Ampia analisi del Corriere della Sera in merito all'accordo siglato in giornata da Inter e Milan per la realizzazione congiunta di uno stadio all'avanguardia per Milano. Un impegno congiunto, qualcosa che rappresenta una rivoluzione: "Se i club più importanti hanno scelto negli ultimi anni di costruirsi ciascuno il proprio stadio di proprietà con la speranza di massimizzarne i ricavi, Inter e Milan scelgono la convivenza, decidono appunto di stare insieme; se in un San Siro ammodernato e «personalizzato» per due (la soluzione più facile), in un impianto nuovo nella stessa area di San Siro (lo scenario emerso in queste ore) o in un’area diversa (Sesto San Giovanni?), si vedrà. E anche piuttosto in fretta, visto che l’idea è scegliere che strada seguire entro fine anno. Ma comunque oggi si esclude di giocare in due impianti diversi. È questo il senso del protocollo d’intesa siglato dalle due società, che sancisce la volontà 'di lavorare assieme al progetto di realizzazione di uno stadio moderno e all’avanguardia'. Il dialogo è ripreso — su iniziativa del presidente rossonero Paolo Scaroni — quando il Milan ha cambiato proprietà (dal cinese Li al fondo Elliott) e dunque strategie: è, questa, infatti, un’inversione a U rispetto al progetto della società precedente che voleva un impianto in esclusiva. Ma anche l’Inter ha modificato un po’ la propria posizione: se la 'conditio sine qua non' per i nerazzurri è sempre stata rimanere a San Siro — che comunque resta la prima opzione —, ora Zhang prende in considerazione anche il trasloco, a braccetto col Milan".

Nonostante ciò, le preferenze dei tre soggetti in campo, compreso il Comune di Milano che potrebbe cedere il diritto di superficie come dichiarato anche dallo stesso sindaco Beppe Sala, restano diverse. I club optano per la condivisione, perché "ritengono che uno stadio condiviso sia di primario interesse per tutti gli stakeholder da un punto di vista finanziario, amministrativo e tecnico». Qui c’è tutto l’approccio americano di Elliott, che da quando è arrivato ha sottolineato i vantaggi economici nel dividere i costi di costruzione e quelli futuri di manutenzione, ma anche i benefici sociali/ecologici che si ottengono occupando la metà del territorio urbano (rispetto a due impianti). Inoltre, al Milan (il futuro a.d. Ivan Gazidis entrerà in carica dal 1° dicembre e intanto si godrà domani Milan-Juve a San Siro) hanno già calcolato che uno stadio che va in tv per due partite alla settimana, più magari una in Europa, raccoglie maggiori sponsorizzazioni di quanto si potrebbe ottenere con un impianto da soli. Bene, ma a San Siro o altrove? A parità di condizioni economiche, burocratiche e di tempi, si resterà a San Siro. Ma ora hanno tutti fretta: se si trova una soluzione più efficiente si costruirà un impianto nuovo. E qui entrano in gioco le diverse preferenze, anche quelle inconfessate. L’Inter spingerà per ristrutturare San Siro, rendendolo moderno e adeguato alle esigenze dei due club, con due entrate separate e la possibilità di «vestirlo» diversamente a seconda delle partite, ma a patto di poter sfruttare commercialmente tutta l’area attorno, per far vivere l’impianto 7 giorni su 7, facendo quindi nascere negozi e hotel. «L’alleanza» con il Milan funge anche da pressing sul Comune, perché acconsenta al progetto. Serve, per esempio, una decisione politica per decidere se sfruttare anche l’area ex Trotto di proprietà della Snai. Elliott preferirebbe un impianto nuovo per due. E, dentro al Milan, c’è una corrente che ha individuato (da tempo) l’area di Sesto San Giovanni come la privilegiata. Opzione che difficilmente troverebbe l’approvazione dell’Inter. Così è spuntata la soluzione numero 3: uno stadio da costruire ex novo, ma vicino a San Siro, che resterebbe vuoto. Difficile, ma non impossibile: il tavolo di lavoro congiunto lo sta esaminando".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 09 novembre 2018 alle 23:20
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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