"L’obiettivo di una società come la nostra, a parte il risultato sportivo, è di provare a dare fastidio alle grandi: un anno magari vinci in casa della Juve e del Napoli, un altro in casa dell’Inter. Certo, se poi una volta ti succede come al Torino e vai in Europa, va bene: ma senza fare il passo più lungo della gamba. Oppure riesci ad andare avanti in Coppa Italia... C’è un’altra cosa: tirare fuori ragazzi giovani, sono loro la forza economica. La cosa bella è vedere Jorginho e Iturbe ai quali puoi aver cambiato la vita e loro non se lo dimenticano". Lo dice Maurizio Setti al Corriere dello Sport. Il presidente del Verona, prossimo avversario dell'Inter, ha parlato anche in vista della sfida di domenica. 

Ha una squadra del cuore? 
"La Juventus. Non mi sono vergognato mai di essere tifoso bianconero per le vicende arbitrali: ma vi dico anche che quando Sacchi cominciò a far giocare quel Milan lì, io guardavo in tv loro e non la Juve che vinceva 1-0 con Trap. La prima volta che parlai con Andrea Agnelli per rompere il ghiaccio gli dissi subito “guarda che io non ho studiato a Oxford...”". 

C’è un club italiano che le piace per il modo di lavorare? 
"Dico ancora la Juve, sono dieci anni avanti sui giovani, sul sociale, sul modello in generale. E la Roma americana se avrà la costanza di andare avanti è sulla strada giusta. In più con quel brand...". 

C’è Inter-Verona domenica sera. Lei sogna di battere le grandi, Thohir ha fatto capire che se Mazzarri stecca ancora non se la passerà bene. Un sogno? 
"Speriamo, ma per noi, non per Mazzarri. Si realizzerebbe uno di quegli obiettivi che volevamo. Con il Bologna ho vinto a Torino con la Juve e a Milano con l’Inter. L’anno scorso abbiamo fatto licenziare Petkovic alla Lazio. A me interessa provare a vincere, poi...". 

 

Sezione: L'avversario / Data: Ven 07 novembre 2014 alle 19:30 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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