Il derby d'Italia deve fare a meno del suo guerriero. Vidal, ex bianconero a segno nella sfida dello scorso gennaio, dà forfait per sindrome influenzale manifestatasi nella stessa mattinata di domenica, mentre alla vigilia Inzaghi aveva annunciato la rinuncia anche a Correa. Per i nerazzurri, reduci dal 3-1 di martedì in Champions contro lo Sheriff, classico 3-5-2: davanti ad Handanovic rientra Bastoni nella difesa completato da Skriniar e De Vrij. Torna anche Calhanoglu nel terzetto a centrocampo con Barella e Brozovic, sulle fasce giocano Darmian a destra e Perisic a sinistra. Tandem d'attacco formato da Dzeko e Lautaro. Schieramento speculare per la Juventus di Allegri, che in Champions (mercoledì) ha battuto 0-1 lo Zenit a San Pietroburgo: fuori a sorpresa Chiesa, Kulusevski fa coppia davanti con Morata. In difesa Bonucci vince il ballottaggio con De Ligt ed è affiancato da Danilo e Chiellini, a centrocampo spazio per McKennie con Locatelli e Bernardeschi, sugli esterni i soliti Cuadrado e Alex Sandro.
Primo quarto d'ora di studio in cui le squadre provano ad azionare le solite trame, trovando di fronte le difese preparate, poi il gioiello che non ti aspetti: Skriniar, che con Inzaghi ha allungato il suo raggio d'azione sulla trequarti, appoggia per Calhanoglu che di prima spara un missile deviato da Locatelli e respinto dal palo, Dzeko è bravo a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto, davanti ha la porta vacante (Sczcesny è rimasto a terra nel tuffo) e ad altezza dischetto non sbaglia il gol di tap-in. Il check del VAR sulla posizione del bosniaco formalizza l'1-0: l'Inter è passata in vantaggio con la Juve momentaneamente in dieci uomini data l'uscita dal campo di Bernardeschi per un problema alla spalla, così dopo il gol subìto Allegri è costretto al primo cambio e inserisce Bentancur.
La risposta dei bianconeri è sterile e si affida soprattutto a soluzioni individuali come i tiri dalla distanza, l'Inter difende ordinata grazie anche a una copertura più responsabile rispetto ad altre gare da parte dei cinque di centrocampo: Perisic e Darmian tengono a bada Cuadrado e Alex Sandro, i due attaccanti Morata e Kulusevski (lo svedese parte spesso alle spalle dello spagnolo) sono isolati e quando hanno palla finiscono sempre intrappolati nella rete di maglie nerazzurre. Alla mezzora la squadra di Inzaghi ha ripreso in mano il controllo del match e guadagna una serie di corner che però non riesce a sfruttare. I tentativi di innesco di Lautaro e Dzeko arrivano infatti soprattutto dalle fasce, come comanda la formula di Inzaghi, ma Danilo, Bonucci e Chiellini, rimasti sorpresi solo nel flipper del gol, sono esperti ed attenti a chiudere i varchi e non concedono alcun'altra chance al tandem d'attacco dei nerazzurri.
Nella ripresa la Juve prova ad alzare il suo baricentro: sale il pressing dei centrocampisti bianconeri, mentre in fase di possesso McKennie e Cuadrado tentano di proporsi come soluzioni alternative ai due attaccanti. La prima occasione al 60' è per l'Inter, con il colpo di testa di Dzeko su cross dalla trequarti di Barella che non inquadra lo specchio. Dura esattamente un'ora la partita di Calhanoglu che viene richiamato in panchina da Inzaghi, al suo posto entra Gagliardini. Sul fronte Juve Allegri cambia in attacco giocandosi le carte Dybala e Chiesa, escono Kulusevski e Cuadrado. L'azzurro parte largo a destra andando a occupare la posizione del colombiano, il diez gioca a supporto di Morata, abbassandosi sulla trequarti e lasciando il varco agli inserimenti di McKennie e Bentancur. Aumentano rapidità e qualità nelle giocate offensive dei bianconeri, Inzaghi, che prevede chance in ripartenza, risponde con un'altra doppia mossa, Sanchez e Dumfries, al posto di Lautaro e Perisic.
