Nel calcio, così come nella vita, alcuni principi dogmatici della conoscenza sono innati nelle menti umane. Aristotele era di un'altra parrocchia, di un'altra filosofia, quella dell'empirismo, secondo la quale l'esperienza sensoriale è alla base della conoscenza. L'Inter capisce, nella serata di Udine, empiricamente che non sarà una partita semplice perché i bianconeri non restano asserragliati nelle loro incertezze. Ma il Biscione in avvio è propositivo con immediate esecuzioni verticali. E in queste serate c'è quasi sempre la certezza di fronteggiare un assetto ostico, pensi sempre che potrebbe accadere qualcosa di storto per la tua sorte. L'Inter è un impulso istantaneo e aggressivo, basato sul dinamismo intenso. La pressione s'intravede in quel coraggio energico nella costruzione di pericoli. E l'avvio è foriero di situazioni interessanti perché Calhanoglu e due volte Lautaro si vedono chiudere la porta casalinga dagli ottimi e reattivi interventi del portiere Okoye.

LA BEFFA DI UNA QUASI CARAMBOLA. La panoramica è la costruzione di Inter e Udinese. "Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo", diceva qualcuno in tempi non sospetti. Ebbene, il gol del vantaggio è un'apparenza ingannevole perché c'è arriva quella deviazione galeotta di Carlos Augusto su un cross apparentemente innocuo di Samardzic. Molto movimento di pedine rampanti, il livello attenzionale non valica orizzonti inesplorati. L'Udinese si difende strenuamente, tenendo come può perché l'Inter è brillante nell'approccio offensivo. Il palcoscenico è sempre lì, in quell'equilibrio da trovare come imperativo categorico e decisionale. Se i padroni di casa costruiscono l'ossatura con la struttura fisica, cogliere il tempo giusto risiede nella concretizzazione di un predominio imbarazzante. I numeri sono chiari e limpidi, guidati dalla tecnica pregiata: 11 tiri a 3, il 79% di possesso palla e un confronto statistico impari al termine dei primi 45'. Ma l'Inter, al riposo, paga qualche disattenzione strutturale nella proposizione della manovra. Un blackout estemporaneo, con Augusto che copre troppo il destro, permettendo a Samardzic di prendersi il suo mancino, pescando il proverbiale jolly.

TUTTI PER TUTTI: FINO ALLA FINE. La sostanza è una ripartenza continua. Ma la fame dell'Inter non si placa di certo. Un vivere irrequieto per via dello svantaggio, ecco pronto il riscatto che diventa immediato. L'Inter attacca ragionando e fraseggiando nello stretto e costruendo occasioni in a raffica. Anche al rientro, gol annullato ad Augusto. Poco dopo riecco il timbro del vantaggio con il graffio dal dischetto di Calhanoglu, come sempre implacabile dagli undici metri. Le forze si sgretolano ogni minuto che passa ma la volontà è in bilico. Il copione è il medesimo ancora una volta: triangolazioni volanti e la rimonta diventa un bilico sempre costante. Il ritmo è una parvenza dello spazio, da divorare per colpire nel migliore dei modi. La caparbietà di tenere il risultato è altissima. L'intervento dei nerazzurri è un bis lampante. I sensi di corrispondenza di chi fornisce i contributi eccellenti alla causa nerazzurra. Non si può sempre brillare sul piano del gioco... Ma la legge del TUTTI PER TUTTI FINO ALLA FINE viene promulgata nuovamente. Vittoria esaltante, Frattesi ci crede proprio quando il traguardo sembra vicino. Seconda stella a destra, questo è il cammino. Ormai è lì...

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 09 aprile 2024 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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