L’Inter vince, o muore, da squadra. Per la nona volta in tredici partite Roberto Mancini esce dal campo con tre punti in tasca (miglior dato del campionato insieme alla Fiorentina), portando avanti la sua camaleontica politica d’adattarsi all’avversario. Se infatti con il Torino si è varato il 3-5-2, con il Frosinone si passa al 4-2-3-1 (tendente al 4-4-2), speculare allo schieramento di Stellone, ingarbugliato dall’aggressività del centrocampo dell’Inter e dalla fantasia del trio d’attaccanti, con Ljajic che addomestica il leone ciociaro grazie all’estro e alla fantasia che lo designano come giocatore adatto a muoversi tra le linee. Ma al di là del singolo, la vittoria più grande di Mancini è stata quella di trasformare un amalgama di giocatori incapace di adattarsi alle situazioni, in un gruppo che si fa beffe di beffe o attitudini e pensa solo a vincere. Una sorta di patto segreto della squadra, invisibile all'esterno se non grazie ai fatti, che dimostrano come tutti si sentano coinvolti, dall'ormai conseuto selfie in spogliatoio dopo una vittoria alla bagarre per una maglia da titolare. La ricostruzione dell’immagine di giocatori come Nagatomo e D’Ambrosio, dati come sicuri partenti, è emblematica della sinergia tra coaching staff e squadra. E non finisce qui.
PORTA BLINDATA - Genoa, Fiorentina, Reggina e Udinese. Queste le ultime quattro squadre contro cui l’Inter, consecutivamente, è riuscita a non subire gol. Era l’Aprile 2009, in panchina c’era José Mourinho e i nerazzurri di lì a poco avrebbero vinto il diciassettesimo scudetto della loro storia. Ieri, dopo la rete subita a Palermo il 24 ottobre, il mini-primato è stato eguagliato: Bologna, Roma, Torino e Frosinone non sono state in grado di trafiggere Samir Handanovic (che parata sulla volée di Soddimo!), con la squadra di Mancini che ha capitalizzato al massimo ogni minima occasione e si è issata in testa alla classifica. Per la prima volta dopo settimane, in solitaria.
IL TIMBRO DI BIABIANY - Quando l’Inter era a caccia di Ivan Perisic, la sensazione era quella di doversi aspettare un altro colpo sull’esterno da parte di Piero Ausilio. Per il modus allenandi di Mancini, le ali sono un ruolo nevralgico e fondamentale per dare respiro ad una manovra lenta che rischia di imbottigliarsi centralmente. Ecco perché il francese, in attesa di un acquisto che completi il reparto, è ossigeno purissimo. Fin da quando il tecnico jesino decise di mandarlo in campo (fra la sorpresa di tutti, addetti ai lavori e non) contro il Verona, all’assist per Perisic con il Palermo, alla solida prestazione con la Sampdoria, è stato chiaro che Biabiany non è per nulla un ex giocatore, anzi. Ha ripreso dove si era interrotto, ovvero fornendo prestazioni di ottimo livello. Contro il Frosinone è andato ad intermittenza, ma è riuscito a timbrare il (nuovo) primo centro in nerazzurro, andando anche vicino alla doppietta. Ma soprattutto ha messo in apprensione la difesa ciociara, che non poteva più collassare sui fantasisti nerazzurri, immobilizzando la manovra. C’era da tener d’occhio anche Biabiany, autore di scorribande sulla destra degne dei suoi giorni migliori. Il fiato non c’è ancora per novanta minuti, ma Mancini può contare sul canterano nerazzurro per la corsa alla Champions League. Ed è una bellissima storia.
LJAJIC E MURILLO, E’ QUESTIONE… DI CONTINUITA’ - L’altro uomo copertina del posticipo domenicale è senza dubbio Adem Ljajic, MVP della partita. Lui e Jovetic sono imprevedibili e fungono da enzimi per la reazionie offensiva di una squadra che soffre ancora di ritmi i gioco molto lenti. Adem gioca come falso esterno e rientra praticamente in tutti i gol dell’Inter. Ma la vera scommessa sul serbo non è tanto quella di farlo rendere su una partita, ma dargli la continuità necessaria per incidere in svariate situazioni. Chi ha invece trovato la giusta soluzione di continuità è Jeison Murillo. Il colombiano è stato pressoché impeccabile ogni partita che ha giocato: sì, i suoi interventi sono molto rischiosi, ma come si dice ad un giocatore che segna un tiro impossibile da otto metri a pallacanestro… se è dentro, hai ragione tu. E Murillo potrebbe scrivere un manifesto ideologico sull’entrata di disperazione in scivolata, che sta diventando la sua firma. JM si è anche dilettato in un salvataggio sulla linea e - per gradire - ha realizzato probabilmente il sogno di Lucio, segnando un gol dopo una bizzarra e indipendentista sgaloppata in avanti, dalla difesa in attacco. momento, il Napoli è la squadra più accreditata a vincere lo scudetto. E’ un treno in corsa e nelle Insomma, bando ai toni sensazionalistici, ma l’Inter si sta confermando una solida realtà, continuando ad essere la miglior difesa del campionato davanti al Napoli che proprio lunedì prossimo sarà l’avversario dei nerazzurri. Nelle ultime gare la squadra di Sarri ha saputo dimostrare di essere matura e vincente, probabilmente la favorita per la vittoria del campionato negli instabili equilibri di questa Serie A. Tuttavia, l’Inter si presenta al big match di lunedì sera in testa al campionato, dopo la prima goleada della stagione e avendo subito l’ultima rete ormai un mese fa. Diciamo che poteva andare peggio.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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