"Ho messo piede su un campo sportivo che facevo già la terza media. Mio padre non voleva che giocassi a calcio. Dissi a mia madre che sarei andato a giocare anziché fare due ore di educazione tecnica. Lei mi coprì, ma qualche dirigente al bar se la cantò. Tornai a casa e vidi mio padre Adamo sulla porta. Ricordo ancora quello schiaffone". Il racconto è di Alberto Zaccheroni, che ai microfoni di Gianlucadimarzio.com ricorda l'episodio che vide protagonista papà Adamo, grande tifoso nerazzurro: "C'era da guardare l’albergo di famiglia. Che mio padre chiamò Ambrosiana, il vecchio nome dell’Inter. Avrebbe voluto chiamarlo Internazionale, ma ne esisteva già uno a Cesenatico - rivela Zac -. Andavo a letto e pensavo solo nerazzurro. Conoscevo ogni cosa dell'Inter degli anni '60".

Fede nerazzurra interrotta poi quando suo padre andò a vederlo giocare per la prima e unica volta, lo stesso giorno in cui il Bologna di Savoldi giocava contro l'Inter: "E lì al Dall’Ara, quel giorno stesso, smisi di tifare Inter. Me ne accorsi perché non esultai al gol e festeggiai quello del Bologna. Iniziai a tifare Fiorentina. Una volta nel campionato riserve mi toccò marcare Chiarugi. Una scheggia, dopo quella partita lo iniziarono a chiamare in prima squadra. E vinsero lo scudetto. Da cinquant’anni tifo sempre chi fa giocare i giovani. Metterli dà freschezza. Come quella Fiorentina".

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Sezione: Focus / Data: Ven 25 dicembre 2020 alle 18:10 / Fonte: Gianlucadimarzio.com
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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