La vittoria di ieri frutto di un clamoroso colpo di fortuna? Questa, perlomeno, pare essere l’opinione prevalente specie tra i tifosi, dopo il successo sul Palermo. Probabilmente è vero: perché è stata sì un’Inter generosa, quella vista ieri contro la squadra dell’ex Gasperini, specie nel secondo tempo dove bene o male ha sempre avuto il pallino del gioco rischiando praticamente zero, con Handanovic costretto ad un certo punto a fare esercizi di riscaldamento per combattere il freddo che inizia a farsi pungente. Ma la sensazione era quella di una squadra che non riusciva a cavare un ragno dal buco, fino a quando è arrivato il lampo: Ranocchia, il ragazzo che l’anno scorso sembrava perso in chissà quale tunnel e che ieri ha sciorinato una nuova performance da applausi,  prova a mettere in mezzo, ma Garcia interviene sulla traiettoria e mette alle spalle del proprio portiere. Autogol da tre punti, il secondo in due partite dopo quello di Astori col Cagliari ma stavolta vincente.

Insomma, dopo un mese di digiuno la vittoria arriva grazie ad una zampata fortunosa. Ma in fin dei conti, cosa c’è di male? Una volta tanto che la fortuna ci sorride, possiamo forse permetterci il lusso di sputarle in faccia? Lo cantava anche un gruppo italiano a Sanremo nel 2005, i Concido: “Ci vuole K”, dove K è l’iniziale di quello che tutti avete capito. La canzone non ebbe un grande successo, ma almeno per un giorno potrebbe diventare la hit nell’ambiente nerazzurro. Va bene, tutto il fattore K che volete, ma forse non è solo quello: forse sarebbe inopportuno parlare esclusivamente di fortuna, anche di fronte alla scelta coraggiosa nella ripresa di Andrea Stramaccioni, che si è concesso il lusso di sostituire due colonne come Zanetti e Milito, in realtà apparsi poco brillanti, per mettere dentro Nagatomo e Guarin. Mossa indovinata, perché i due, soprattutto il colombiano che quando parte di rincorsa sembra avere una marcia in più (la Juve lo sogna ancora la notte, probabilmente) sono capaci di lavorare ai fianchi la sin lì vigile difesa rosanero sparigliando carte e certezze, fino all’autogol decisivo.  K anche come Koraggio, quindi, per un tecnico che se sente di avere la carta giusta in mano per far saltare il banco non si fa remore a tirar fuori l’istituzione Zanetti.

Questo, in sostanza, il succo del match, match che però agli opinionisti delle tv sembra interessare poco, a parte qualche scintilla in merito ad un’Inter troppo chiusa. Conta forse poco Stramaccioni che ringrazia comunque i suoi per aver dato dimostrazione di compattezza malgrado le difficoltà manifeste, che elogia Milito e che difende a spada tratta l’acquisto di Pereira. Perché è inevitabile che le domande più importanti riguardino lui, Wesley Sneijder: in attesa dell’ora X per il futuro dell’olandese che scatterà oggi, ecco il consueto fuoco di fila di domande, che il tecnico romano affronta con grande maestria. Specie quando si parla dell’accusa di mobbing, un tranello nel quale uno come lui, con tanto di laurea in legge in mano, proprio non può cascare. La sua, continua a ribadirlo, è una scelta tecnica, ma guai a dire che Sneijder non gli serve, perché l’affondo diventa ancora più pesante. Anzi, Stramaccioni apre le porte al giocatore per la difficile gara col Napoli anche in caso di mancato accordo. Insomma, in attesa di capire quel che sarà dell’olandese, Stramaccioni alza un muro intorno a sé, al giocatore e a questa fin troppo delicata questione.

Oggi il nodo si scioglierà: si saprà da chi proviene quest’offerta che Soren Lerby, agente del giocatore, presenterà all’Inter, offerta che potrebbe aprire una sorta di autostrada verso l’addio di Sneijder all’Inter. Un addio del quale finché non sarà certificato Andrea Stramaccioni pare non voler nemmeno sentire parlare. Un muro alzato abilmente intorno al giocatore, quanto solido lo scopriremo presto…

Sezione: Editoriale / Data: Lun 03 dicembre 2012 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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