Uno degli ospiti speciali di uno degli appuntamenti del Milano Calcio City, evento dedicato al calcio e allo sport svoltosi nel week end appena trascorso in vari luoghi di Milano, è stato Massimo Moratti. L'ex presidente nerazzurro ha ripercorso alcune tappe della sua presidenza all'Inter ricordando alcuni tra gli episodi più memorabili. Inevitabile il tema triplete e per l'occasione Pierluigi Pardo ha intervistato José Mourinho. 

Di seguiro l'intervista andata da poco in onda su Tiki Taka:

Chi è per te Massimo Moratti?
"Il mio presidente, però anche il mio amico. Quando dico lui, dico famiglia. Lo sento come fosse la mia famiglia e sento la sua famiglia in modo speciale perché sono davvero speciali".

Quanto è stato importante il rapporto col pubblico nel 2010 all'Inter?
"Io cerco sempre di trovare questo tipo di empatia con la gente, poi sono uno che non si protegge mai, vado con tutto me stesso. Arrivo in un club, prendo la maglia, vesto la maglia e vivo con quella maglia. Creo empatia con la gente e antipatie con gli avversari ma credo che questa empatia ti aiuta a creare un legame e un rapporto speciale con loro e dopo ovviamente, quando vinci e arrivano i titoli questa empatia si può trasformare in passione, che è quello che è stato".

Le rivedi mai le partite di quell'anno? C'è una cosa che a distanza di anni ripensi particolarmente?
"Ci sono momenti chiave della corsa scudetto, della corsa Coppa Italia, della corsa Champions. La vittoria a Kiev, praticamente l'inizio di tutto; dopo la mega sconfitta della mia carriera a Barcellona che è stata qualcosa di incredibile, la miglior sconfitta della mia vita. Dopo praticamente due settimane tra la finale di Coppa Italia, finale a Siena e finale di Madrid, sembrava quasi un film con 'the perfect end' per una storia che è stata fantatica per me". 

Ho visto il 'The Making of' su Dazn, se fossi tornato quella sera non saresti più andato via...è così?
"Lo sapevo. Sapevo che sarebbe stato così. Sono stato nella città il primo anno dopo aver vinto lo scudetto che era una cosa quasi normale per l'Inter e ho capito lì quella che è l'emozione di un popolo, quindi potevo immaginare, anche perché avevo visto l'emozione dopo la semifinale contro il Barcellona, come sarebbe stata la città di Milano dopo Madrid. Tutti nel nostro gruppo, non solo i giocatori ma tutti, tutti, tutti, eravamo una famiglia quindi ho preferito andar via prima di tornare, perché ho capito che era una situazione difficile già nello spogliatoio, e ancora più difficile al pulman. Sapevo che se fossi tornato avrei detto per la terza volta no al Real Madrid, avevo in testa di vincere una Liga e una Premier League e non volevo perdere questa terza opportunità del Real".

Che progetti hai? Tornerai un giorno qui?
"Lavoro da sette, otto mesi e vediamo quello che succede, ma non credo sarà in Italia. È una sensazione, ma non credo che sarà in Italia il mio futuro."

Te lo ricordi Antonio Cassano?
"(ride, ndr) Rido perché mi piace, mi sono divertito con lui anche da avversari. Di solito ti diverti con i tuoi non con gli avversari, però era un avversario di grande umore, gran fair play, è uno che fa bene alla gente e al calcio, che fa divertire la gente. Mi ricordo di momenti con Cassano, un talneto che sarebbe potuto essere meglio di quello che è stato però io dico sempre se ti sei divertito, non è importante che tu non sia stato migliore, conta che ti sia divertito".

Egle Patanè

Sezione: News / Data: Lun 30 settembre 2019 alle 01:40 / Fonte: Tiki Taka
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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