È di queste ore l'arrivo a Milano di Rafinha, figlio di Mazinho (ex Fiorentina e Lecce), fratello di Thiago Alcantara (Bayern) e cugino di Rodrigo (Valencia). Elemento universale, ancora giovane (ma non giovanissimo), capace di giocare praticamente in ogni zona del campo a parte in mezzo alla difesa e in porta. Canterano del Barça, mancino di piede, giunge in nerazzurro in prestito con diritto di riscatto. Qualcuno lo vede come salvatore della patria, tanti altri lo hanno già bollato come bidone. Reduce da un lungo stop, dovrà calarsi nella realtà della Serie A e ritrovare la forma. Attendere il verdetto del campo prima di emettere giudizi resta evidentemente l'esercizio più complicato al mondo.

Come lo utilizzerà Spalletti? Improbabile l'impiego da mediano puro, più verosimile vederlo giostrare sulla linea della trequarti, preferibilmente partendo da destra per entrare dentro al campo col mancino. La sensazione è che ci vorrà un po' affinché i tifosi interisti si innamorino di lui. Resta una scommessa, che evidentemente ad Appiano Gentile hanno pensato valesse la pena fare.

Nel frattempo, dopo l'1-1 con la Roma, il tecnico di Certaldo ha parlato chiaro, dichiarando senza mezzi termini di cosa necessiti a livello di organico, oltre all'ammissione della mancanza di carattere di qualcuno. La lacuna rimane a centrocampo: Spalletti ha detto a chiare lettere che servirebbe un uomo forte proprio lì, uno di un livello superiore. Uno capace di sfidare alla pari i centrocampisti delle altre big. Ramires? La mente non può non andare al brasiliano, corteggiato da tempo da Ausilio e Sabatini. Resta il nodo FFP e tutta quella serie di vincoli finanziari che stanno complicando i piani per portare a Milano l'ex Chelsea. Insomma, dopo aver coperto numericamente la difesa con Lisandro Lopez e scommesso sulla trequarti su Rafinha, "i direttori" – come li chiama Spalletti – sono alla ricerca del terzo rinforzo. L'uomo forte a metà campo. L'elemento di spessore per il salto di qualità.

Sarà quel che sarà, il dettaglio importante è uno: deve saper calciare in porta. Eh già, perché va bene il calo fisico, va bene il calo d'intensità, va bene la mancanza di carattere in alcuni elementi, ma quello che sta mancando all'Inter dopo una splendida prima parte di stagione è il fare gol. I benedetti gol. Anche contro la Roma, la difesa ha fatto quello che doveva fare, ad eccezione del regalo di Santon. Parate di Handanovic? Zero. I nerazzurri continuano a concedere il minimo sindacale agli avversari, ma non segnano più. Il discorso è che le occasioni vengono create, anche numerose come contro la squadra di Di Francesco, ma poi al momento di concludere a rete qualcosa s'inceppa. Scelte sbagliate e mira da rivedere.

E allora prendano chiunque, che sia Ramires, Manuel Fernandes, Pastore, Deulofeu, Sturridge, Nonna Papera, Dylan Dog o Rambo. Basta che sappia buttarla dentro.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 23 gennaio 2018 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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