Notte di Halloween, notte di streghe, notte di incubi. Dolcetto o scherzetto? No, in casa Inter nessuno è in vena di scherzare. E non è neppure possibile addolcire il momentaccio. A Genova, l'ennesimo ko della stagione: un periodo tanto nero e poco azzurro per un club che aveva ben altre aspettative.

L'ora d'aria per Frank De Boer, che aveva respirato un po' dopo il successo convincente sul Torino, è già finita. Riecco la ridda di voci sui suoi possibili sostituti. Vere? False? La società ha smentito seccamente, con Piero Ausilio nei panni del Ministro della Difesa. “D'altronde, già lo stesso presidente Thohir aveva espresso piena fiducia in De Boer prima del Torino”, ha tenuto a precisare il direttore sportivo nerazzurro. Ma non basta. Non può bastare. Anche perché sempre Thohir, pur nella sua breve esperienza da numero uno interista, ha avuto già modo di rassicurare su Mazzarri e su Mancini: sappiamo come è andata a finire.

Insomma, si va verso l'ennesimo alibi. Verso l'ennesima scusante per un gruppo di giocatori che – al di là dei soliti e beceri giudizi populisti e demagogici – hanno deluso enormemente. A parole, tutti i protagonisti continuano a parlare di “dare di più” e “farsi un esame di coscienza”. Ma poi, nei fatti, il male resta. Resta l'approssimazione, resta l'inadeguatezza, resta la superficialità. Resta – inutile girarci attorno – un'insufficienza cronica nella possibilità di fatto di vestire una maglia come quella dell'Inter. Nessuno qui mette in discussioni le doti tecniche, di certo superiori alla media dell'attuale Serie A e quindi congrue per lottare quantomeno immediatamente al di sotto del vertice. In discussione c'è la personalità di molti, troppi elementi della rosa. Le squadre, specie quelle vincenti, sono fatte prima da uomini e poi da calciatori: qui, a quanto pare, questa componente latita in gran percentuale. E non a caso chiunque passi da Appiano Gentile poi non rinuncia a Gary Medel: al cileno potete dire tutto, ma non che non dia il 100% per 90 minuti. E questo dato – quello di non dare il 100% – non è un'invenzione, ma lo ha fornito direttamente De Boer al termine dell'ennesima prestazione a due facce della squadra.

“E' bravo, ma non si applica”, dicevano le maestre delle elementari qualche anno fa. Un giudizio che si adagia perfettamente a questa Inter. E non solo a questa. Perché se dal 2010 si è cambiato giocatori e allenatori in quantità, ma non è mai cambiato nulla, magari sarà il caso che qualche dirigente cominci a porsi le domande corrette. Forse, e diciamo “forse”, è venuto il momento di interrogarsi sull'organizzazione gestionale della società, più che sul fatto se sia o meno adatto De Boer ad allenare. Non andava bene Benitez, e la si può far passare. Poi però non andavano bene nemmeno Gasperini, Ranieri, Stramaccioni, Mazzarri e Mancini. Non andava bene il 4-2-3-1 monocorde, poi il 3-4-3 troppo dispendioso, il 4-4-2 troppo schiacciato, il 4-3-3 troppo offensivo, il 3-5-2 troppo antico. Ora non va bene l'olandese. Scuse. Alibi. Errori. Miscelate tutto e avrete le classifiche desolanti dal 2011 a oggi.

Abbiamo capito: tutti vogliono Simeone. Si vive nell'attesa della venuta di Simeone. E nel frattempo si getta via un'altra stagione, magari portandola a termine con un traghettatore italiano, perché “eh, ma serve che qualcuno insegni a difendere, con De Boer sono troppo balbettanti dietro”. Ok, perfetto. Traghettate pure. E poi via all'Era Diego Pablo. Benvenuto Cholo. In attesa del prossimo Halloween. Dolcetto o scherzetto?

Sezione: Editoriale / Data: Mar 01 novembre 2016 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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