Hop! Un saltello e tutti giù dal carro. Di Stramaccioni, ovviamente. Adesso che arriva il momento duro, dei problemi, si torna a terra. Magari aspettando il prossimo carro. Di errori, Stramaccioni e società, ne hanno commessi, chiariamo subito. E loro sono i primi a saperlo. Ma evitiamo disfattismi. Che l'anno non sarebbe stato trionfale, si sapeva. Sì, si sapeva anche dopo le vittorie nel derby, con la Juve e con il Napoli. Tutto perfettamente normale. E non voglio certo difendere la società, che peraltro lo sa fare benissimo da sé. La verità è che, come in tutte le annate di transizione e cambiamento, si è soggetti ad alti e bassi. Adesso il mercato ha dato nuova linfa e vedrete che gli acquisti si riveleranno azzeccati. Un esempio su tutti: Mateo Kovacic. Dategli tempo e lasciate agli altri le mode del momento.

Eppure, nonostante tutto, siamo ancora lì, a tre punti dal terzo posto. Chi l'avrebbe mai detto dopo lo 0-2 patito sempre col Siena all'andata? Forse nessuno. Ma eccoci qui, a lottare per entrare in Champions, in semifinale di Tim Cup e in corsa in Europa League. E pensare che, nonostante i tanti errori di squadra, tecnico e società, spesso anche le direzioni arbitrali ci hanno messo lo zampino. Esatto, avete letto bene, perché non sta scritto da nessuna parte che non si possa vincere con un rigore pur senza entusiasmare. C'è chi in questo campionato sta accumulando punti su punti a forza di rigori "guadagnati con esperienza", come dicono quelli bravi che non vogliono prendere una posizione. Ma si sa come vanno le cose in un Paese di pecore.

E così succede che una vittoria sporcata in maniera inequivocabile da un abbaglio arbitrale al minuto 93 si trasformi per magia nella grande nottata di un ex interista, passato dalla parte 'giusta' della città. Bene, bravi, bis. Tutto bello, libro cuore. Uno spot elettorale perfettamente riuscito. Eppure, da quelle parti, si vomita veleno contro Cassano, definito da qualcuno come colui che "denuncia senza fare nomi. Come tutti quelli che fanno a pugni con la lingua, la sua è criptata e comunque assai distante dalla grammatica italiana. Come tutti i livorosi, spara nel mucchio pensando di aver centrato Balotelli con una similitudine talmente bugiarda da smentire da sola la storia di Moratti che non c’entra niente eccetera". Antonio è quello che "ignora che il suo presidente, il posto più frequentato del quale è il bar sotto l’ufficio, pur di vincere ha truccato passaporti e speso 1600 miliardi in 10 anni per vincere una Coppa Uefa, da Calciopoli si è salvato in primo grado grazie all’indirizzo politico di un magistrato, alla scomparsa del suo dirigente rappresentativo e in secondo grado grazie alla prescrizione". Quante porcherie in una volta sola. Senza volersi abbassare a commentare cotanta scelleratezza - perché la storia delle persone in questione parla per loro -, mi limito a ricordare il teatrino messo in scena durante la conferenza stampa di presentazione di Balotelli tra la collega della Rai e l'amministratore delegato rossonero. Basta e avanza.

E allora ha ragione Cassano, che denuncia una disparità di giudizio - nella forma e nella sostanza - tra l'Inter e le altre cosiddette big. L'Inter non starà giocando il miglior calcio del globo, ma pure le altre non è che facciano sfracelli. La differenza sta nei regali e nei torti. Punto e basta. Vi propongo un giochino semplice. Togliete al Milan il rigore col Siena (Pazzini che sviene), quello con l'Udinese (pallone netto di Heurtaux), quello col Bologna (sempre Pazzini), il gol in offside a Catania (El Shaarawy), l'espulsione di Berrientos nella stessa gara del Massimino (doppio giallo, il secondo per una simulazione a metà campo, roba che uno come Inzaghi non sarebbe potuto manco entrare in campo...), il rigore con la Juve (Isla di ascella), il gol in fuorigioco con il Genoa (Abate davanti a tutti). Al contempo, date all'Inter il rigore col Cagliari (Ranocchia-1), quello con la Lazio (Ranocchia-2), quelli con il Siena (Rubin mano e Belmonte su Cassano), quello col Torino (Ranocchia-3) e togliete quelli regalati a Roma (Bradley) e Atalanta (Moralez: fuorigioco più simulazione), più i vari gol irregolari subiti (Emeghara è solo l'ultimo). Così, per puro divertimento. Episodi, dite? Capisco. Il calcio è fatto di episodi solo quando vi pare.

Badate bene, quelli che ho elencato (a memoria, su due piedi) non sono alibi, ma fatti. Le problematiche restano, l'Inter non è perfetta. Tutt'altro. Ma non esiste alcun regolamento in cui si specifichi che per vincere le partite bisogna essere perfetti e giocare un bel calcio. A nessuna latitudine. Questo è. Altrimenti, siete pregati di cambiare sport. Ce ne sono diverse di discipline che premiano l'estetica o fanno la somma di punti. Una partita di calcio, fino a prova contraria, si vince con i gol.

Nani, ballerine, elfi e fate. Li lascio a voi. Molto volentieri. Io mi tengo stretta l'Inter. Perché non sarà mai come la volete. Nel bene e nel male.

 

PS: forza Alice facci un gol!

Sezione: Editoriale / Data: Mer 06 febbraio 2013 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print