Altri passaggi interessanti dell'intervista di Walter Sabatini al Corriere dello Sport.

Qual è il ruolo più importante in una squadra? Quello in cui non si può sbagliare? 
"L’allenatore, prima di tutto. L’allenatore è la vera guida perché, al di là dei principi tecnico-tattici, è lui il vero psicologo dei calciatori. Adesso va molto di moda la figura del sostegno esterno fatto da specialisti, ma in realtà il vero psicologo è l’allenatore che, con lo sguardo, cambia lo stato d’animo di un giocatore o di una squadra".  

Cosa pensa della vicenda Bonucci? 
"Francamente è sorprendente. L’ho sempre pensato come un giocatore istituzionale della Juve, ma è una vicenda comprensibile nel calcio di oggi che divora calciatori, dirigenti, allenatori. E’ un disastro che non riusciamo a percepire noi, ma neanche i calciatori che vincono e sono al sicuro, in una società come la Juventus. La decisione di Bonucci può essere solo figlia di un suo disagio. Non può essere una scelta di altra natura". 

Cosa non ha funzionato, alla fine, nel rapporto tra lei e la Roma? 
"Cosa non ha funzionato nel rapporto tra me e Pallotta, potrei dire. Nella Roma ha funzionato tutto perché la Roma è stata la mia vita. La vivo dentro come una cosa mia, irripetibile. Con Pallotta le cose hanno funzionato benissimo per un po’ di tempo, meno bene dopo. Forse io mi sono posto nella maniera sbagliata, ho creduto che la Roma potesse essere la mia. Qualche errore l’ho fatto e a un certo punto era giusto che io cambiassi. Anche mio figlio che ha dodici anni non mi ha mai perdonato questa scelta. Lui va a letto con la maglietta di Totti, puntualmente. Questo sentimento di amore totale io l’ho condiviso silenziosamente con moltissime persone ma è stato un sentimento talmente potente che non sono riuscito a condividerlo con Pallotta. Questo è il senso della cosa". 

Qual è il male del calcio italiano? 
"Dovrei dire una cosa antipatica. Nel calcio italiano albergano troppe persone. E’ una sorta di caravanserraglio in cui tutti cercano il loro strapuntino. Approfittando di un sistema informativo drogato, molte persone sgomitano senza titolo per ritagliarsi un ruolo. Aggiunga che una volta c’era Brera, il raccontatore di storie, il calcio diventava anche letteratura godibile. Oggi le telecamere frugano da tutte le parti, e l’informazione non diventa più racconto ma opinione cangiante perché tutti hanno la loro, tutti la urlano. E’ un calcio, come la società, emotivo…". 

C’è un giocatore nel mondo che lei vorrebbe avere? 
"Io avrei voluto con me Buffon. Questo contro tutti i miei principi. Io con la formazione comincio sempre dal numero 2, il numero 1 lo tengo come accessorio. Però nel tempo ho capito quanto questo ragazzo possa avere inciso in tutti i successi della sua squadra e della Nazionale stessa". 

Sezione: News / Data: Sab 22 luglio 2017 alle 12:09 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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