Diceva Oscar Wilde: "L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedere". Un aforisma brillante, come lo era l'autore, ma che va preso per quello che è: una provocazione. Mai come in questo periodo è in corso un assalto, sia mediatico sia concreto, a Romelu Lukaku da parte del Chelsea. Forse galvanizzato dalla coppa dalle grandi orecchie e deluso dal niet del Borussia Dortmund per Erling Haaland, Roman Abramovich, rappresentato da Marina Granovskaia (difficile decidere chi intimidisce di più), ha virato prepotentemente verso il Piano B, che è una vecchia conoscenza dei Blues. Quel Romelu che lasciò l'Anderlecht giovanissimo per tentare la fortuna a Londra e che venne messo ai margini da scelte tecniche e concorrenza agguerrita. Al punto da non godersi neanche la vittoria della Champions League nell'impresa di Monaco, da spettatore non pagante.

Quello non era ancora il Big Rom costruito dall'incontro scintillante e dinamitardo con Antonio Conte. Era un centravanti fisico, veloce, mentalmente equilibrato ma senza ancora quella consapevolezza di poter demolire tutto ciò che gli si palesi di fronte. Una sensazione provata realmente con la maglia dell'Everton, dove il Chelsea lo aveva spedito a titolo definitivo dichiarando pubblicamente di non credere in lui. Poi il Manchester e l'Inter, il resto della storia la conosciamo già. Adesso, Abramovich pare pronto a fare ponti d'oro per riaverlo, ammettendo così di aver commesso un errore macroscopico liberandosene qualche anno fa. Dettagli, per chi non si fa troppi scrupoli ad aprire il portafoglio per rimediare a un proprio errore di valutazione. Dopotutto, non sarebbe certo il primo caso, si pensi al Manchester United che ricomprò Paul Pogba dalla Juventus investendo un centinaio di milioni dopo averlo lasciato andare a zero da giovanissimo. Curiosità: Romelu e Paul sono grandi amici. Coincidenza? Sì.

Torniamo alla tentazione. Lo sanno anche i muri che l'Inter deve fare cassa sul mercato. Ma i muri non immaginavano minimamente che il discorso potesse coinvolgere Lukaku. Lautaro sì, con una certa sofferenza. Ma non Big Rom. Anche per questo da Viale della Liberazione sono già arrivati i famosi niet BVB style al centone proposto dal Chelsea. E lo stesso belga, confermando la propria volontà di rimanere a Milano, ha respinto al mittente le avances inglesi. Ma quanto potrebbe durare la resistenza nerazzurra, qualora la cifra sul piatto aumentasse considerevolmente? E i muscoli di Romelu, capaci di spostare anche i più rocciosi difensori, saranno in grado sempre di respingere il fascino della ex, pronta a raddoppiargli la paghetta? Oscar Wilde avrebbe una risposta pronta.

Ovviamente, il nocciolo della questione sarebbe prettamente economico, perché nessuno in casa Inter si sognerebbe di privarsi del leader di questa squadra, un modello per tutti, un campione dentro e fuori dal campo. Adorato, tra l'altro, da tutta la tifoseria, nessuno escluso. Ci si chiede cosa accadrebbe se la proposta toccasse i 130 milioni di euro, e non è facile dribblare i freddi numeri. Ma Romelu in realtà quanto vale? L'eventuale incasso varrebbe un sacrificio di tale portata? Il belga sarebbe sostituibile non solo sul rettangolo di gioco, ma anche in tutto ciò che rappresenta? Certo, sarebbe bello risolvere tutti i guai finanziari, ma certe decisioni qualificano anche il valore di un club e le sue ambizioni. Quindi, a prescindere dalla volontà del giocatore, l'Inter (Suning) è davvero convinta di anteporre i soldi allo status internazionale raggiunto faticosamente dopo anni di anonimato? La sensazione è che non ci sarebbe alcuna resilienza in grado di assorbire un colpo del genere, per tutto l'ambiente nerazzurro. Oscar Wilde non ha sempre ragione.
Sezione: Editoriale / Data: Mer 04 agosto 2021 alle 00:01
Autore: Fabio Costantino
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