L'Inter cola a picco e tutti sono sotto accusa. Giocatori, dirigenti, magazzinieri e security ad Appiano Gentile. Non si fanno prigionieri, almeno per quanto riguarda i tifosi. E le critiche piovono, anzi grandinano. In un gran bell'editoriale pubblicato ieri, Giulia Bassi (chi se lo fosse perso lo legga qui, merita), interpretando il pensiero di molti altri sostenitori della Beneamata alla ricerca di risposte, si è chiesta tra le altre cose come mai, in un periodo storico così nero in cui non c'è nulla da salvare e nell'ambiente nerazzurro si avverte una mancanza di interismo, colui che meglio lo rappresenta si sia trincerato in un fragoroso silenzio. Proprio lui, direbbe Sandro Piccinini, Javier Zanetti. Il capitano, il simbolo dell'Inter, il suo attuale vice presidente che fino a poco tempo fa non perdeva occasione per difendere questi colori anche da attacchi interni. "In tempi in cui tutti si chiedono chi è che comanda, chi è che alza la voce, chi è che spiega a chi la indossa cosa rappresenti davvero quella maglietta con le strisce nere e blu, chi è che si presenta davanti alle telecamere, chi è che prende decisioni, chi è che consiglia i cinesi o gli indonesiani distanti centinaia e centinaia di chilometri, chi è che rassicura i tifosi e soprattutto chi è che difende l'Inter, ecco in tutti questi momenti, alzi la mano chi ricorda di aver udito la voce dell'ex capitano", ha scritto ieri Giulia. Parere ampiamente condivisibile, perché molti interisti si stanno ponendo la stessa domanda.

Una domanda legittima, tutt'altro che retorica, che merita una risposta. Perché al di là delle apparenze c'è sempre una spiegazione dietro le situazioni più intricate e nella fattispecie sono riuscito ad averla (evviva!). Ebbene, la realtà è questa: Javier Zanetti non parla perché non può farlo. Questione di ruoli, di gerarchie. In quanto dirigente, dal punto di vista societario non può esporsi prima o dopo le partite se non richiesto espressamente dalla proprietà. Per questo ultimamente Pupi ha chiuso i rubinetti. O meglio, gli sono stati chiusi dall'alto, nonostante più che acqua fosse pronto a scorrere un fiume in piena. Giusto pertanto, per amor della verità, spezzare una lancia in favore di chi ha il dovere di difendere l'Inter da tutto ciò che può lederla ma ultimamente ha mancato. In una fase storica in cui la chiarezza è utopia, quando è possibile va fatta. Zanetti è vice presidente, non si occupa della parte sportiva del club, l'unica adibita a rilasciare dichiarazioni nell'ambito della partita (Piero Ausilio). Zanetti risponde direttamente ai vertici societari e senza il loro consenso non si può presentare davanti a microfoni e telecamere. E chi lo conosce sa quanto vorrebbe.

Altra critica piovuta da più parti addosso all'ex numero 4 dell'Inter: il fatto di non essersi esposto nei confronti di una squadra che sta raccogliendo solo brutte figure. O magari di averlo fatto in modo poco convincente. In realtà, anche se è più facile credere all'opposto (legittimo, visti i risultati e le prestazioni sul campo), la dirigenza ha richiamato diverse volte i calciatori a una maggiore professionalità (primo atto, dopo il calcio nel sedere a De Boer), ma il vero problema è che ha avuto a che fare con un gruppo che non tiene alla maglia. E da qui le parole di Zhang jr: "Serve gente che ami questo club". Parole che troveranno concretezza in estate, quando molti elementi dell'attuale rosa saluteranno l'Inter. Almeno, da quanto mi dicono, andrà a finire così.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 18 maggio 2017 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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