L'olandese si sistema ovviamente a destra, mentre Darmian cambia fascia e passa a sinistra. Il cileno fa da satellite a Dzeko e dà una grossa mano anche in fase difensiva, come nella chiusura all'83' su Alex Sandro che si trascina il pallone sul fondo. Gli ultimi due cambi di Allegri sono Kaio Jorge e Arthur che rilevano Locatelli e McKennie, ma la mossa decisiva arriva dal VAR: chiamato al monitor da Guida, l'arbitro Mariani punisce il contatto sulla linea del limite d'area fra Dumfries e Alex Sandro, all'89' dal dischetto va Dybala che spiazza Handanovic e firma l'1-1. Inzaghi furibondo viene espulso, l'ultima sostituzione è Vecino per Barella, ma nei cinque minuti di recupero succede poco altro. Inter e Juve si dividono la posta dopo un match dalle poche occasioni e marcato da due episodi, il secondo dei quali rimarrà al centro dei dibattiti in settimana.
Primo quarto d'ora di studio in cui le squadre provano ad azionare le solite trame, trovando di fronte le difese preparate, poi il gioiello che non ti aspetti: Skriniar, che con Inzaghi ha allungato il suo raggio d'azione sulla trequarti, appoggia per Calhanoglu che di prima spara un missile deviato da Locatelli e respinto dal palo, Dzeko è bravo a farsi trovare nel posto giusto al momento giusto, davanti ha la porta vacante (Sczcesny è rimasto a terra nel tuffo) e ad altezza dischetto non sbaglia il gol di tap-in. Il check del VAR sulla posizione del bosniaco formalizza l'1-0: l'Inter è passata in vantaggio con la Juve momentaneamente in dieci uomini data l'uscita dal campo di Bernardeschi per un problema alla spalla, così dopo il gol subìto Allegri è costretto al primo cambio e inserisce Bentancur.
La risposta dei bianconeri è sterile e si affida soprattutto a soluzioni individuali come i tiri dalla distanza, l'Inter difende ordinata grazie anche a una copertura più responsabile rispetto ad altre gare da parte dei cinque di centrocampo: Perisic e Darmian tengono a bada Cuadrado e Alex Sandro, i due attaccanti Morata e Kulusevski (lo svedese parte spesso alle spalle dello spagnolo) sono isolati e quando hanno palla finiscono sempre intrappolati nella rete di maglie nerazzurre. Alla mezzora la squadra di Inzaghi ha ripreso in mano il controllo del match e guadagna una serie di corner che però non riesce a sfruttare. I tentativi di innesco di Lautaro e Dzeko arrivano infatti soprattutto dalle fasce, come comanda la formula di Inzaghi, ma Danilo, Bonucci e Chiellini, rimasti sorpresi solo nel flipper del gol, sono esperti ed attenti a chiudere i varchi e non concedono alcun'altra chance al tandem d'attacco dei nerazzurri.
Nella ripresa la Juve prova ad alzare il suo baricentro: sale il pressing dei centrocampisti bianconeri, mentre in fase di possesso McKennie e Cuadrado tentano di proporsi come soluzioni alternative ai due attaccanti. La prima occasione al 60' è per l'Inter, con il colpo di testa di Dzeko su cross dalla trequarti di Barella che non inquadra lo specchio. Dura esattamente un'ora la partita di Calhanoglu che viene richiamato in panchina da Inzaghi, al suo posto entra Gagliardini. Sul fronte Juve Allegri cambia in attacco giocandosi le carte Dybala e Chiesa, escono Kulusevski e Cuadrado. L'azzurro parte largo a destra andando a occupare la posizione del colombiano, il diez gioca a supporto di Morata, abbassandosi sulla trequarti e lasciando il varco agli inserimenti di McKennie e Bentancur. Aumentano rapidità e qualità nelle giocate offensive dei bianconeri, Inzaghi, che prevede chance in ripartenza, risponde con un'altra doppia mossa, Sanchez e Dumfries, al posto di Lautaro e Perisic.
L'olandese si sistema ovviamente a destra, mentre Darmian cambia fascia e passa a sinistra. Il cileno fa da satellite a Dzeko e dà una grossa mano anche in fase difensiva, come nella chiusura all'83' su Alex Sandro che si trascina il pallone sul fondo. Gli ultimi due cambi di Allegri sono Kaio Jorge e Arthur che rilevano Locatelli e McKennie, ma la mossa decisiva arriva dal VAR: chiamato al monitor da Guida, l'arbitro Mariani punisce il contatto sulla linea del limite d'area fra Dumfries e Alex Sandro, all'89' dal dischetto va Dybala che spiazza Handanovic e firma l'1-1. Inzaghi furibondo viene espulso, l'ultima sostituzione è Vecino per Barella, ma nei cinque minuti di recupero succede poco altro. Inter e Juve si dividono la posta dopo un match dalle poche occasioni e marcato da due episodi, il secondo dei quali rimarrà al centro dei dibattiti in settimana.
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