Where is Walter? In molti si stanno chiedendo dove sia finito Sabatini. C'è chi lo segnala a Nanchino come commensale alla cena di gala organizzata dal boss di Suning Zhang Jindong per accogliere il tecnico in pectore dell'Inter Luciano Spalletti; chi, invece, nelle stesse ore, lo descrive a Milano, laborioso fino a tarda serata nel bunker della sede interista di Corso Vittorio Emanuele II. Per alcuni, il direttore tecnico di Suning Sports è tutto affaccendato nel casting allenatore dello Jiangsu, risoltosi poche ore fa con la decisione di affidare l'incarico a Paulo Sousa; per altri sta lavorando alacremente alla rifondazione nerazzurra.

Quel che è certo è che Sabatini di indizi per farsi scoprire ne lascia davvero pochi, nascosto com'è dietro la proverbiale nube di fumo che esce dalla sua inseparabile sigaretta. Scherzi a parte, il giochino dell'estate a cui dovranno per forza di cose giocare gli addetti ai lavori è solo all'inizio, ma già denuncia un fatto incontrovertibile: di notizie di prima mano sull'Inter neanche l'ombra. E a nulla servirebbe un ricevitore GPS per avere informazioni sulle coordinate geografiche ed orario del dirigente di Marsciano, che conosce molto bene i vecchi trucchi del mestiere per dissimulare le sue intenzioni su questa o quella trattativa. In ogni caso, se si trovasse in difficoltà, poi, il diretto interessato potrebbe sempre dire che è Piero Ausilio quello deputato a trattare con certi procuratori; e, quindi, ecco che basterebbe un'istantanea che ritrae il direttore sportivo assieme a qualche intermediario (è già successo) per far partire la cantilena di illazioni di mercato che obbligano le parti chiamate in causa a ricondurre tutto nel giusto territorio del colloquio amichevole tra colleghi.

Dura la vita dei giornalisti ai tempi delle informazioni che arrivano a spizzichi e bocconi sempre e solo da un'unica talpa, che vede da posizione privilegiata di insider i progetti strategici della società ma che non è completamente coinvolto nella catena decisionale della stessa. Ma il cronista non può certo rimanere con le mani in mano ed ecco che si munisce della potente arma da tastiera per buttare lì qualche deduzione ricostruita sommariamente come un puzzle incompleto a cui manca il pezzo più importante: il contatto diretto con la fonte primaria, il club. L'impellenza di dare la notizia calda, quando ancora bruciano le mani, è più forte di tutto, e nulla importa se questa non è stata passata al setaccio con verifiche incrociate prima di essere sganciata: basta sentire una campana coinvolta nel presunto affare ed ecco servita la dichiarazione di guerra del tale esperto di mercato al nemico che intanto – rigorosamente in contemporanea, ma su un'altra rete tv - è già impegnato su mille altri fronti nella metaforica battaglia di posizione per chi la spara prima.

In tutto questo, è inevitabile che scaturisca un senso di solidarietà verso lo spettatore di questo teatrino, imprigionato in una tela fittissima fatta di espressioni paradossali proprie solo del linguaggio del calciomercato: i cosiddetti competenti della materia, obbligati a vendere al meglio quello che (non) hanno da offrire a tutte le ore del giorno per quattro mesi e rotti all'anno, si avvalgono di frasi a effetto che servono a raccontare le trattative minuto per minuto, anche quando non c'è traccia di vere evoluzioni. Facile, quindi, sentire parlare di 'accelerata improvvisa' e 'brusca frenata' nel giro di 24 ore. Di 'beffe' per giocatori accostati ad arte alla tale squadra e poi acquistati dalla concorrenza; è comune anche l'utilizzo di termini come 'pressing', 'stand-by', 'contatti', 'approcci', 'idea' che danno la dimensione dell'approssimazione. Un concetto che cela qualcosa di più subdolo: ovvero la dichiarazione sottintesa di non avere la presunzione di raccontare per forza di cose la verità. Se la notizia non trova conferma nella realtà, infatti, è facile parlare di un 'nodo' (così lo chiamano) che non ha permesso la buona riuscita di una contrattazione data per certa. O, ancora peggio, talvolta subentra la 'prescrizione', soprattutto per i nomi di secondo piano mai cercati dal tale club che finiscono nel mare magnum di quelli fatti a ogni sessione.  

In conclusione, quindi, possiamo trarre un importante insegnamento: se è vero che esiste un tempo delle trattative e un tempo del racconto delle stesse, è bene che i tifosi non si arrovellino per trovare la soluzione delle vicende romanzate; piuttosto, usino tutte le loro energie per commentare, a giochi fatti, tutte le operazioni ufficiali e tutto quello che ne consegue. Perché quando si legge da più parti “Il mercato dell'Inter è fermo”, con onestà intellettuale bisogna ammettere che il giornalismo è indietro di almeno 24 ore. E allora, chi va più lento? E facendo pubblica ammenda, chiediamo ancora: where is Walter?

Sezione: Editoriale / Data: Ven 09 giugno 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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