"Parte con un modulo, lo corregge in corsa e, alla fine, forse per disperazione, lo stravolge. Ma, nonostante tutto questo dannarsi, Roberto Mancini non ottiene ciò che cerca: il gioco". La Gazzetta dello Sport analizza a livello tattico il pari di Bergamo. "La sua Inter balbetta, per non dire che se ne sta proprio muta di fronte a un’Atalanta che aspetta e riparte, con velocità e con umiltà. La squadra nerazzurra, imbottita di trequartisti, che sono poi degli autentici «mangia-palloni» nel senso che la loro azione è finalizzata più all’azione personale e al dribbling che alla costruzione logica e armonica, si appoggia su fondamenta che tanto solide non sono: è Medel, infatti, l’uomo incaricato di far girare il motore. Com’è possibile che un mediano, la cui dote principale è la capacità di recupero del pallone, diventi l’architetto? Nel 4-3-1-2 iniziale il cileno, piazzato davanti alla difesa, ha il compito di ricevere il disimpegno dei compagni e di iniziare la manovra, ma non possiede né la fantasia né le geometrie necessarie per un simile compito. Anche nel 4-4-2 toccherebbe a lui accendere la luce, ma l’Inter resta al buio. E nel 3-4-1-2, nell’ultimo tratto di partita, a innescare gli esterni dovrebbe essere sempre Medel... Detto che non è colpa di Medel se gli viene affidato un lavoro per il quale non è portato, resta il dubbio dei dubbi: dove può arrivare questa Inter se non si cambiano gli interpreti?". 

 

Sezione: Rassegna / Data: Dom 17 gennaio 2016 alle 11:28 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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