Non è ancora un affare fatto, però l’intenzione è quella di mettere tutto nero su bianco anche in tempi brevi: l’Inter, per la propria difesa, punta tutto su Aleksandar Dragovic, giovane difensore austriaco ma di chiare origini serbe (i genitori arrivano da un paesino alla periferia di Belgrado), proveniente dal Basilea. Tutti gli indizi portano a lui come nuovo rinforzo per il reparto arretrato: 22 anni, ingaggio accessibile il che di questi tempi non guasta, qualità importanti specie considerata l’età, giocatore ideale per la difesa a tre, uno dei capisaldi del credo tattico di Walter Mazzarri. Piero Ausilio pare essersi definitivamente convinto dopo averlo visionato più di una volta in Europa League, quando ha saputo mettere in serie difficoltà gli avanti di Tottenham prima e Chelsea poi. Era monitorato da tempo, adesso pare essere scoccata definitivamente la scintilla.

Qualora il tutto, come sembra ormai scritto, dovesse concretizzarsi, di sicuro in casa Inter arriverebbe un giocatore molto interessante, che peraltro ben risponde, come accennato, ai parametri sui quali si vuole costruire la nuova Inter.  E oltretutto, uno che si chiama Dragovic non comporta nemmeno troppi sforzi per inventarsi un nomignolo: non ci vorrà infatti uno sforzo di fantasia enorme, eventualmente, per ribattezzarlo Drago. Del resto, qualche colpo da drago nel suo carnet ce l’ha: corre, e corre anche tanto; ha un’ottima visione di gioco, si destreggia bene palla al piede e se vuole sa anche fare male in zona gol. E infine, non disdegna il gusto della sana randellata quando occorre, cosa che però lo rende un giocatore ad alto rischio ammonizione (e considerando che anche Juan Jesus ha questa tendenza, Mazzarri dovrà in un certo qual modo frenare i bollenti spiriti di entrambi). E con un carattere, per così dire, un po’ ‘originale’: chiedere al Ministro dello Sport svizzero Uli Maurer per informazioni.

Potrebbe quindi arrivare all’Inter un altro giovane di prospettiva, per il quale l’Inter dovrà sborsare una cifra intorno ai sette-otto milioni, giusti per assecondare i desideri del Basilea. Ma giusto per smorzare già le prime eco di chi magari si lamenta perché magari c’era già qualche giovane con queste caratteristiche prelevabile dal vivaio nerazzurro, è legittimo tornare a chiarire: Dragovic è stato scelto perché comunque, nonostante i 22 anni, vanta già un pedigree non indifferente anche a livello internazionale. Perché la strada è quella, repetita iuvant: la squadra va ricostruita puntando anche sulle giovani leve, ma che al tempo stesso non siano ragazzi da mandare allo sbaraglio ma gente che sia pronta a reggere l’urto, a dare un contributo importante da subito. Perché ci si riempie tanto la bocca parlando di attesa per i giovani, quando poi al minimo errore vengono subito bollati con le peggiori etichette…

Per un Drago(vic) che potrebbe arrivare, c’è un altro giocatore entrato nella storia dell’Inter col nome in codice Drago che invece è pronto a salutare la combriccola nerazzurra. Dejan Stankovic, dopo otto anni e mezzo di onorata e trionfale militanza interista, sta per andarsene. Anche a lui toccherà passare alla cassa per la risoluzione contrattuale, in nome di quel programma di abbassamento degli ingaggi che l’Inter da un paio di anni sta perseguendo in maniera determinata, a tratti velata di cinismo, come a volte nemmeno il governo Monti è stato tanto in grado di fare. Deki, comunque, andrà via senza rimpianti, anzi sicuro di aver dato il suo importante contributo nella gloriosa storia recente nerazzurra: dal 2004, quando arrivò a sorpresa a Milano dopo che sembrava fatto il suo passaggio alla Juventus (cosa che alla vecchia dirigenza bianconera mai andò giù fino in fondo), passando per le prime Coppe Italia vinte con Roberto Mancini, fino all’apogeo dell’era José Mourinho, Stankovic c’è sempre stato, siglando anche gol di quelli pesanti. Poi, il fisico ha cominciato a fare le bizze e non è stata più la stessa cosa, purtroppo per lui. In attesa di capire quale sarà il suo futuro, a Deki tutti i nostri grazie; e porti pazienza se magari il suo soprannome sarà ereditato dal giovane austriaco, anche perché in una squadra come l’Inter di uno che reciti il ruolo del Drago serve sempre…

In appendice, un giusto omaggio ai Giovanissimi Nazionali di Benoit Cauet, che proprio nell’ultimo alito di questa stagione andata definitivamente in archivio, hanno regalato all’Inter un sorriso conquistando il titolo di Campioni d’Italia, secondo consecutivo e settimo assoluto. Finalmente una soddisfazione, anche per il settore giovanile che anche quest’anno alla fine porta in bacheca un titolo e la conferma del suo lavoro ormai noto a tutti. E comincia già a coccolarsi la nuova stellina Mel Taufer, che chissà, magari ha imparato a non aver paura di battere un calcio di rigore…

Sezione: Editoriale / Data: Lun 01 luglio 2013 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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