Calciopoli non finisce mai: adesso è la Federcalcio italiana che intende chiedere i danni alla Juventus. Lo spiega la Gazzetta dello Sport con un articolo firmato da Ruggiero Palombo. "Il tema è sempre quello antico, che si trascina dal novembre 2011, da quando cioè la Juventus presentò al Tar una richiesta di risarcimento danni, quantificandoli in 443 milioni di euro, contro la Federazione. Oggetto Calciopoli 2006. Di acqua sotto i ponti e di sentenze ne sono passate parecchie, da allora. Fino a quella definitiva della Cassazione, marzo di quest’anno, arricchita questa estate dalle relative motivazioni. Inequivocabili, pur all’interno di una sopraggiunta prescrizione, nell’attribuire agli allora dirigenti della Juventus pesantissime responsabilità". Le prove di dialogo tra Carlo Tavecchio e Andrea Agnelli, però, sembrano essere naufragate. E fino a ieri solo silenzio. Poi le anticipazioni stampa sulla lettera agli azionisti che Agnelli ha scritto in vista dell’assemblea Juve del 23 ottobre, auspicando "un'accelerazione della spinta riformatrice nelle componenti costitutive del calcio italiano favorendo il naturale ricambio degli uomini", tutto "per non passare altri cinque anni a elencare quello che si dovrebbe fare ma nessuno fa". "Deve essere stata soprattutto quest’ultima frase della lettera di Agnelli a dare fastidio a Tavecchio, che di tutto può essere accusato, ma certo non di starsene con le mani in mano - si legge sul sito della rosea -. «Fastidio» è l’unica parola che filtra da via Allegri e profuma assai di super eufemismo al ribasso. Quale che sia il reale livello dell’arrabbiatura del presidente federale, le prove di dialogo sono andate per aria, incluse quelle demandate ai legali. Spetterà ora all’avvocato Medugno, su mandato di Tavecchio, studiare come e con che formula difendere presso la Juventus gli interessi della Federcalcio, anche perché le 140 pagine della Cassazione non consentono di fare altrimenti o peggio di far finta di nulla. Non un fallo di reazione, ma una goccia che ha fatto traboccare il vaso, viene lasciato intendere. Con una convinzione assoluta: che questa, al contrario di altre, non sia una «lite temeraria»".

 


 

Sezione: News / Data: Sab 03 ottobre 2015 alle 11:12 / Fonte: Gazzetta.it
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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