Reagire all’eliminazione in Coppa Italia, ma soprattutto al trend negativo delle ultime settimane. Questo l’obiettivo dell’Inter, impegnata a San Siro contro il Bologna del neo tecnico Mihajlovic. Diverse novità di formazione nel 4-2-3-1 di Spalletti: sugli esterni difensivi, nuova chance per Dalbert e prima in Serie A per Cedric; tornano dal 1’ Nainggolan, trequartista, e Perisic, nel tridente offensivo insieme a Candreva e Icardi. Sponda rossoblù, stesso modulo: subito in campo l’ex Torino Lyanco al centro della difesa in coppia con Danilo; Orsolini e Palacio ai lati di Santander in attacco.
PRIMO TEMPO - Al fischio iniziale dell’arbitro, le squadre sono raccolte in pochissimi metri, molto corte e compatte. Gli esterni offensivi del Bologna stringono sul giro palla nerazzurro, pronti ad uscire sul terzino di riferimento. I padroni di casa, in fase di possesso, alzano Vecino sulla stessa linea di Nainggolan, per un 4-3-3 intento a creare densità nella trequarti avversaria. Sull’uruguaiano si 'incolla' Poli, sul belga Pulgar, mentre Soriano duella con Brozovic. La sfera transita spesso dai piedi di De Vrij e Skriniar, che avanzano a piccoli passi, senza trovare movimenti del tridente offensivo ad attaccare la profondità nello spazio alle spalle dei difensori rossoblù. La mancanza di intensità, unita a un tempismo sbagliato nelle singole giocate (con o senza palla), favorisce l’organizzazione e l’aggressività ospite, tradotta in una disposizione difensiva attenta, pronta ad abbassarsi, senza comunque schiacciarsi. E una volta recuperata palla, gli 11 di Mihajlovic trovano, con caparbietà, spazi per attaccare la retroguardia nerazzurra, affidandosi spesso alle iniziative di Palacio lungo l’out mancino, con l’altro esterno pronto a stringere, ad attaccare l’area di rigore. Cedric, sulle iniziative del trenza, e Dalbert, sui cambi di gioco, tengono. Il centrocampo meno, arrivando in ritardo sulle seconde palle, e favorendo la nascita di qualche pericolo dalle parti di Handanovic. Funziona, invece, abbastanza bene la fase di non possesso su costruzione dal basso avversaria: Candreva e Icardi si alzano su Lyanco e Mbaye, bassi ai lati dell’area, Nainggolan si posiziona su Danilo, all’altezza della lunetta, Vecino si allarga su Djiks. E tutta la squadra accompagna, costringendo Skorupski spesso al lancio lungo. Nella metà campo opposta, però, poco dopo la mezz’ora, arriva il vantaggio felsineo, su palla inattiva. Santander, in anticipo su De Vrij, devia in porta l’angolo di Pulgar, complicando ulteriormente la prestazione della compagine guidata da Spalletti. La reazione nerazzurra è affidata alla propositività di Dalbert e alla crescita del dialogo con Perisic, per una catena mancina che porta all’unica vera occasione costruita, fallita da Vecino, all’interno della prima frazione. Brozovic alza il baricentro della squadra, lavorando maggiormente nella zona di Pulgar sul centro-sinistra, Nainggolan si propone molto alto sul centro-destra, andando a collaborare dalla parte di Cedric, Vecino e Candreva, quest’ultimo mai in partita. Negli ultimi metri, non si trova la giocata giusta, sia palla a terra che con i cross, nei quali Icardi non trova mai l’anticipo, il tempo giusto per colpire, per attaccare la porta o staccarsi dalla marcatura (quasi sempre di Danilo). L’Inter riempe male l’area di rigore, e rientra negli spogliatoi in svantaggio.
SECONDO TEMPO - Entra Lautaro per Candreva, e l’Inter passa a una sorta di 4-4-2, con Vecino esterno destro e Nainggolan al fianco di Brozovic. Cambia la disposizione, ma non l’intensità. In fase di costruzione, è sempre il regista croato ad abbassarsi per ricevere palla da Skriniar o De Vrij, e a provare a disegnare soluzioni offensive, senza tuttavia trovare nei propri compagni opzioni di scarico immediato, verticale e rivolto alla metà campo avversaria. Il Bologna, con il passare dei minuti, abbassa il proprio baricentro, e per i padroni di casa i cross dagli esterni diventano la soluzione più ricercata. Se da una parte Cedric spinge con poca convinzione e Vecino predilige proporsi dentro al campo senza palla, dall’altra Dalbert e Perisic, seppur solamente a tratti, combinano positivamente nel confronto con Mbaye e Orsolini (costretto a diverse rincorse difensive). L’area di rigore ospite, peró, non sorride a Icardi, nascosto, e Lautaro, confusionario. L’ex Racing, in fase di non possesso, si alza in un primo momento al fianco del numero 9, per poi ripiegare su Pulgar. Poli-Nainggolan e Brozo-Soriano gli altri duelli in mediana all’interno della metà campo nerazzurra, dove Santander difende qualche pallone importante, abbassandosi e facendo salire la squadra. Spalletti, per l’ultimo quarto di gara, inserisce Joao Mario al posto di Nainggolan, riportando Vecino in mezzo al campo. Nonostante il portoghese, largo a destra, si proponga con continuità, la manovra dei padroni di casa si conferma sterile, priva di cambi di gioco utili a creare superiorità numerica sugli esterni e privata di densità nelle zone centrali. Il secondo cambio di Mihajlovic (dopo quello obbligato di Gonzalez per Lyanco al 49’) vede l’ingresso di Krejci per Palacio. L’ultimo in casa Inter quello di Ranocchia per Cedric (79’). Il difensore italiano, all’esordio in questa Serie A, diviene il punto di riferimento avanzato del tentativo di forcing finale dell’Inter, la speranza a cui aggrapparsi, l’arma per andare oltre il fallimento di qualsiasi idea di gioco che, nei piedi e nella mente dei giocatori, nel corso del match non è mai realmente esistita. Ranocchia va vicino al pareggio, il Bologna al raddoppio in contropiede, ma la gara (che vede anche l’ingresso di Destro per Santander) giunge al triplice fischio finale sul punteggio di 0 a 1. E per la Beneamata si tratta della seconda sconfitta consecutiva in campionato, inframmezzata dall'eliminazione in Coppa Italia, all'interno di un 2019 cominciato nel peggiore dei modi. Senza intensità, senza idee.
Autore: Christopher Nasso / Twitter: @ChrisNasso91
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