"Chi sta dentro questo grande circo sa che non c’è niente di strano. È il lavoro dei procuratori. Mettere la merce in vetrina. Far qualche baruffa. A volte spararla grossa. Solo all’agente Wanda Nara non viene perdonato di fare il suo lavoro". Tra le pagine dell'edizione odierna del Corriere dello Sport, trova spazio un lungo focus dedicato all'attività del procuratore della bionda argentina. "Né quando parla dei contratti di Icardi né quando si intromette alla sua maniera esuberante nelle faccende della squadra dell’uomo che è anche suo marito - prosegue il quotidiano -. Non si fa, le dicono. Non si interviene nelle sacre vicende di uno Spogliatoio. 'Se mi date da scegliere tra il rinnovo e l’arrivo di uno che gli mette cinque palloni buoni, forse preferisco che Mauro abbia un aiuto in più'. Era febbraio. Tutto è cominciato così. Billy Costacurta si spinse a dire che lui l’avrebbe cacciata di casa. 
Eppure nel maggio 2015 Jonathan Barnett si prese le colonne del Telegraph per mandare a dire a quelli del Real Madrid - vigliacchi - che non passavano abbastanza la palla a Gareth Bale. Il suo Bale. Ma Bale è ancora là. Jorge Mendes si è spinto a definire ridicolo il Pallone d’oro dato a Modric e non a Ronaldo. Il Real Madrid non lo ha messo al rogo, CR7 non lo ha cacciato di casa. Giovanni Branchini nello scorso novembre si inalberò e chiese perché Donnarumma dovesse essere titolare in Nazionale, quando il suo Sirigu stava giocando meglio. Poneva una questione. Polemizzava. Nel senso greco e nobile del termine. Ovviamente Sirigu è ancora in Nazionale. Raiola ha dato del cane codardo a Guardiola, del pezzo di merda a Klopp, del rozzo a Sacchi, del rimbambito a Scholes, ha detto che la Nazionale giocava da schifo. Nessuno gli farà la guerra, indovinate perché.  Su Mauro Icardi, invece, come ha scritto Giancarlo Dotto, «è caduta una specie di fatwa». Meglio perdere dal Manchester United con Samuele Longo e Sebastiano Esposito, che dare una maglia e un posto al marito 'dell’Ape Regina che sottende destini e contratti'. Anche se ha segnato 135 gol in 252 partite. A 26 anni. Wanda Nara eccede il calcio, direbbe forse Carmelo Bene oggi. Come può il calcio sopportarlo? Le sue uscite, magari strategiche e inopportune, di sicuro quanto quelle dei colleghi, hanno avuto un prezzo fuori mercato da pagare, in un mondo che ha la pianificazione di ogni singola dichiarazione come regola. Un mondo, soprattutto, conservatore e chiuso quasi più della Chiesa, dove si custodisce un canone immutabile; un teatro del testosterone in cui la donna è organica solo da cooptata, se sta dentro l’abito antico di moglie docile e rassicurante.  
Ci casca perfino un uomo intelligente, esperto e di buone letture come Walter Sabatini, uno dei rari eretici nel nostro calcio. In una intervista alla Gazzetta pochi giorni fa ha detto che se avesse Icardi in squadra, troverebbe un fidanzato a Wanda 'cosicché si allontani un po’ da Mauro, ragazzo magnifico, padre amorevole'".

"Le notti da randagi dei Borriello e dei Bobo Vieri strappavano sorrisi. A Wanda Nara sotto sotto non si perdona di aver avuto figli da due centravanti - prosegue il quotidiano romano, a difesa della moglie di Icardi -. Maradona ha rotto con Icardi per la violazione di una delle regole del Sacro Codice del Pallone: essersi unito alla donna di un amico (e non per un’avventura, ma per innamoramento). Quanto è distante Wanda dalla sua Claudia, moglie silenziosa e cedevole, paga dell’ombra del suo divo. Nel calcio la donna è portatrice della grave colpa del sesso più o meno da quando Adamo raccolse la mela dalla mano di Eva. Eleonora Vallone venne respinta dall’albergo che ospitava a Lodrone proprio il Napoli di Diego. Il proprietario finse il tutto esaurito. Lei era lì per lavoro, curava una rubrica tv per Telemontecarlo, ma agli occhi del Napoli era soprattutto un pericolo. Trentatré anni dopo cosa è cambiato? Quando la norvegese Ada Hegerberg ha ritirato il Pallone d’oro come migliore calciatrice, durante la consegna si è sentita chiedere se sapesse twerkare, cioè ballare muovendosi in modo provocante. A Imke Wübbenhorst, la prima donna allenatrice di un club maschile in Germania, il Cloppenburg, hanno domandato se provasse imbarazzo nel vedere uomini in mutande negli spogliatoi. Che gli vuoi rispondere? Imke lo sapeva. Disse che no, nessun imbarazzo, anzi, lei sceglieva sempre i giocatori in base alla lunghezza del pene. Il calcio è quel mondo in cui il soprannome più frequente per un allenatore rimane: sergente di ferro. Herrera, Bersellini, Radice, Capello, Novellino, Cúper, Mourinho. Sono così tanti e così diversi fra loro da spingere al dubbio, che questa sorta di militarismo, questa interpretazione strillata del ruolo, sia un vizio della categoria. Il vir che ha messo fuori Icardi, Antonio Conte, è l’ultimo frutto della pianta. Wanda tra i sergenti, ve la immaginate? Se almeno fosse meno appariscente e più comune, avrebbe le donne dalla sua parte. Ha fatto la baby sitter, la commessa, l’animatrice alle feste per bambini. 'So cosa vuol dire guadagnare 10 pesos all’ora'. Sarebbe la bandiera perfetta per un esercito femminista. All’ultimo esame professionale per agenti, erano 63 le donne candidate su 815. Ma Wanda è fuori dallo spirito del tempo delle rivendicazioni di genere. Non chiede quote rosa. La quota è tutta lei. Non invoca pari opportunità. È andata a prendersele. Wanda sa che un mondo si scala, non si implorano attenzioni. Gli spazi mediatici si occupano, non si pietiscono. Wanda eccede. E poi è donna. Troppe cose. Non glielo perdoneremo", chiosa il CorSport.

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Sezione: Rassegna / Data: Dom 21 luglio 2019 alle 09:57
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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