Ci sono partite che iniziano prima dei novanta minuti da disputare e lasciano indizi sull’andamento in ogni minuto della settimana. Li ritrovi nelle notizie che precedono il match, nelle dichiarazioni degli allenatori, nel clima che si respira e dalle espressioni dei giocatori. 
L’Inter doveva battere la quart’ultima in classifica, senza fare la partita della vita ma mostrando di avere cattiveria, slancio e personalità. 
Esattamente tutto quello che non ha messo in campo.
A Tudor è stato sufficiente vedere alcune delle partite dell’Inter di aprile, come di qualunque altro momento della stagione. Ha fatto i compiti a casa e ha capito come mettere in difficoltà una squadra che soffre il pressing sui portatori di palla, ha intuito che Spalletti cerca il possesso prolungato, ma senza avere giocatori in grado di sostenerlo con velocità, oltretutto con parecchi errori di cui approfittare.
Ha colto le difficoltà di una squadra che agisce sempre sugli esterni e crossa spesso senza avere grandi colpitori di testa, tranne nei calci d’angolo dove Skriniar e De Vrij possono fare i guastatori ma a difesa schierata. Mancando anche Vecino e Icardi i cross hanno avuto ancora meno effetto. 
Il tecnico dell’Udinese ha solo dovuto preparare con attenzione i presidi sulle fasce, lasciare a De Paul e Lasagna il compito di approfittare delle praterie, in caso degli inevitabili errori nerazzurri
Senza Vecino, con Borja Valero a centrocampo, c’è stata poca interdizione e troppi rischi, pur avendo creato pericoli alla porta friulana. 
Le occasioni per vincere sono comunque arrivate con Lautaro Martinez, Keita e Icardi e le iniziative di Nainggolan, a tratti naif, con tiri da 35 metri per la disperazione di non avere un compagno da servire. 
Non è facile comprendere se Spalletti abbia detto sul serio quando ha affermato che l’Inter “non ha sofferto niente” ma le dichiarazioni sono spesso insincere per necessità. Resta da comprendere come mai, in tutta la stagione, non sia stato possibile rinunciare ad un gioco che sembra annoiare anche chi lo pratica. Le caratteristiche dei giocatori non sono quelle da movimenti rapidi e un solo tocco, non creano spazi, non c’è armonia ma individualismo. La rosa dell’Inter è di qualità, non elevatissima ma importante, costretta però a giocare in una modalità in cui non sembra riconoscersi. 
Il vantaggio per andare in Champions, che prima sembrava consegnare l’Inter ad un traguardo certo, ora invece è persino in pericolo, perché le gare con Chievo ed Empoli in casa rappresentano un ostacolo superabile ma c’è anche il Napoli di mezzo e questa non è un'Inter in grado di vincere al San Paolo.
Sette punti nelle prossime tre partite potrebbero bastare ma, durante la settimana, ci sono troppe cose che entrano nella vita della squadra e non hanno niente a che vedere con la partita da giocare. 
Si parla della permanenza di Spalletti o dell’arrivo di Conte, si sentono continue voci sui nuovi acquisti, esattamente come la Juventus, con la differenza che l’Inter non ha acquisito il pass per la Champions.
Il lato più autolesionistico arriva però sempre quando si pigia il tasto Icardi.
Le foto con Wanda Nara, molto simili a quelle che fece David Beckam con sua moglie Victoria, consegnerebbero il giocatore ad una dimensione “glam” che i tifosi trovano imbarazzante. È tutto inquadrabile nella logica di un mondo che, vi sarete accorti, vive con un precario equilibrio tra la vita da atleti e quella dei social, dove la personale comunicazione è quantomeno dilettantesca, priva di empatia, di comprensione del momento. Troppi giocatori sono lontani dalla comprensione del loro ruolo e Icardi, con il suo silenzio, accompagnato da foto incompatibili col momento che sta vivendo, è l’esempio di un uomo che non sembra allineato con la situazione. 
È altrettanto evidente che se queste foto le avesse mostrate a dicembre non ci sarebbe stato lo stesso fastidio. L’autolesionismo è però anche quello di dedicare l’ennesimo comunicato della curva a lui, di scatenare un’altra polemica e trascinarla anche durante la partita col giocatore in pancina e poi in campo. 
Ci sono troppe cose che distraggono l’Inter dal suo obbiettivo e a tre partite dalla fine del campionato e sarebbe opportuno che, già da oggi, si parlasse solo del Chievo e di come batterlo, giocando in velocità e tornando a divertirsi in campo, cosa che l’Inter non fa da troppo tempo.
Amala.

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 05 maggio 2019 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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