In gare come il derby d'Italia il momento è sempre adesso. Una serata di inizio febbraio brulicante di sentori d’entusiasmo. Su entrambi i lati, perché l'avvio nerazzurro è l'indirizzo di una battaglia pronta a giocarsi ad armi pari. Inter e Juve son lì, l'una di fronte all'altra, che si lasciano trasportare dalle emozioni. Serve unire anche la razionalità in quel fascino stravagante e un po’ bizzarro dell’istante del cammino verso l’atto finale. Sembra di (ri)nascere nel presente. Ciascuno è assorto nei suoi pensieri. Ci vuole coraggio per starsene soli come se gli altri non ci fossero, e pensare soltanto alle tue azioni. Quando il Biscione aggredisce la porta, beh, la difesa bianconera inizia a sbandare con istanza immediata. La truppa di Inzaghi si muove con dinamismo verso la porta avversaria, aggiungendo il vettore dell'imprevedibilità, quasi dimenticando qualsiasi traccia arretrata. La Juve si rende pericolosa con lo strappo di McKennie, non capitalizzato dallo stop errato di Vlahovic.

LE CATEGORIE NELLA VARIAZIONE. Il rido del rimpianto si colora di bianconero perché, gol mangiato è gol subito. La legge che viene promulgata quando l'intensità della manovra avvolge la difesa juventina. Ebbene sì, Barella pennella per Pavard che liscia la rovesciata, ma sporca le intenzioni di Gatti che la butta nella propria porta. L'Inter orchestra le esecuzioni con personalità e attenzione. Una manovra tutta fresca e rinnovata: parte tutto da Sommer, Calhanoglu è mastodontico nelle gestioni della padronanza in mezzo al campo. Il vantaggio è come il cielo al culmine d'un sontuoso temporale, con la splendida coreografia per celebrare la marcatura. L'Inter è un continuo superamento di se stessa, una sorta di disegno dell’immediatezza, l'ardore della sua elettrica inclinazione soggettiva. La qualità sopraffina ci fa sempre contemplare la bellezza del pallone.

RITMO, INTENSITÀ E AGONISMO A PIÙ NON POSSO. Accensioni continue. Ritmo folle nel secondo tempo perché provarci e riprovarci è sintomo di capovolgimenti di fronte costanti e continui. Per vie centrali o laterali, per sparigliare le rispettive carte strategiche serve aggressività e precisione tecnica. Inzaghi e Allegri soffrono dalla panchina, sapendo che basta un episodio per indirizzare il big match. Szczesny si supera sulla stoccata al volo di Barella, ormai diretta nel sacco. La Juve ci prova tra una carambola e l'altra, con la rovesciata di Vlahovic che termina alta. Occorre aprire il manuale della metafisica, contemplare idee innovative e ricercare puntualmente l'espressione superiore per segnare il raddoppio o il pareggio. Le due squadre sono ugualmente intraprendenti, l'approccio metodologico è fondamento necessario e anche contingente, consapevoli che la scintilla può scattare da un istante all'altro nella lotta asfissiante. In coda agli episodi c'è sempre un sussulto di sollievo, di paura, di attimi da cogliere nel migliore dei modi. In partite come queste una scelta può rivelarsi azzeccata oppure fatale. E i tre punti sono nerazzurri.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 05 febbraio 2024 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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