La grande differenza tra una squadra che vuole vincere nel tempo e quella che prova a vincere subito sta tutta nella composizione della rosa. Il progetto di chi ha qualche anno per affermarsi è solitamente impostato su una linea verde, su talenti in erba o non ancora arrivati a maturazione, esattamente il contrario di quel che serve a chi vuole tornare in alto nel presente. I “futuribili” in gruppo, i profili alla Gabriel Barbosa, si riducono quanto più è grande l'obiettivo e infatti già dalla scorsa stagione non ci sono stati ulteriori innesti con le medesime caratteristiche del brasiliano. Ne basta uno, magari il più pronto possibile, quello che si sperava potesse essere l'attaccante preso dal Santos e che finora non è stato. Il che non significa che quei soldi sono stati buttati, ma solo che probabilmente ne potremmo vedere gli effetti un po' più avanti.

Anche nel prossimo mercato di quei profili non ne arriveranno molti. Uno solo, probabilmente italiano, il Berardi o Bernardeschi della situazione. Tutti gli altri nomi che stanno circolando attorno all'Inter (forse anche troppi come ha recentemente sottolineato Ausilio) non sono più promesse. Sono conferme fatte e finite, pedine che dovranno diventare torri e alfieri. Manolas, De Vrij, Verratti (difficilissimo), Sanchez. Perché per vincere questi servono.

E Gagliardini, diranno gli avvocati del diavolo? Sì, è giovane. Ma è stato preso perché ritenuto più maturo calcisticamente di quel che i suoi 22 anni suggerivano, anche se aveva un'esperienza in A molto ridotta. Quella sì, è stata una scommessa. Al momento vinta, piuttosto e anziché no. Se a luglio in quella zona di campo si dovrà cercare un giocatore in meno è perché, per fortuna, ci si è portati avanti con il lavoro.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 28 marzo 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Todisco
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