senza soffrire, diminuisce la gestione dei ritmi del gioco. Al netto di un Brozovic che, seguito da Pjanic nella fase di abbassamento tra Skriniar e De Vrij, mantiene comunque salda l’identità nerazzurra nel voler uscire in palleggio. Allegri inserisce Kean al posto di Matuidi, spostando Bernardeschi sull’out mancino, nel tentativo di alzare ulteriormente il baricentro. E pochi istanti dopo, con l’Inter improvvisamente ‘bloccata’ negli ultimi 20 metri, arriva facilmente alla conclusione dal limite dell’area con Cristiano Ronaldo, e al gol del pareggio. Radja si abbassa sempre più costantemente sul centro-sinistra, andando a formare con Vecino - più alto sul centro-destra - e Brozo un triangolo di centrocampo intento a creare superiorità numerica nel confronto con Pjanic (in pressione sul 77) ed Emre Can. Il tedesco, alternando la posizione di partenza, esce su una delle due mezzali, mentre sull’altra si accentra l’esterno di competenza. E a trovare più libertà, nella fase di possesso dei padroni di casa, sono i terzini. Ed è proprio la crescita di Asamoah e D’Ambrosio a rivitalizzare la squadra di Spalletti, aprendo a diverse situazioni potenzialmente pericolose dalle parti di Szczesny. Il tutto accompagnato dall’ingresso di Borja Valero per Nainggolan (con l’avanzamento di Vecino) allo scoccare dell’ultimo quarto d’ora di gara. Dove alla nuova verve e composizione offensiva nerazzurra, identificabile in Lautaro Martinez (dentro per Icardi 2’ dopo il cambio Joao Mario-Politano), si contrappone l’imprevedibilità ospite, con l’accentramento tra le linee degli esterni (dentro Matheus Pereira per Bernardeschi), la spinta dei terzini e il continuo svariare delle punte. L’1-1 finale rappresenta per la Beneamata un altro piccolo passo verso il proprio obiettivo, con qualche rammarico. Con ancora qualche ostacolo obbligatoriamente da superare.
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Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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