È il minuto 75 quando il mostro Giroud trova il varco per piombare sul terreno di gioco di San Siro, mentre l'Inter di colpo viene catapultata in una nuova oscura dimensione. Ciò che succede a partire da quell'ultimo quarto d'ora del derby del 5 febbraio ha davvero qualcosa di fantascientifico. L'attaccante francese, come nemmeno il peggior Freddy Krueger nightmareiano, o il tentacolare e gigante Cthulhu dei racconti di H.P. Lovecraft, si risveglia per far suoi gli incubi più remoti della squadra nerazzurra, azzannando prima Sanchez per dare il via e andare subito a concludere l'azione del pareggio, tre minuti dopo intorpidendo De Vrij e bucando i guanti a un estremo difensore non proprio all'altezza di una squadra intenzionata a proteggere lo scudetto cucito sulla maglia. Le lame del mostro Giroud e quelle dei suoi compagni mirano infatti a scucire proprio lo stemma del tricolore, visto che il derby, pur vinto in una rimonta beffarda e inaspettata, non può essere ancora sinonimo di vittoria finale. Lo sa bene anche l'Inter che però, dalla doppietta del 9 rossonero, non sembra essersi più ripresa. Ed è a questo punto che la voglia di una risposta immediata all'attacco sferrato dai cugini ha lasciato il campo ad antiche incertezze e paure.
Il febbraio horror dei nerazzurri prosegue con il solo exploit di Coppa Italia contro la Roma (furono comunque due lampi di Dzeko e Sanchez a piegare la squadra di Mou tutt'altro che incontenibile), poi l'1-1 contro il Napoli con fallo da rigore di un irriconoscibile De Vrij e gol di Dzeko ancora fortuito e casuale, mentre il possesso e le trame di gioco si fanno sempre più sterili, infine la terribile striscia dei match contro Liverpool, Sassuolo e Genoa: 2 sconfitte e un pareggio sempre con lo 0 nella casella dei gol segnati. Tutti gli uomini di Inzaghi, dal terzetto difensivo agli attaccanti, passando per i due pilastri Barella e Calhanoglu, appaiono spesso disorientati e involuti, ma la diagnosi del tecnico è corretta: una squadra non in condizione non andrebbe al tiro 40 volte in due partite, a mancare invece sono sicurezze, lucidità, chiarezza mentale e di idee nel rifinire le azioni in zona offensiva. Questa è la dimensione da cui l'Inter deve provare nuovamente a uscire per ritrovarsi in quella a cui ci aveva abituato per diversi mesi. Domani sera sarà ancora derby, il terzo stagionale prima del quarto che sancirà il ritorno delle semifinali di Coppa Italia. Difficilmente il collezionista Inzaghi (3 trofei conquistati da giocatore e uno da allenatore con la Lazio) schiererà un undici di ripiego, anche perché un'ulteriore sconfitta contro i rossoneri rafforzerebbe i discorsi sulla crisi.
Dal più 7 sul Milan (potenzialmente più 10 con una vittoria a Bologna nel match da recuperare), pregustato in seguito al vantaggio di Perisic, al più 1 imposto in quei fatidici tre minuti del derby e tramutatosi in poche settimane in meno 2. Un altro dato tattico balza all'occhio ed è la discesa nella precisione dei passaggi: nelle ultime partite di febbraio, anche quando il possesso palla dell'Inter supera il 70% (come contro il Genoa) la media d'accuratezza dei tocchi si muove poco sopra l'80%, mentre nella prima parte di stagione si stagliava costantemente oltre il 90%. L'undici dei titolarissimi è rimasto però sempre lo stesso, con l'eccezione delle due squalifiche (contro il Sassuolo) di due tasselli fondamentali in fase di costruzione della manovra come Brozovic e Bastoni, mentre a calare, come ribadito da Inzaghi, più che le energie fisiche sono state quelle mentali. L'Inter deve riuscire a ricompattarsi e rispolverare in campo le vecchie trame, mettendo mute ai primi fischi o alle critiche logorroiche che arrivano come sempre in questi casi dall'esterno. La sensazione è che alla squadra serva il giusto "episodio" per sbloccarsi, liberandosi di un macigno psicologico, e che possa farlo da un momento all'altro. Persino il Toro e il Leone, oggi quasi dei cuccioli innocui per le difese avversarie, devono convincersi di poter tornare a essere loro a incutere terrore e a ruggire a suon di gol. Lautaro, Sanchez e lo stesso Dzeko verranno agevolati dal rientro di Correa, mentre Gosens e Caicedo costituiranno altre due soluzioni intriganti per Inzaghi. Il derby è alle porte, o meglio, forse è proprio l'imminente supersfida tra le due milanesi a poter fare nuovamente da portale, in questo caso da cui si spera possa sbucare sul prato di San Siro la vera Inter.
Come direbbero gli amici ucraini, давай, Інтер!
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DanieleAlfieri7
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