"Il primo amore non si scorda mai". Può essere riassunta con queste parole l'esperienza nerazzurra di Sébastien Frey, portiere francese, ma italiano d'adozione, che ha difeso i pali dell'Inter in due momenti differenti: prime presenze nella stagione 1998-1999, maglia da titolare nel campionato 2000-2001. Stagioni complicate, ma che sono servite per farlo diventare negli anni successivi uno dei migliori interpreti del ruolo a livello europeo. Attualmente al Bursaspor, il classe '80 di Thonon-les-Bains potrebbe rientrare in Italia nel giro di pochi giorni, qualora le offerte già pervenute diventassero qualcosa di concreto e definitivo. Per parlare dell'attualità interista e del presente in Turchia, FcInterNews ha intervistato proprio Seba, che riserva in conclusione un bellissimo ricordo dell'ex patron Massimo Moratti.

Sébastien, in Turchia due anni completamente diversi: come descriveresti la tua esperienza al Bursaspor?
"Per me è stata un'esperienza nuova. Il primo anno è stato molto positivo, ho vissuto una stagione da titolare giocando con continuità. È stato tutto molto bello. Il secondo, invece, è stato l'esatto contrario. Ho avuto parecchi problemi con l'allenatore".

Cosa è successo?
"Lui mi ha spiegato che non voleva affidarsi a un portiere straniero, e quindi sono stato fuori tutto l'anno. Proprio per questo sto valutando la situazione per andare via per poi, perché no, tornare in Italia".

Perché l'allenatore ti ha comunicato questa scelta così 'strana'?
"Non saprei, sono scelte. Io ovviamente non ero d'accordo perché avrei voluto aiutare la squadra e non volevo essere un 'peso', ma lui ha impedito tutto questo. Devo dire che è stato un rapporto particolarmente complicato".

Perché non hai scelto di andare via durante lo scorso mercato di gennaio?
"Sì, avevo questa possibilità, ma considerando che avevo ancora un anno e mezzo di contratto avremmo dovuto trovare una soluzione con la società. Io ho sempre pensato di non voler essere mai considerato un 'peso'".

Come ti senti fisicamente?
"Sto molto bene e sono molto in forma. Non ho perso tempo e ho sfruttato questa annata da non titolare per gestirmi, e senza l'impegno della domenica mi sono curato per essere pronto a ripartire alla grande. Quindi sto molto bene. Quella appena conclusa è stata una stagione molto particolare, ma è servita per indossare una grande 'corazza'. Non avrei mai pensato di aver bisogno di una cosa del genere, ma sono cresciuto ancora di più. Questo è l'unico punto positivo dell'ultimo anno".

Hai delle offerte dall'Italia?
"Certamente, e aggiungo che le sto valutando con estrema attenzione. Sto pensando seriamente di tornare in Italia, sarebbe bello giocare di nuovo nel campionato italiano".

Considerando, invece, l'attualità nerazzurra, vorrei chiederti un parere sul tuo collega Samir Handanovic: l'Inter ha fatto bene a puntare ancora su di lui?
"Reputo Samir un top player, ma dovrà essere motivato al 100%. Se rinnoverà il contratto vuol dire che lo sarà".

In tema di giovani nerazzurri, la stagione di Francesco Bardi ('vice' nel Chievo Verona, ndr) cosa può rappresentare?
"È un dispiacere, un portiere giovane non può permettersi di perdere un anno intero, o quasi. A questa età serve acquisire sempre maggior esperienza".

Che idea ti sei fatto della nuova Inter di Roberto Mancini?
"Stimo tantissimo il Mancio, tutti conoscono il suo grande carattere. Ha fatto una scelta molto coraggiosa, cioè quella di tornare in un ambiente in cui vinse già in passato. Oltretutto in un momento non semplice. Ma con lui si può tornare grandi".

Tornando a te, che ricordo hai delle due esperienze a Milano?
"Sono arrivato quando ero un ragazzino in una realtà piena di campioni. Allenarsi con loro era uno spettacolo, poi c'era Gianlu (Gianluca Pagliuca, ndr). Lo ringrazierò sempre, è un portiere e un uomo che ho sempre stimato".

C'è un rammarico? Magari quello di aver vestito i guantoni da titolare (stagione 2000-2001, ndr) da 'giovanissimo'?
"No, non ho alcun rammarico. Quella stagione mi è servita per diventare più 'grande': allenarsi con certi giocatori, come ad esempio Ronaldo, Roberto Baggio, Alvaro Recoba e Ivan Zamorano, non può che essere una spinta per migliorare e crescere sempre di più. Ero in un certo modo costretto a lavorare sempre oltre il mio limite, perché con certi giocatori non puoi permetterti di non dare il 150%. La stagione del mio ritorno è stata invece particolare, ci sono stati tanti cambiamenti e un po' di confusione. Un vero peccato. Con un'Inter più tranquilla sarebbe stato diverso probabilmente".

Conclusione dedicata a Massimo Moratti: che ricordo hai di questo 'Signore del calcio'?
"È stato un secondo padre, semplicemente. Ci ha sempre trattato come dei figli, facendoci sentire sempre e in ogni occasione a proprio agio. Forse anche troppo, ma ogni giocatore andava in campo nelle migliori condizioni, e non c'erano scusanti quando si perdeva giocando male. Moratti è veramente il migliore, ha sempre dato tutto sé stesso".

Sezione: Esclusive / Data: Sab 27 giugno 2015 alle 19:30 / Fonte: Porto Cervo, Arzachena (OT) - Intervista di Francesco Fontana
Autore: Redazione FcInterNews.it
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