L’estate scorsa, quando Matias Vecino è arrivato all’Inter per ventiquattro milioni di euro, era un giocatore a metà. Aveva mostrato che giocatore potesse diventare, ma c’è voluto tanto lavoro da parte di Spalletti e del suo staff per trasformarlo da centrocampista bravo a fare di tutto un po’, a incursore e punto focale dell’equilibrio interista. Il Vecino che sta affrontando la sua seconda stagione in maglia nerazzurra è migliore rispetto a quello dell’anno scorso sotto tutti i punti di vista, dall’intensità alla qualità dei palloni giocati. In questo caso, i fattori che hanno contribuito all’impennata delle prestazioni dell’uruguagio sono due: in primis, Spalletti ha trovato i compiti tattici adatti al suo stile di gioco. È importante parlare di compiti e non di ruolo perché, nel calcio moderno e trasformista, Vecino non può essere classificato come mezzala, mediano o trequartista. Ha assimilato alcune delle caratteristiche di questi tre classici del calcio e li amalgama in maniera diversa a seconda dell’avversario e del momento della partita.

LA PRIMA STAGIONE - Vecino è l’ultimo colpo di una campagna acquisti interlocutoria che si apre con la campagna #InterIsComing e si conclude anzitempo a causa del blocco da parte del governo cinese sugli investimenti esteri. E se i tifosi interisti si aspettavano l’arrivo di Nainggolan e Vidal, si devono accontentare della coppia di centrocampisti della Fiorentina arrivata ottava nella Serie A 16/17. Spalletti richiede espressamente Vecino per i suoi movimenti senza palla, convinto di poterlo plasmare nel nuovo Nainggolan. I primi esperimenti si compiono durante l’inizio della stagione, suggellata con il gol all’Olimpico contro la Roma con cui l’Inter inizia la sua corsa senza tregua alla Champions League. Sulla trequarti si alternano Brozovic, Borja Valero  e fa qualche comparizione anche Joao Mario, mentre lui è solido nel gestire i suoi possessi da centrocampista centrale con delega sugli inserimenti, poco frequenti. È un centrocampista poco costante, in grado di accelerare palla al piede e di bucare la difesa avversaria così come di rinculare fuori posizione nella stessa partita. Corre molto, ma a volte pare lento nell’adattarsi al ritmo della partita. Insomma, gioca tanto ma non convince del tutto, anche a causa delle premesse che lo attendevano ai cancelli di Appiano Gentile. Nella seconda parte di campionato l’Inter si riassesta sull’asse Rafinha-Cancelo, e Gagliardini trova molto spazio per via dei problemi di pubalgia di Vecino, che ne limiteranno drasticamente l’impiego: di fatto, sarà arruolatile solo per le ultime giornate di campionato, dove una sua entrata fuori tempo contro la Juventus rischia di costare la Champions League all’Inter. L’uruguagio si fa perdonare prendendola all’Olimpico contro la Lazio, ma all’inizio di questa stagione tutti continuavano a chiedersi: chi sarà il titolare al fianco di Brozovic

IL BACKGROUND - Qui occorre fare un rapido passo indietro, per scavare nel giocatore che si è costruito negli anni, forte di certe esperienze. Gli allenatori che più lo hanno influenzato sono stati due: Maurizio Sarri e Paulo Sousa. Con Sarri gioca a Empoli in un centrocampo a tre, da mezzala di destra, dove prova e riprova inserimenti e coperture. L’anno successivo Sousa lo sposta in mediana, con il compito di recuperare palloni e contribuire allo sviluppo dell’azione. Sembra instradato verso un percorso da giocatore di sistema, quell’ingranaggio necessario senza il quale un automatismo non può essere perfetto. Inoltre, incomincia a legare le due fasi, risultando molto più fluido nel trasformare un recupero difensivo in una ripartenza. Si muove meglio per il campo, migliora nelle letture e nella capacità di inserimento, marcando non troppo spesso l’appuntamento con il gol. Il suo massimo di reti in stagione è tre, raggiunto nelle ultime due stagioni. Tuttavia, è sempre stato uno dai gol pesanti. Basti pensare al 2011: durante il Sudamericano Sub20, un suo gol contro l’Argentina mandò l’Uruguay in finale, a sfidare il Brasile. La sua campagna lo fece diventare uno dei più richiesti in patria, tanto che Penarol e Nacional se lo contesero a colpi di milioni: Vecino è sempre stato uno che, diremmo oggi, ha la garra charrua nel sangue. Aveva solo bisogno di Spalletti.

LA NUOVA STAGIONE - Vecino si presenta all’inizio di quest’annata forte di un Mondiale da titolare nel suo Uruguay, con una condizione fisica migliore rispetto all’anno scorso e, cosa che non guasta mai, con la convinzione di poter essere un uomo del Destino. Spalletti gli da fiducia, tanto da panchinare Gagliardini per far subito spazio, nonostante l’ex Atalanta avesse fatto tutta la pre-season. Vecino non esce più dall’undici interista, se non per rifiatare. Questo perché Spalletti gli chiede dei compiti specifici che nessuno in rosa può assolvere: è lui a togliere pressione in impostazione a Brozovic, sfalsando la linea di centrocampo e spezzettando il pressing avversario. Inoltre, con la sua gamba è un ottimo centrocampista box to box. Corre per te e cuce i reparti, proponendosi come sfogo alla manovra e anche come terminale offensivo.

Nelle due situazioni di gioco evidenziate durante il derby vinto grazie al gol di Icardi, si evince come Vecino sia a suo agio nel vestito ricamatogli su misura da Spalletti. Ora sa sfruttare la sua gamba in modo più ordinato dell’anno scorso: sa quando è necessario mantenere una linea solida, formando un triangolo con Borja Valero (o Nainggolan) e Brozovic, così come è sempre in avanti quando l’azione va finalizzata. Non è un caso che, anche nel gol contro la SPAL, uno degli uomini più avanzati fosse proprio lui. Nelle prime partite della stagione, inoltre, era sembrato andare in affanno verso la metà del secondo tempo, quando le energie calavano e la sua intelligenza veniva meno. Grazie ad un lavoro enorme, è riuscito a riguadagnare quella forma che gli permette di essere decisivo quando conta. 

L’Inter che ha perso Nainggolan per due, tre settimane ha estremo bisogno di un giocatore come Vecino. La sua poli funzionalità è necessaria al concepimento della profondità dell’azione, che altrimenti si arrenderebbe ad una serie di passaggi in orizzontale o in verticale. La presenza di calciatori come Vecino o Icardi, ad esempio, permettono di sfruttare le diagonali di gioco e rendere imprevedibile una manovra che a tratti si appiattisce, ma riserva sempre un colpo di teatro. Chiedere a Tottenham, Sampdoria e Milan se ne hanno sentito parlare. Per il resto, d’ora in poi, citofonare Matias Vecino

VIDEO - TUTTI GLI ANNI E LE VITTORIE DEI 20 PRESIDENTI DELL'INTER: A CHI SEI PIU' AFFEZIONATO? 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 25 ottobre 2018 alle 22:05
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
vedi letture
Print