Una brutta storia. Poco trasparente. Piena di errori commessi e di invidie sparse. Con un esercito di odiatori di professione che si scatenano sui social. La vicenda riguarda uno dei più forti e prolifici centravanti della storia dell'Inter, lo dicono i numeri, e un club che ha nobililitato, con le sue imprese in Europa e nel mondo, il calcio italiano, che vanta milioni di tifosi sparsi nel pianeta e che non deve essere “usato” da nessuno per scopi personali. “Noi” e non “io”, deve essere il parametro di ragionamento all'Inter, ha detto il direttore sportivo Piero Ausilio. Perfetto, si ribadisce così come il concetto di gruppo sia sacro in una squadra che vuole vincere.
Perché, in una squadra, tutti devono giocare al servizio del compagno, che non deve essere necessariamente amico, ma un complice da non tradire dentro il campo e nei 90 e passa minuti che scandiscono una partita di calcio. Mauro Icardi, 26 anni da compiere tra poco, è arrivato all'Inter nella stagione 2013-2014, ultimo acquisto di spessore da parte di Massimo Moratti. In maglia nerazzurra ha realizzato, finora, 109 reti in 179 partite giocate e siccome di professione fa il centravanti, da questo punto di vista ha ragione lui. Poi, siccome questi gol li ha segnati con la maglia dell'Inter, forse dal punto di vista tecnico rappresenta un valore aggiunto della squadra, non un problema come invece molti tentano di dire, attaccandosi ad una presunta poca partecipazione alla manovra. Auspicabile che ciò avvenga, lo chiedeva prima Mancini, lo chiede ora Spalletti.
Ma un conto è dire che Icardi possa migliorare il suo gioco, diverso è sostenere che siamo di fronte ad un bluff che prima se ne va dall'Inter, meglio è. Fin qui l'aspetto tecnico. Poi c'è il resto. La vita privata, la gestione della carriera, la scelta di affidare la sua procura alla moglie che di professione fa anche la showgirl e partecipa, da opinionista, a trasmissioni televisive in cui esterna liberamente sul pianeta Inter mettendo a dura prova la privacy e la sacralità dello spogliatoio. Dire pubblicamente che Icardi, più che di un rinnovo di contratto, avrebbe bisogno di qualcuno in grado di offrirgli almeno cinque palloni giocabili a partita, non contribuisce certo a cementare una squadra già di per sé umorale per tradizione. Anche se il pensiero di Wanda Nara è magari condiviso da gran parte della tifoseria.
Ma lei è anche l'agente del giocatore più rappresentativo e lui, che non segna de sette partite, non può pensare di rimanere fuori dalla disputa. E' difficile che Icardi non sappia cosa dica la moglie in tv e la mancata presa di posizione alimenta fortemente il sospetto che anche a lui faccia piacere che certe cose escano. Fosse davvero così, Mauro Icardi non può essere il capitano dell'Inter. Ma se veramente non si interessasse a quanto si dice a TikiTaka perchè a quell'ora magari fa altro, compreso dormire, possiamo affermare che il giocatore sia stato punito a causa della responsabilità oggettiva. Tradotto: l'Inter si è stufata del modus operandi di Wanda Nara e punisce Icardi che è il suo assistito, oltre che marito e padre di due dei cinque figli che compongono la famiglia dell'argentino.
Strana storia, quella di Mauro Icardi. Mai una chiacchiera sulla sua professionalità, mai visto in discoteca la notte prima degli allenamenti, mai visto ubriaco o vicino ad una macchina sfasciata alle prime luci dell'alba. Si vede molto sui social, dove ostenta un po' pacchianamente la gioia di vivere (se lo può permettere) e si è visto sempre in campo a caccia del gol, la sua ragione di vita. Ha pure tentato di portare l'Inter lontano in
Champions League, realizzando ben quattro reti da favola contro Tottenham, Barcellona e Psv Eindhoven. Non ce l'ha fatta e ha pianto. Come i tifosi. Ma gran parte del popolo non lo vuole, ora lo insulta, pollice verso.
