Il giorno dopo la sensazione è ancora più piacevole. Al di là delle recriminazioni giustificate per la prestazione del signor Rocchi e delle successive dichiarazioni preoccupate dei vari Mourinho, Moratti e Paolillo, quello che più conta è quanto dice la classifica: Inter a +9 (virtualmente +6, ragionando come il portoghese) sul Milan, l'avversario che tutti gli addetti ai lavori hanno incoronato come degno rivale dei nerazzurri nella lotta per lo scudetto. Invece ieri sera il campo ha detto ben altro: fino all'espulsione di Sneijder, a parità di uomini, la squadra nerazzurra è stata padrona del gioco, creando ben quattro nitide occasioni da rete (una delle quali sfruttata da Milito, da degno rapinatore d'area) e lasciando solo le briciole di sterili pasaggi e una manovra impacciata ai rossoneri. i quali hanno vissuto a lungo sulle iniziative di Ronaldinho, giocoliere senza pari ma anche predicatore nel deserto. La difesa nerazzurra non ha mai concesso nulla, solo una volée di Borriello alle stelle, mentre dall'altra parte Sneijder (due volte, palo compreso) e Milito (anche lui due volte, gol e grande parata di Dida) mettevano in crisi i difensori di Leonardo.

Poi è arrivato il rosso a Sneijder, che ha tagliato i rifornimenti alle punte Milito e Pandev, costringendo la capolista a ripiegare su sé stessa cercando di sfruttare rapidi capovolgimenti di fronte. Dopo una fase di riassetto, l'Inter ha trovato il suo equilibrio e grazie alla presenza di spirito e al tempismo di Zanetti e Cambiasso, bravi a colmare qualche lacuna di Muntari, ha eretto un muro in mediana, prima fase di copertura alla retroguardia. La quale, con Lucio e Samuel a battagliare in area contro Borriello, ha visto in Maicon e Santon due esterni in grado di difendere e ripartire (più il brasiliano, ma per scelta tattica di Mourinho). Il Milan ha preso in mano il pallino del gioco, non era difficile immaginarlo: con l'uomo in più i rossoneri hanno potuto avanzare il loro baricentro e dar vita a una manovra di accerchiamento che però non ha quasi mai trovati impreparati i dretti avversari. La spinta di Abate e Antonini (poi Jankulovski), a supporto di Ronaldinho e Beckham, è stata ben controllata dalla fase difensiva di Muntari da una parte e Zanetti dall'altra. Centralmente, Pirlo è stato costantemente vittima della pressione di Cambiasso. Poi, quando la sfera arrivava in area, ci pensavano Lucio e Samuel a divorarla, salvo concedere due volte a Julio Cesar la passerella con interventi eccezionali.

In avanti, le speranze dell'Inter erano affidate a Milito e Pandev, che battagliavano contro Thiago Silva e Favalli ma soffrivano più di tutti l'assenza di Sneijder, ispiratore della prima fase del match. Poi, però, i due attaccanti sono spesso riusciti a prendere d'infilata la difesa del Milan, andando due volte vicini al raddoppio in contropiede: prima Milito (tiro debole), poi Pandev (palo clamoroso) hanno fatto gridare al gol, urlo rimasto in canna fino al vero 2-0 su punizione del macedone, arrivato poco prima della sua sostituzione. Anche il destino a volte sa darti una mano... Il secondo gol ha demoralizzato i rossoneri e aumentato l'entusiasmo dei padroni di casa, che hanno stretto ancora di più le maglie, confermando una compattezza difficile da trovare in molte altre squadre di questo pianeta. L'uomo in meno non è stato sofferto davanti a Julio Cesar, e neanche l'espulsione di Lucio ha scomposto i nerazzurri durante gli ultimi 5 minuti di incontro. Grinta, volontà, coraggio: le doti di Mourinho trasmesse a un gruppo che ieri ha dimostrato di non avere avversari. Se il Milan deve essere l'anti-Inter, ieri il campo ha dimostrato che neanche con l'uomo in più i rossoneri riescono a giocare alla pari con la capolista. Non sono solo i colpi di tacco o i dribbling a fare spettacolo nel calcio: anche la compattezza e la tenacia di una squadra che gioca secondo il motto 'tutti per uno...' vale il prezzo del biglietto. E vale anche lo scudetto.
 

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 25 gennaio 2010 alle 10:53
Autore: Fabio Costantino
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