Il riavvicinamento tra le parti continua. Il problema di Ibrahimovic con l'Inter non è una questione di soldi né di stimoli particolari. E' piuttosto un argomento puramente tecnico-tattico. Non sorprende che lo svedese si sia lamentato ultimamente per il suo impiego da unica punta, ruolo che non gli si confa sia per atteggiamento mentale (a lui piace muoversi liberamente, non fare il centro boa), sia per caratteristiche tecniche (per quanto sia alto 193 centimetri, Ibra preferisce giocare palla a terra). Le perplessità relative al gioco nerazzurro si sono fatte sempre più evidenti nell'ultimo mese, durante cui la squadra di Mourinho non ha espresso un bel calcio, anzi. La manovra offensiva è spesso ancorata a lanci lunghi per le sponde dello svedese, con un centrocampo che non riesce a far girare il pallone né a dare supporto al reparto offensivo. Un ritorno al passato, insomma, alle prime giornate in cui il tridente d'attacco faticava tremendamente a creare qualcosa in zona gol. Ibrahimovic, per quanto stimi Mourinho, vuole giocare in una squadra che faccia dell'attacco e del possesso di palla un'arma determinante. Non gradisce giocare solo di rimessa e sbattersi alla ricerca dei palloni alti. Questo per lui non è gioco, la sua filosofia offensiva è diversa. In tal senso, per quanto i rapporti alla fine erano ormai logori, con Mancini si divertiva di più.

Inoltre, il fatto di trovarsi da solo in attacco lo espone anche a pessime prestazioni e, come contro la Lazio, alla reazione stizzita del pubblico che gli scarica addosso le responsabilità di un attacco sterile. I eri Marco Branca ha incontrato l'agente di Ibra, Mino Raiola, il quale gli ha espresso tutte queste perplessità. Il giocatore vuole garanzie tecniche, vuole una squadra che, parole testuali, "giochi come il Milan o come il Barcellona, tenendo in mano il gioco e attaccando tutti insieme". Solo così, è convinto l'attaccante, si può fare strada in Europa. Questo primo incontro ha chiarito la posizione dello svedese e ha offerto linee guida alla soluzione del proprio malessere. Ma anche se la società deve lavorare per rafforzare l'Inter con giocatori di qualità, di certe questioni sarebbe meglio discutere con Mourinho. Il quale insiste con un modulo a un'unica punta, mal supportata da ali che o sono troppo avanti con l'età (Figo), o non si sono dimostrate all'altezza (Mancini e Quaresma), oppure, infine, sono semplici adattamenti al ruolo (Balotelli). Probabilmente Ibrahimovic vorrebbe avere un partner d'attacco fisso al proprio fianco, che gli dia un punto di riferimento e, soprattutto, si porti dietro uno dei numerosi difensori che stanno costantemente alle sue calcagna.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 06 maggio 2009 alle 10:18
Autore: Fabio Costantino
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