1982, l'anno in cui l'Italia divenne campione del mondo per la terza volta. Anno 'benedetto' perché proprio in quel periodo nacquero tantissimi giocatori che molti anni dopo avrebbero fatto la storia divenendo dei 'grandissimi'. Uno di questi è certamente lui, che la storia l'ha scritta con la maglia dell'Inter, vincendo tutto quello che c'era da vincere nella stagione leggendaria: il 2009-2010, l'annata del Triplete. Thiago Motta, giocatore unico, qualità rare e geometrie sopraffine di cui tanti sentono ancora la mancanza. Due stagioni e mezza vissute con la maglia nerazzurra, forse troppo poco per un giocatore che - chissà - avrebbe fatto molto comodo anche ai tecnici che si sono susseguiti sulla panchina dell'Inter dopo Ranieri, l'ultimo che ammirò le sue qualità a Milano. Mazzarri compreso. Poi l'addio, per sposare la causa francese, con un Paris Saint-Germain che ancora oggi lo reputa fondamentale.
L'approdo a Milano, la cessione al PSG, la ferrea volontà dell'allenatore romano di trattenerlo ad Appiano, l'acquisto di Guarin che, di fatto, "Arrivò come suo sostituto". Per questo e per trattare molti altri argomenti FcInterNews ha contattato in eslcusiva l'agente del classe '82 di São Bernardo do Campo, Alessandro Canovi.
Maggio 2009. Il presidente del Genoa Enrico Preziosi annuncia la cessione di Thiago Motta, insieme a Diego Milito, all'Inter. Come andò la trattativa?
"Credo si sappia tutto di questa operazione. Thiago al Genoa è riuscito a recuperare il suo antico valore e prestigio. Il campionato che fece a Marassi fu grandissimo, uno dei 2-3 migliori della sua carriera e, quindi, l'Inter si mosse e ricordo che Branca venne più di una volta allo stadio a vederlo. Non c'era solo il club nerazzurro interessato - anche la Roma ci provò - ma l'Inter si mosse in netto anticipo riuscendo in questa grande 'vittoria': portare a Milano due super giocatori che in quella stagione fecero grande il Genoa: Thiago, appunto, e Milito".
Ha citato la Roma. A parte i giallorossi c'erano altre squadre interessate?
"Nessuno ci provò in modo deciso e il motivo era chiaro: non c'era alcun spazio per inserimenti dell'ultimo momento perché l'Inter si mosse in netto anticipo rispetto a tutti. Il giocatore, dal canto proprio, non ebbe il minimo dubbio circa la destinazione nerazzurra".
Inter, la più grande esperienza della sua carriera?
"Assolutamente sì, anche più del Barcellona. L'Inter è riuscita a farlo tornare un grande giocatore, questo è il suo pensiero e io non posso fare altro che riportarlo".
Tralasciando, per un attimo, le stagioni a Milano, vorrei passare direttamente alla cessione nel gennaio del 2012. Come avvenne il passaggio al Paris Saint-Germain?
"Ranieri (il tecnico dell'Inter in quel momento, ndr) dimostrò tutto il proprio attaccamento nei confronti di Thiago e non voleva la cessione del giocatore. Ma lui deve sentirsi sempre importante, in quel momento la società era all'inizio di un ridimensionamento e noi decidemmo di andarle incontro. Non accettammo di spalmare l'ingaggio, ma non per una mancanza di rispetto nei confronti dell'Inter, bensì perché quello era un momento in cui si poteva ottimizzare la cessione del giocatore. E il fatto che andò a guadagnare di meno a Parigi testimonia quanto Thiago volesse bene all'Inter. È stato uno dei pochi giocatori che in quel momento ha garantito una certa entrata, considerando gli altri protagonisti delle vittorie di quelle annate".
Quali sono le cifre esatte del passaggio di Thiago Motta dall'Inter al Paris Saint-Germain?
"Non ricordo tutto nel dettaglio perché la trattativa fu portata avanti direttamente da Leonardo e dal presidente Moratti. Il tecnico dei francesi era Ancelotti, il quale ha sempre stimato il giocatore e, anche a livello tecnico, è stato tutto più semplice".
Tra le varie parti in causa, chi fu quella che fece la prima mossa per lasciare l'Inter?
"Noi, ma avevamo già parlato con l'Inter quando aveva ancora un anno e mezzo di contratto. La situazione era molto chiara e tutti lo avevano capito: a fine stagione le strade si sarebbero, comunque, divise. I messaggi che arrivavano andavano proprio in quella direzione: la società non voleva la cessione a gennaio, ma le idee erano molto chiare. Niente fu fatto all'oscuro, l'Inter era al corrente di tutto. Dopo questo primo approccio è nata la trattativa con il PSG".
Nel dettaglio.
"Inizialmente la trattativa venne impostata a gennaio per il trasferimento del giocatore a Parigi a giugno. Ma Leonardo cambiò le carte in tavola e quando andai in Francia lui stesso mi comunicò la decisione della società di acquistare Thiago già durante la sessione invernale".
