Sarà stato il caldo afoso degli ultimi giorni, o la distrazione derivata dal rumore proveniente dai nemici, fatto sta che contro il Bari Josè Mourinho non è apparso lucido come al solito. Lo Special One stavolta ha commesso qualche errore di troppo, giustificando così il timore dell’entusiasmo da Serie A dei galletti baresi e concedendo loro un punto a di poco inaspettato, ma legittimo. Giusto rispettare una neopromossa, soprattutto quando si è alla prima giornata di campionato e mente e gambe non girano all’unisono. Ma interpretare male il match è una piccola responsabilità che va attribuita al tecnico, il quale ha avuto comunque tutto il tempo per preparare tatticamente la sfida. Eppure dopo appena mezz’ora Mourinho si è visto costretto a levare dal terreno di gioco un impresentabile Muntari, sempre più pesce fuor d’acqua in quella posizione di mediano a destra del rombo di centrocampo. Normale che per un mancino il discorso si complichi, ma il ghanese non riesce a mettere in pratica le buone intenzioni che lo stesso allenatore gli attribuisce. E il risultato non può essere che una prestazione scialba. La sostituzione repentina non va ascritta solo alla giornata nefasta di Muntari, ma anche all’interpretazione errata di Mou, il quale così ha apertamente e pubblicamente ammesso la sua colpa. Vero che il portoghese, con l’assenza di Cambiasso, oggi non può contare su un centrocampista destro in grado di posizionarsi in quella fetta di campo (Vieira e Stankovic, gli unici papabili, servivano ai due vertici del rombo), ma insistere testardamente su Muntari, rinunciando magari a presentare dall’inizio il tridente, è quasi masochistico.
Il cambi tattico ha portato benefici in casa nerazzurra, Balotelli ha messo a ferro e fuoco la difesa pugliese, salvo poi rintanarsi in pause ormai per lui abituali. Ma non è questo il punto. SuperMario ha dato verve al gioco dell’Inter, forse non sarebbe stato necessario inserire anche Quaresma sbilanciando pesantemente la squadra sullo 0-0, neanche mancassero 5 minuti. In pratica, per tutta la ripresa l’Inter ha offerto il proprio fianco al Bari, mettendo sovente a rischio la verginità della porta di Julio Cesar. Il 4-2-4 con cui i nerazzurri si sono schierati per tutto il secondo tempo ha sì prodotto il vantaggio di Eto’o, ma ha anche consentito agli ospiti di creare molte più occasioni rispetto al primo tenpo, fino a trovare il meritato pareggio e sfiorare addirittura il colpaccio nel finale, con l’undici nerazzurro in preda al panico e capitan Zanetti che si svenava richiamando il sostegno dei vari Quaresma e Balotelli, poco inclini alle coperture difensive. Thiago Motta e Stankovic, da soli, non potevano opporsi alla mediana di Ventura e l’esito del match, dirottato da un incredibile errore di Eto’o sotto porta, è forse l’aspetto più inappuntabile di tutto il pomeriggio di San Siro. Personalmente apprezzo la spregiudicatezza di Mourinho, che se ne frega altissimamente di proporre uno schieramento ultra offensivo e già in passato si è esibito in correzioni tattiche imprevedibili. Ma quattro punte, soprattutto dopo aver trovato il vantaggio, sono state un lusso pagato a carissimo prezzo. Con il senno di poi lo Special One avrebbe potuto inserire Santon e piazzare Zanetti in mezzo, magari togliendo uno tra Milito ed Eto’o. La squadra ne avrebbe guadagnato in equilibrio e forse il gol del Bari non sarebbe arrivato. Invece Mou si è limitato a togliere dal campo Materazzi, preferendogli Cordoba nel momento in cui Ventura optava per un attacco rapido e meno potente.
Peccato, sono errori che costano punti, ma siamo solo all’inizio e può capitare. Se il gioco non convince, almeno si può trarre una nota lieta dal risultato. Come? Affidandosi alla cabala: gli ultimi due campionato dell’Inter sono infatti iniziati con un pareggio per 1-1, sempre in rimonta da parte degli avversari. È successo contro l’Udinese nella stagione 2007/08, è successo contro la Sampdoria lo scorso anno, alla prima di Mou nel campionato italiano. Poi, dopo gli inevitabili aggiustamenti, è iniziata la galoppata vincente verso lo scudetto. Ma stavolta è meglio che tali rettifiche arrivino in fretta: sabato prossimo c’è il derby e più della cabala conta il risultato.
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