Wesley Sneijder, a La Gazzetta dello Sport, si racconta. Parla della sua Inter, della quale piace essere il leader. Un qualcosa che lo carica e che lo fa sentire importante. La sua Inter c’è e gli fa credere che lo Scudetto sia ancora fattibile. Si parla anche delle questioni estive: dalla sua permanenza al rapporto con Gasperini sino alla sua mancata cessione. Poi l’arrivo di Ranieri e la voglia di rinascita nerazzurra. Poi i rimpianti con la sua Nazionale per il Mondiale e la voglia di vincere l’Europeo. In conclusione tocca anche l’argomento Eto’o.

“Io non ho mai pensato di andare via. Non so cosa pensassero gli altri. Anzi, lo so. Ero in ferie e il mio procuratore mi chiamò e mi disse che avremmo dovuto parlare con l’Inter. Mi dissero che, qualora ci fosse stata l’occasione giusta, sarei stato venduto. Non era un problema tecnico, ma economico. Era cambiato qualcosa e alla fine anche io ho cambiato modo di pensare. Tornato a Pinzolo, Moratti, persona per me molto importante, Branca e Ausilio mi dissero che sarei stato importante per l’Inter”. Insomma uno tra Eto’o e lui sarebbe partito: “Uno dei due doveva partire e quando è partito Eto’o ho capito che sarei rimasto e di questo sono molto felice”. Il ruolo di centrocampista con Gasperini: “Con lui non ci siamo confrontati per niente, non abbiamo mai parlato. Quello non era il mio ruolo. Gli ho sempre detto che a me piaceva stare avanti”. Ma Gasperini diceva che Sneijder si divertiva comunque: “L’ha detto lui. Sì avevo sempre palla, ma a me piace stare davanti, vicino alla porta”. Anche da seconda punta: “A patto che possa essere libero di giocare il pallone sempre. Come a Pechino. Lì abbiamo visto la migliore Inter degli ultimi tre anni. Mi è sembrato che il tempo volasse via, nella prima frazione. Poi nel secondo tempo non passava mai. Meglio da seconda punta che da centrocampista, anche se in assoluto mi piace stare dietro a due punte”.

Il suo ruolo odierno: “E’ quello laddove mi ha messo Ranieri. E’ una persona che ha capito come far giocare la squadra, ovvero mettendo tutti al loro posto. In più parla tantissimo con i giocatori”. Meglio il gol o l’assist: “Scegliendo preferisco fare gli assist”. Cosa gli ha detto Ranieri: “Mi vuole in quella posizione perché lì sono importante per la squadra. Ciò mi carica e mi dà fiducia. Così faceva anche Mourinho. Anche se è inutile cercare in altri allenatori qualcosa di lui. Un altro come Josè non c’è. Arrivare dopo di lui sarebbe stato difficile per tutti, anche per Benitez”. Dopo Mourinho, i suoi tecnici in top list sono: “Van Basten e Ten Cate”. La classifica attuale vede l’Inter in basso: “Eppure possiamo ancora vincere il titolo, anche se oggi abbiamo più punti in Champions League. Otto punti dalla prima, con un sacco di gare da giocare, si possono recuperare. Dopo Lille non dobbiamo più fermarci, dobbiamo guardare avanti, anche se non ho mai avuto paura di guardarmi dietro. In compenso abbiamo recuperato tutti i migliori”.