Thiago Motta pressò per andare via e durante l'ultimo periodo ad Appiano Gentile dimostrò tutto il proprio disappunto perché aveva molta voglia di abbandonare l'Inter. Questa voce corrisponde alla verità?
"No, non è vero. Non si è mai lamentato. Tutto è cambiato dal momento in cui è diventata ufficiale l'acquisizione da parte dell'Inter di Guarin, praticamente il sostituto di Thiago, nonostante i due ricoprissero ruoli differenti. Il giocatore si complimentò perché si trattava di un grande acquisto, ma in quel momento comunicò al presidente la decisione di voler cambiare. Ma, ripeto, tutte le parti erano d'accordo. Inter in primis".
Dopo l'addio c'è mai stata la possibilità di tornare, soprattutto con Erick Thohir?
"Credo che non ci possano essere le condizioni economiche per un'operazione di questo tipo. L'Inter attuale non si può permettere lo stipendio di Thiago".
Cosa rappresenta l'Inter per lui?
"Lo ha sempre detto, anche pubblicamente: il Triplete ha segnato tutti, il corpo e il sangue di questi giocatori splendidi. Thiago compreso. È sicuramente la storia più importante della sua carriera, ma oggi c'è il PSG. Una società che sta creando basi enormi per il futuro".
Thiago come ha vissuto il post Triplete?
"I primi tempi non li ha sofferti, ma gli ultimi sei mesi certamente. Ranieri è riuscito a fare un miracolo con una squadra che andava verso il viale del tramonto. Thiago era ancora nel pieno delle sue qualità e, a 29 anni, aveva ancora grande mercato, al contrario di giocatori che avevano già una certa età, come Cambiasso e Milito".
2009-2010, Camp Nou: semifinale di ritorno della Champions League. Espulsione ingiusta contro il Barcellona con tanto di sceneggiata da parte di Busquets. È più grande il rammarico di aver saltato la finale di Madrid o la rabbia per il modo in cui l'esclusione è avvenuta?
"Quello che è successo è evidente, ma nel calcio certe cose possono capitare. Thiago è stato vittima di un inganno, ma credetemi che tra lui e Busquets non c'è alcun tipo di problema. Ovviamente il rammarico è stato grande, ma anche per la semifinale stessa. Lui è cresciuto a Barcellona e ci teneva a fare bene al Camp Nou, è stato fatto fuori per un inganno. Ma la Champions League è stata una grandissima cavalcata e non è corretto parlare solo di questo match. Ritengo la gara di Londra contro il Chelsea un capolavoro e da quel momento l'Inter ha acquisito tantissima consapevolezza nei propri mezzi. E Thiago ha fatto una grandissima partita".
Mourinho l'allenatore al quale Thiago si sente maggiormente legato. È corretto dire questo?
"Thiago ha avuto la fortuna di avere grandissimi allenatori in carriera. Lui mi ha sempre detto: "Se all'inizio non ci fosse stato Antić forse non avrei imparato a giocare come centrocampista centrale", perché lui nasceva mezzala. Parla benissimo di Gasperini che ritiene uno dei migliori e più preparati a livello tattico e il fatto di averlo avuto a Genova lo ritiene una fortuna, poi beh, Mourinho lo ha fatto vincere. Ha vinto tutto con lui. Invece Ancelotti lo reputa, a livello gestionale, il numero uno, mentre Blanc è un fenomeno, al pari di Gasperini, a livello tattico. Da tutti ha cercato e sta cercando di apprendere qualcosa. Thiago parla sempre benissimo di questi allenatori".
Tornando al mercato, è vero che la Juventus nel recente passato ha provato a portare a Torino Thiago?
"Certamente, l'anno scorso, quando eravamo nella fase di rinnovo con il PSG. Ma non c'è mai stata la possibilità concreta di un addio a Parigi perché lui sta bene in Francia. Ma posso dire che non è molto amato dai tifosi juventini (ride, ndr). La Juve, comunque, non è l'unica società che mi ha contattato".
Chi può essere il suo erede?
"Thiago è un giocatore unico, a questi livelli non ne vedo molti con le sue caratteristiche. Verratti, che reputo un fenomeno assoluto, secondo me è più simile a Modric. Mi vengono in mente lo stesso Busquets e Kroos: esemplari unici perché sin da giovanissimi hanno imparato a sviluppare un certo tipo di gioco. Thiago continua a essere uno dei migliori e sono sicuro che arriveranno tante offerte per lui".
Come ha preso la mancata convocazione da parte di Conte?
"Non ha bisogno di rassicurazioni, conosce benissimo il calcio e sa come funziona. Lui comprende il rinnovamento e, in caso di necessità, ci sarà. Capisce le scelte del tecnico, ma per adesso ci sono Pirlo e De Rossi. Convocare tre giocatori nello stesso ruolo la reputo una scelta un po' esagerata".
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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