Con l'ingresso in campo nel 2-2 contro l'Inter, Diego Perotti ha raggiunto le 100 presenze con la maglia della Roma: "È veramente un onore, lo aspettavo - ha commentato l'argentino a 'Match Preview' su Roma TV -. Lo sapevo già prima della partita contro Bologna, mi mancavano un paio partite per arrivare a quota 100. Poi, purtroppo, mi sono fatto male e non vedevo l’ora di tornare. Sia per aiutare la squadra, ma anche per raggiungere questo obiettivo che per me è importante. Questa è una squadra grandissima e aver raggiunto un numero così alto di presenze, nonostante ne abbia perse tante, è una cosa che porterò sempre con me. Mi fa tanto piacere”.

A proposito della sfida con l’Inter: la squadra ha fatto una buona prestazione contro una rivale diretta per la corsa alla Champions League.
“È stata una prestazione molto positiva, prima di tutto perché non siamo arrivati benissimo alla sfida e poi ci siamo trovati due volte sotto di un gol. Quest’anno ci ha spesso penalizzato andare in svantaggio, spesso non abbiamo avuto la forza di ribaltare il risultato. In questa occasione invece anche se è capitato due volte, ci siamo riusciti. Insomma, c’è stata una piccola crescita importante per le partite che ci aspettano e per puntare al nostro obiettivo finale di arrivare in Champions League”.

Una prestazione a cui bisogna dare continuità, come ha detto Di Francesco?
“Sì, la continuità è fondamentale, l'ho sempre detto, nulla di nuovo. Nelle partite in cui abbiamo perso punti, erano quelle gare in cui a priori sembrava più facile vincere. Poi ti trovi davanti a squadra che si chiude, una formazione di quelle cosiddette piccole, senza alcuna mancanza di rispetto, che lottano per non retrocedere. Quello che non deve accadere sabato a Cagliari".

Contro l’Inter è entrato nel corso della ripresa, dopo 70 giorni dall’ultima partita giocata: che sensazioni ha avuto?
“Non vedevo l’ora di entrare, ma sapevo che le mie condizioni fisiche non erano ottime. Puoi allenarti benissimo, fare 200 km in bike, puoi nuotare 1000 metri, ma non è lo stesso. La partita ti cambia l’aria. Ho fatto mezz’ora di riscaldamento prima di entrare, ma alla prima palla che ho toccato l’aria è andata via, l’ossigeno non c’era più. Non era una questione di voglia, io volevo rincorrere tutti, prendere palla e aiutare a vincere, ma il corpo si deve adattare dopo tutto il tempo che sono stato fermo. Ho bisogno di essere in condizione per fare la differenza; ci sono giocatori che da fermi possono fare una giocata, io ho bisogno di correre, delle mie gambe, di essere al 100% per poter fare quello che mi piace”.

Contro l’Inter si è messo in mostra, ancora una volta, Zaniolo. L'ha sorpresa?
“Quando sei nel mondo del calcio, quando vedi un giovane ti rendi subito conto di come un giocatore può diventare. Poi è vero che a volte alcuni giocatori giovani cominciano bene e poi non rendono come si pensava. Quando ho visto Nicolò mi ha subito colpito, per il suo fisico e poi i mancini mi sono sempre piaciuti, sono diversi. Si vede come prende palla e come si muove”.

È molto giovane: da giocatore più esperto, che consiglio si sente di dargli?
“Unica cosa che posso digli è di godersi questo momento, ha giocato poco ma sono stata le partite più belle che abbiamo fatto. Ha fatto qualcosa di buono, ancora nulla rispetto a quello che mi aspetto da lui, io da compagno. Si vede che è un ragazzo umile che si allena bene, ha la testa giusta e spero continui con questa crescita perché sarebbe importante per noi”.

Sezione: News / Data: Ven 07 dicembre 2018 alle 06:30 / Fonte: voce
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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