A suo parere il Napoli è l’avversaria numero uno dell’Inter: “Sono molto organizzati mi piacciono molto, anche se contro di noi, in dieci contro undici e con un rigore a favore, hanno avuto vita facile”. La Juve non ha il peso delle coppe: “Se vinci, la Champions non è mai un peso. Noi lo sappiamo bene”. Essere leader dell’Inter pesa: “Mi aiuta, così anche in Nazionale. Come ho detto lunedì a Lille, giocare sotto pressione mi aiuta. Così ho giocato le mie migliori partite. Ricordo volentieri il primo derby, quello di agosto, una gara in Nazionale, laddove sei sempre sotto pressione e la partita col Chelsea a Londra”. Giocatori sotto pressione si nasce: “Sono sempre stato così, sono sempre stato come sono oggi. Sono cresciuto in un quartiere difficile e in più ero basso e dovevo vedermela con quelli più grossi di me. Poi c’è stata la scuola Ajax che ti insegna anche a essere un minimo arrogante e dire ‘Vinciamo facile’”. Ha giocato con Ibra, altro Street fighter: “Sì. Mi piace il suo carattere, uguale al mio. Alle volte ci incontriamo a Milano. Con lui non ho mai litigato. A vent’anni però ho perso qualche volta la testa. Una volta mi beccai quattro giornate di squalifica. Fa bene litigare a volte”.

Cosa può fare il bene dell’Inter: “Due cose. La prima è battere il Chievo, l’Atalanta e poi la Juve. Se non facciamo bottino pieno con le prime due, sarà difficile vincere contro la Juventus. La seconda è quella che bisogna chiudere le partite. L’ho detto al mister e ai ragazzi. Martedì urlavo di salire su. Ho avuto paura che prendessimo gol”. Anche a Lucio: “Gli dico di non salire”. Zarate: “E’ facile giocare con lui. Capisce tutto senza dirgli nulla”. Forlan: “Se gioca attaccante farà bene. All’inizio giocava sulla fascia e non poteva fare bene”. Alvarez: “Ricardo è giovane. In allenamento fa grandi cose. Quando gioca sembra avere paura o sembra voler strafare. Deve solo giocare semplice”.

Vincere il Pallone d’oro è duro: “Per riuscirci devo vincere un Mondiale o l’Europeo con l’Olanda. Ma chi dice che sono deluso per non averlo vinto lo scorso anno sbaglia di grosso. Ho vinto la Champions e sono stato decisivo sul campo. Se vinci il Pallone d’oro significa che uno decide che sia tu a vincerlo”. Il rimpianto della sua carriera: “Non vincere con l’Olanda il Mondiale. Se penso all’occasione mancata da Robben mi viene da piangere. Mi ha fatto male”. L’Europeo: “Siamo i favoriti con Spagna e Germania. Mi spiace l’Italia non è tra le prime tre”. Come si batte la Spagna: “Se Van Bommel mi fa un assist come quello fatto a Bressan del Bate Borisov…”.

Più difficile battere la Spagna con l’Olanda o il Barcellona con l’Inter: “Tra Real e Barcellona scelgo sempre il mio Real, ma quando si parla di Barcellona, si parla di un altro mondo. Giocare così sembra facile, mentre contro è più difficile. L’unico modo per batterli e giocare come fece l’Inter a Milano.” L’assenza di Eto’o: “Un grande giocatore che aiutava la squadra”. E se tornasse: “Ho letto di ciò. Non credo accadrà, non sarebbe né buono, né giusto. Eto’o è un campionissimo, ma oggi c’è un’altra Inter in campo. Se arrivasse Eto’o per soli due mesi, chi gioca ora cosa farebbe? Si siederebbe in panchina per due mesi?”. Ma Beckham al Milan…“Il Milan con Beckham vendetta tante magliette. Con Eto’o all’Inter non si fa merchandising, magari all’Anzhi”.

Il giocatore che vorrebbe in squadra: “Messi. Troppo facile? Allora mio fratello Rodney”. Ma se ha detto che in Italia si gioca da schifo: “No. Gli olandesi hanno capito male o tradotto male. Ci tengo a dire che a me il campionato italiano piace. E’ pieno di pressioni. In Spagna vinci ovunque, in Italia perdi a Novara e Catania”. Meglio giocare nel City o nello United: “Ve lo dico domenica. Chi gioca in casa? Lo United? Allora il City”. La mancanza della moglie: “Yolanthe è a Los Angeles con la CAA (Creative Artist Agency, che cura anche l’immagine di Wesley). Sta cercando contratti importanti. Sono felice per lei, nonostante non ci vediamo da tre settimane”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 22 ottobre 2011 alle 08:55 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alberto Casavecchia
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