Lunga intervista di Marca Esteban Cambiasso. L'ex nerazzurro ha parlato dei suoi inizi di carriera, dei trofei e tanto altro. Ecco uno stralcio.

Arrivato giovanissimo al Real Madrid. Come mai l'addio precoce?
"E' successo lo stesso anche a Makelele. Facciamo parte di quella tipologia di giocatori che lavorano tanto per la squadra e che solo quando poi mancano ci si rende conto dell'utilità".

Hanno pesato l'accostamento a Redondo e il blasone del Madrid?
"Per me quel paragone è stato un onore e lo è ancora. A Madrid vincere è normale: quando sono arrivato c'erano tanti compagni che avevano già vinto la Champions 2-3 volte e nel primo anno arrivammo a giocare una semifinale contro la Juventus quasi senza accorgercene".

Quali sono stati i migliori compagni di squadra?
"Al Real ero pazzo di Raul. All'Inter, invece, ne ricordo tanti: con Samuel avevamo sempre le spalle coperte, poi c'era Zanetti e c'era Milito, che per l'intelligenza mi ricordava proprio Raul".

Come andò con l'Inter di Mourinho che vinse la Champions League al Bernabeu?
"Giocavamo uniti, tutti remavamo dalla stessa parte nonostante le tante nazionalità differenti. Tra l'altro, molti erano stati scartati da alcune big. Ma avevamo in panchina un tecnico molto ambizioso. Volevamo vincere la coppa e l'abbiamo vinta. Credevamo in noi stessi, per questo riuscivamo a ribaltare tutto anche nei momenti più duri".

Di solito, i club italiani perdono le finali di Champions League...
"Beh, no. L'unica che ha perso in finale contro due spagnole è stata la Juventus. L'Inter ne ha giocata una e l'ha vinta, il Milan ne ha vinte spesso. Molto dipende dalla psicologia, che invece è sottovalutata". 

Pekerman, Del Bosque, Queiroz, Capello, Ranieri, Mourinho, Mancini... Tantissimi gli allenatori top avuti da Cambiasso.
Da tutti ho imparato qualcosa. Mourinho è arrivato in un momento particolare della mia carriera: lui curava ogni minimo dettaglio".

E Simeone? Prima o poi finirà all'Inter? 
"Il Cholo in panchina trasmette grinta, energia. E' una persona autentica che crea credibilità: la base per essere leader. Che l'Inter possa essere una destinazione ideale non lo scopro certo io, l'ha detto lui stesso. Dipende da tanti fattori, ma credo che ci sono molte possibilità che un giorno lui alleni l'Inter".

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 22 giugno 2017 alle 18:04 / Fonte: Marca
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print