"Conte ricuce nel secondo tempo un’Inter sbagliata e vince a Udine stringendosi al petto il suo passato tante volte discusso". E' questa la lettura data da Mario Sconcerti nel classico appuntamento del lunedì sulle pagine del Corriere della Sera. "Eriksen non c’è stato, ha giocato solo palloni sicuri come un debuttante qualunque - scrive il giornalista -. Si poteva pretendere di più? Sì. Penso anche che Eriksen sia una mezzala di gruppo, si nota dentro la nuvola di un reparto folto non per gli spunti personali. Molto più vistoso Barella, più opportunista Vecino e più fantasista Sensi. Eriksen dovrebbe essere la somma di tutti gli altri. Forse lo sarà, forse no, non siamo davanti a un fuoriclasse assoluto, ma a un gran bel giocatore sì. L’Inter in realtà è cambiata non quando è uscito Eriksen ma quando è tornato Brozovic. Barella ha ripreso il suo posto, tutto è tornato semplice e consequenziale come sono le squadre di Conte. Moses non è uno che passi inosservato. È stato più vivo di Eriksen ma anche più vittima. Il suo avversario, Sema, lo ha saltato molte volte. È stata un’Inter che in difficoltà aveva comunque già vinto la partita dopo un’ora. Credo possa andar bene. Resta questa idea di novità dovunque che spezzano il gioco, ma erano dovute all’assenza di tanti titolari classici, primi fra tutti Lautaro e Brozovic". 

Sezione: Rassegna / Data: Lun 03 febbraio 2020 alle 09:15
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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