Degradare il giocatore simbolo, dicendo apertamente che sono successe cose serie, è un atto molto forte da parte della società. A questo punto sarebbe meglio spiegare tutto. Mi pare che Giuseppe Marotta non abbia problemi a parlare e a chiarire le situazioni, anche se dovrà farlo prima con il diretto interessato. La fascia ora la indossa Samir Handanovic che a Vienna si è sentito cantare: “C'è solo un capitano”. Da un eccesso all'altro. Samir è un grande portiere e una persona molto seria. Ma qualche volta, mi pare abbia detto pubblicamente. “Voglio giocare in Champions”, minacciando l'approdo in altri lidi. O no? Poi le sue parate e i 29 gol di Icardi la scorsa stagione l'hanno portata alla Pinetina questa benedetta Champions. Ma, improvvisamente, uno non è più bello e bravo dell'altro.
Ora la situazione sembra davvero complicata. Per l'Inter. Icardi non è partito, sbagliando, per Vienna nonostante una singolare convocazione e
non giocherà domani contro la Sampdoria. La solita infiammazione al ginocchio, che c'era anche prima, ma che il giocatore sopportava per continuare a scendere in campo, verrà curata con più attenzione. Con Keita ancora convalescente, l'Inter si ritrova così con con il solo Lautaro Martinez in attacco e il Toro partirà nuovamente titolare contro la Samp. E' forte Lautaro, ha regalato i tre punti a Parma, si è riscattato dal dischetto a Vienna. Faccia da duro, faccia da Inter. Anche se qualche solito noto frequentatore di social, dopo un paio di gol sbagliati, si era affrettato a paragonarlo a Gabigol, nell'accezione negativa del soprannome della meteora brasiliana.
Grossa chance questa per il giovane argentino. Se dovesse essere decisivo anche contro i blucerchiati, l'Inter potrebbe sopportare meglio lo strappo con il miglior realizzatore a disposizione, ma la pressione di San Siro su Lautaro sarà enorme, si spera che questo lo esalti, ma non lo porti a voler strafare. Di positivo c'è come tra Icardi e Lautaro Martinez non ci siano invidie o rivalità. Tutt'altro. Mauro ha fatto da chioccia al connazionale fin dal primo giorno del suo arrivo. Non sono chiacchiere, è un dato di fatto facilmente riscontrabile. Sarebbe stato interessante, nonostante i dubbi tattici dell'allenatore che ne sa più di noi, vederli insieme, giocando con due punte. Il terremoto avvenuto non permetterà questo. Almeno a breve termine.
Ora, Icardi e l'Inter sono lontani anni luce, anche se nel calcio basta un minuto per cambiate umori e situazioni. Intanto la squadra ha vinto a Parma una partita fondamentale dopo il solo punto in tre gare con Sassuolo, Torino e Bologna e l'eliminazione in Coppa Italia. Primo tempo pessimo al Tardini, secondo di grande intensità e impegno con la felice scoperta che Radja Nainggolan possa essere ancora un giocatore in grado di fare la differenza. In quella ripresa l'Inter ha mostrato una voglia feroce di vincere la partita. E conforta che questa tigna i giocatori l'abbiano dimostrata anche con il lupo cattivo, alias Mauro Icardi, in campo. C'erano anche i vari Brozovic e Perisic, quelli che radio serva indica come i nemici più acerrimi del numero nove. A dimostrazione che si può remare dalla stessa parte in campo, anche se poi non ci si azzarderebbe ad andare a bere nemmeno un caffè insieme.
A Vienna, contro un Rapid che farebbe fatica nella serie B italiana, non è stata un'Inter da ricordare. Quanto successo poche ore prima non ha certamente favorito la concentrazione dei giocatori, alcune assenze, compresa quella di Icardi, hanno inciso sulla prestazione. Di buono, la vittoria in trasferta che avvicina al passaggio del turno e la conferma della forza e personalità di Lautaro Martinez. Anche domani il Meazza sarà vestito a festa per l'Inter. Saranno più di 50 mila a sostenere una squadra che non può permettersi di tornare a sbagliare per non compromettere una classifica che
per ora incoraggia, ma non blinda del tutto il posto Champions. Ci auguriamo un sostegno continuo e la vittoria in una gara che sarà comunque molto complicata.
Da lunedì si tornerà a pensare a come risolvere, in un modo o nell'altro, la questione Icardi. Uno che ha sbagliato tante cose, ma che con la maglia
dell'Inter ha già realizzato 109 gol in 179 partite.
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