Angelo Moratti, negli anni della sua presidenza, costruì e portò al successo la sua Inter, un’Inter rimasta impressa, scolpita nelle menti dei tifosi nerazzurri di allora, che hanno tramandato alle generazioni successive le grandi imprese, incastonate nella leggenda, dei vari Mazzola, Facchetti e Suarez che riuscirono a vincere il campionato e la Coppa dei Campioni, festeggiata sotto il diluvio di Milano, nella stagione 1964-65. Al giorno d’oggi quell’impresa è difficile ma non impossibile; l’ultima italiana a riuscirci è il Milan di Capello nella stagione 1993-94, vincendo scudetto e Champions League in finale ad Atene, sul Barcellona di Cruyff per 4-0. L’Inter di Mourinho è come quel Milan; solida e non molto spettacolare, ma tremendamente concreta e dall’incredibile forza mentale; i nerazzurri hanno tutto per poter puntare ad arrivare sino alla fine di entrambe le competizioni e cercare di portarle a casa.

Questo è anche il pallino fisso di Josè Mourinho, che ci prova da tanto tempo, dal 2004/2005 quando si sedette sulla panchina del Chelsea e non raggiunse tale obiettivo soltanto per colpa della sfortuna. Certo in Italia non è come in Spagna o in Inghilterra; non c’è il Barcellona che stacca il Real Madrid di 21 punti, o la poca pressione come Oltremanica, la Serie A è estremamente equilibrata e ogni gara è una battaglia. Ma l’Inter ha tutte le carte in regola per riuscire nell’impresa, per accostarsi sempre più a quella Grande Inter che riscrisse la storia del calcio italiano.

Sezione: News / Data: Mer 31 marzo 2010 alle 09:03 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alberto Casavecchia
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