La campagna “Diamoci un taglio” è ufficiosamente in vigore in casa Inter dall’estate 2012, quando ad alcune significative sforbiciate al monte ingaggi complessivo (via i brasiliani Julio Cesar, Maicon e Lucio, per un totale di circa 25 milioni di euro lordi) seguì, nel gennaio 2013, la cessione grottesca di Wesley Sneijder al Galatasaray, epurato a causa della mancata accettazione di uno stipendio più in linea con i nuovi parametri finanziari del club. Il suo posto in rosa venne preso da Mateo Kovacic, che rispetto all’olandese guadagnava meno di un sesto.
Autentica e traumatica svolta, che chiarì in modo evidente il ridimensionamento in casa nerazzurra, quando nel giro di un anno il monte ingaggi complessivo passò da 145 a 100 milioni di euro netti. Prendendo in considerazione l’inizio dell’era Mourinho, Moratti (correva l’estate 2008) versava ai suoi giocatori 110 milioni netti, con Zlatan Ibrahimovic principe dei ricchi: 11 milioni, quanto lo Special One. Secondo posto per Patrick Vieira e Adriano, con 5 milioni, quindi Amantino Mancini a 3,5 milioni. Stagione che per quanto esosa terminò con “solo” con uno scudetto e una Supercoppa italiana, ma preparò la strada a quella successiva, trionfale.
Per vincere tutto Moratti fece il maggior investimento complessivo (150 milioni netti totali), ma alla fine il gioco valse la candela. Via Ibra, il più pagato divenne il suo sostituto, Samuel Eto’o (10,5 milioni), seguito da Patrick Vieira (che però se ne andò a gennaio 2010) con 5 milioni, Lucio e Maicon con 4,5 milioni a testa, Julio Cesar, Stankovic e Sneijder con 4 milioni. Sacrifici ripagati dalle enormi soddisfazioni che la squadra diede ai suoi tifosi, con 5 titoli nell’anno solare. Via Mourinho, il risparmio è sensibile e pur confermando tutti i big (escluso Balotelli) l’Inter riesce a ridurre e non di poco il costo degli ingaggi, portandolo a 121,4 milioni di euro. Decisivi l’arrivo di giocatori poco ‘esosi’ come Castellazzi, Coutinho e Biabiany (partito poi a gennaio con Mancini e Muntari su tutti) e, di conseguenza, una campagna di rafforzamento non certo all’altezza dei campioni d’Europa.
Compreso l’errore, Moratti ha ricominciato a spendere (non benissimo, col senno di poi) per rilanciare la sua squadra, reduce dalla vittoria in Tim Cup sotto la gestione Leonardo. Ma il presidente non sapeva che quella che attendeva i nerazzurri sarebbe stata una stagione a dir poco deludente, con prestazioni non certo all’altezza dei 145 milioni di euro pagati alla rosa (top Sneijder, che dopo l’aumento arriva a percepire 6 milioni netti, mentre il resto del grosso lo fanno gli stipendi dei veterani. Ne viene fuori un sesto posto e, soprattutto, una costosa assenza dalla Champions League successiva con inevitabile ridimensionamento ulteriore, a partire dalla panchina (conferma per Stramaccioni, che a bilancio pesa circa un milione). Il nono posto finale costa a Moratti 100 milioni netti, ma il nuovo trend è evidente.
Lucio, Julio Cesar e Maicon vengono ‘liberati’, stessa sorte per Sneijder qualche mese poi. Resta sul groppone l’ingaggio di Milito, che purtroppo, a causa di un grave infortunio nel giorno di San Valentino 2014, non ripagherà mai tanta fiducia pur restando, da febbraio in poi, il più pagato tra i compagni. Questo è l’ultimo monte ingaggi di cui Moratti si fa carico, perché la crisi finanziaria del club lo porta ad accettare la cessione alla cordata di Erick Thohir, che alla prima stagione da proprietario arriva quinto, accordando solo un investimento significativo: i 3 milioni netti assicurati a Hernanes a gennaio 2014, che pongono il brasiliano al terzo posto dietro il Principe e Cambiasso. Nel complesso, la rosa costerà alla nuova gestione 95 milioni di euro.
Nulla in confronto alla manovra finanziaria approvata da Thohir per la sua prima stagione da presidente con potere decisionale al 100%: a campagna acquisti completata, l’indonesiano sa già che il grosso del lavoro è stato compiuto, pur con qualche strascico polemico per il modo in cui i veterani della squadra sono stati accompagnati alla porta. Oggi sono Nemanja Vidic e Rodrigo Palacio (reduce da un rinnovo) i giocatori più pagati, appena sopra i 3 milioni netti. A seguire il già citato Hernanes e Fredy Guarin. La chiave della sforbiciata, oltre ai fine contratto, è stata l’applicazione del concetto di bonus per rendere felici i calciatori e ridurre la base fissa, quella tassabile. Thohir sa già dunque quanto gli costerà la rosa dell’Inter e pur dovendo versare all’allenatore Walter Mazzarri una cifra importante rispetto al passato (3,3 milioni), ha reso più sostenibile l’intera gestione finanziaria.
Nella speranza che il campo lo ripaghi di questa strategia oculata e futuribile, perché perdendo ancora il treno della Champions League i conti potrebbero non tornare ancora per qualche tempo. Il dato significativo di questo lasso temporale che va dal 2008 al 2014 è proprio la differenza abissale tra i calciatori più pagati: si è passati dagli 11 milioni netti di Ibrahimovic ai 3,2 di Palacio e Vidic (entrambi ultratrentenni). Una manna per il bilancio, anche se sul campo la differenza si vede.
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