Una nuova abitudine, che sia buona o cattiva questo è ancora tutto da stabilire, pare aver preso piede tra gli allenatori delle squadre di Milano: quella degli annunci clamorosi da dare a fine conferenza stampa, per comunicare, precedendo, per non dire scavalcando più o meno consensualmente, il lavoro degli uffici stampa, nel dare informazioni di primaria importanza circa la vita del club. È successo domenica sera al Mediolanum Forum, quando Ettore Messina, coach dell’Olimpia Milano, forse anche per scuotere un ambiente rimasto attonito per l’inatteso ko interno contro la Leonessa Brescia, ha dato l’annuncio dell’ingaggio di Luis Scola, centro reduce da un Mondiale di basket superlativo con la maglia dell’Argentina e pronto, nonostante l’età non più verdissima, a dare ancora qualche lezione sotto le plance in Italia e in Europa.
È successo anche ieri nel ventre (o, vista la collocazione molto profonda della sala stampa, nelle viscere) del Camp Nou, allorché il tecnico dell’Inter Antonio Conte, in chiusura di una conferenza abbastanza monotona alla vigilia della sfida di Champions League contro il Barcellona, ha dato la sferzata dando una notizia decisamente clamorosa, anche se in senso decisamente contrario rispetto a quello arrivato dalla bocca dell’omologo della palla a spicchi: questa sera, per la delicatissima sfida europea contro il Barcellona, che arriva dopo il deludente pareggio interno contro lo Slavia Praga, l’Inter dovrà fare a meno del proprio centravanti boa, del faro offensivo, dell’uomo di punta della squadra. Non ci sarà infatti Romelu Lukaku, che ha dovuto arrendersi ad un affaticamento muscolare; problema che il belga pare trascinarsi già da diversi giorni, ma il ricevere in maniera così repentina la notizia suona comunque come il più classico dei fulmini a ciel sereno.
Soprattutto, l’assenza del gigante dell’attacco nerazzurro, e soprattutto il modo in cui tale assenza è stata resa nota, dà indubbiamente adito ad alcuni interrogativi delle specie più disparate. In primo luogo, che ne è stato della cara, vecchia abitudine di diramare la lista dei convocati alla vigilia delle partite? Perché ha preso piede questa prassi oscurantista che magari a inizio stagione, col mercato ancora aperto, poteva avere ancora un pizzico di logica dato il contesto, e invece adesso suscita solo ed esclusivamente perplessità? E perché, soprattutto, di questa cosa non sembra davvero importare niente a nessuno tra gli addetti ai lavori? Ma se questi sono più dubbi che sforano nei tecnicismi, quello che indubbiamente preme maggiormente alla massa è un altro: chi andrà in campo al posto del gigante belga?
Lukaku rimane quindi a Milano, dove sarà ovviamente monitorato dallo staff nerazzurro per verificare la situazione nel lungo conto alla rovescia della partitissima di San Siro contro la Juventus, dove ovviamente la sua presenza sarebbe fondamentale per le strategie di un Antonio Conte che, giurano quelli che ne sanno sempre una in più di chi decidetelo voi, a quella domenica, a quelle 20.45, guarda con più di un occhio di riguardo ormai da settimane: sarà per quella partita, per tutto quello che quella partita significa, che Lukaku, il giocatore voluto con maggior forza in squadra dal nuovo allenatore nerazzurro durante l’estate, dovrà stringere i denti e tornare a disposizione. Nel frattempo, Conte vuole che la concentrazione venga rivolta solo ed esclusivamente a questa sfida, a questa sera, dove in palio ci saranno tre punti pesanti per provare a proseguire il cammino nell’Europa dei grandi. E pertanto, vuole che tutta l’attenzione sia rivolta a chi andrà in scena al Camp Nou. Ed è inevitabile pensare che l’attenzione principale la calamiti chi, con molta probabilità, sarà deputato a prendersi sulle spalle il peso dell’attacco interista.
Non è stata sin qui brillantissima la stagione di Lautaro Martinez, che ha viaggiato a scartamento decisamente ridotto in queste prime battute di campionato. E sì che le occasioni al Toro non sono mancate, visti i cinque gettoni da titolare in partite ufficiali; ma il bottino non è stato quello di un attaccante di razza quale è, solo una rete segnata al Cagliari e poi tante, troppe occasioni gettate alle ortiche in maniera a tratti anche sciocca, tante volte per la troppa foga e voglia di fare che sfocia nello strafare. Eppure chissà, quella di stasera potrebbe essere l’occasione per dare una svolta a quest’annata: in primis, perché di fronte avrà il Barcellona, quella squadra che si dice possa essere pronta a puntare su di lui in un futuro nemmeno assai lontano (con tanto di dichiarazioni equivoche da parte del suo agente), e allora quale migliore occasione di questa magari per segnare e così farsi maggiormente desiderare, e soprattutto aspettare?
In seconda battuta, perché col suo moto perpetuo e la capacità di calamitare falli potrebbe non dare punti di riferimento ad una squadra che punti di riferimento, per adesso, sembra averne pochi anche al proprio interno, e questo al di là della possibile assenza di Lionel Messi che è comunque convocato. Un inizio di campionato difficile, una prima di Champions dove ad un certo punto Marc-André ter Stegen si è ritrovato da solo ad affrontare il bombardamento del Borussia Dortmund, e un ambiente non proprio sereno se è vero come è vero che Gerard Piqué, l'anima del gruppo catalano, ha lanciato l’appello ad un’unità minata dagli atteggiamenti di alcuni dirigenti che a mezzo stampa vogliono a suo dire minare la solidità della truppa di Ernesto Valverde. Infine, ci sarà anche da rispondere a chi sta già scatenando i propri mugugni per la scarsa vena realizzativa mostrata sin qui dall'ex Racing, e non pochi di questi appartengono agli oltranzisti nostalgici icardiani, magari ringalluzziti dalla rete trovata ieri dall'argentino a Istanbul.
Antonio Conte se la vuole giocare come sempre: lo dice la sua indole, lo dice magari la voglia nemmeno troppo latente di cancellare l’ultima sua uscita, non proprio gloriosa, nel tempio culé, col ricordo ancora fresco dell’eliminazione del suo Chelsea dagli ottavi di finale di Champions League rimediata proprio al cospetto dei blaugrana. E vuole farlo con tutte le armi a sua disposizione, contando magari sulla fame di Alexis Sanchez, smorzata da quel cartellino rosso rimediato a Genova costatogli anche qualche parola di troppo sulla quale Conte ha voluto esprimere apertamente tutta la sua costernazione; la fame di uno che al Camp Nou sa come si fa, visto che proprio al Barcellona ha vissuto la sua consacrazione a livello europeo prima del periodo buio al Manchester United. E magari, come sottolineato un po’ maliziosamente, ribaltando a proprio favore la larghezza del campo catalano, l’ideale per il gioco a tutto campo e per i movimenti degli esterni.
Sono 32 le partite consecutive interne del Barcellona senza l’onta della sconfitta, con dieci delle ultime undici vinte a fronte di un solo pareggio, pareggio amarissimo per l’Inter visto che si tratta di quello che ha permesso al Tottenham di strappare il pass per gli ottavi di finale dell’ultima Champions League a spese proprio dei nerazzurri, relegati alla meno nobile Europa League divenuta poi impossibile da onorare in maniera adeguata. L’Europa passa nuovamente da un campo dove i padroni di casa sono abituati a dettare la propria legge, e al di là di ogni facile retorica, si respirerà di certo aria da corrida, dove o si incorna o si finisce infilzati. Può essere questa l’occasione giusta per scatenare un Toro?
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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